Tregua a Gaza, sì del gabinetto di guerra di Netanyahu. Amnistia per i coloni violenti. Ben Gvir spinge per il no: “Votate contro l’accordo”
Per la conferma manca solo il voto dell'esecutivo. Media: "Le prime tre donne saranno liberate domenica alle 16". Il ministro della Difesa israeliano annulla tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni. Almeno 113 morti dall'inizio della tregua
Aggiornato: 21:54
I fatti più importanti
- Israele vota la tregua
- Wafa, 3 morti nell'attacco di un drone israeliano a Gaza City
- Israele pubblica la lista dei 95 detenuti palestinesi che rilascerà
- Appello di Ben Gvir al governo: "Votate contro l'accordo"
- Israele rafforzerà la sicurezza in Cisgiordania
- Ben Gvir e Smotrich hanno votato contro l'accordo
- Netanyahu: "Se salta l'accordo sulla fase due la guerra riprende"
- Il gabinetto di sicurezza approva l'accordo su Gaza
- Alle 15.30 riunione del governo israeliano per approvare l'accordo
- Katz annulla la detenzione per i coloni come parte dell'accordo
- Media ebraici: “Netanyahu riprenderà la guerra dopo la prima fase dell’accordo”
- Oggi riunione del Gabinetto di sicurezza israeliano e poi il voto del governo
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11:26
Donne e 210 detenuti minori palestinesi i primi ad essere scarcerati
L’accordo tra Israele e Hamas firmato nella notte a Doha prevede che in totale, per i primi cinque ostaggi civili e i due bambini Bibas, vengano scarcerati 210 detenuti minori e donne palestinesi. Per le cinque soldatesse saranno liberati 150 ergastolani palestinesi e altri 100 detenuti. Per nove rapiti malati e feriti verranno rilasciati 110 ergastolani. Per 10 rapiti adulti verranno rilasciati 30 ergastolani e altri 270 detenuti. Per Mengistu e Sayed, in ostaggio da dieci anni a Gaza, verranno rilasciati 60 prigionieri e altri 47 liberati nell’accordo di Shalit del 2011 che sono stati nuovamente incarcerati. Inoltre, verranno rilasciati mille palestinesi arrestati dall’8 ottobre 2023 ma che non hanno partecipato al massacro.
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11:18
La lista dei 33 ostaggi
E’ stata resa nota la lista dei 33 ostaggi che saranno rilasciati da Hamas durante la prima fase dell’accordo. L’elenco non è in ordine di rilascio e non indica le condizioni degli ostaggi. Israele ritiene che la maggior parte dei 33 siano vivi. Tra i primi ad essere rilasciati ci sono le donne rapite dai kibbutz e al festival di Nova: Romi Gonen, Emili Demari, Arbel Yehud, Doron Steinbrecher, nonché Shiri Bibas e i suoi figli Ariel e Kfir. Successivamente, secondo il piano, saranno liberate le cinque soldatesse Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Galbo e Naama Levi. La lista include anche 10 uomini di età compresa tra i 50 e gli 85 anni: Ohad Ben Ami, Gidi Moses, Keith Sigal, Ofer Calderon, Eliyahu Sharabi, Itzik Elgart, Shlomo Mancer, Ohad Yahalomi, Oded Lipschitz e Tzachi Idan. Inoltre, dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell’accordo altri nove ostaggi, tra cui feriti e malati – Yarden Bibas (il padre dei due bambini), Shagai Dekel Chen, Yair Horn, Omer Venkert, Aleksandr Tropnov, Eliya Cohen, Or Levy, Tal Shoham e Omer Shem Tov – così come Avra Mengistu e Hisham Shaaban al-Said, che sono prigionieri a Gaza già da dieci anni.
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11:16
Ben Gvir: “Amo Netanyahu e voglio che resti premier, ma l’accordo è disastroso”
“Amo il primo ministro Benyamin Netanyahu e mi assicurerò che continui ad essere premier, ma me ne andrò perché l’accordo firmato è disastroso“. Lo ha scritto su X il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir che ieri sera ha annunciato le sue dimissioni nel caso in cui l’accordo di tregua e rilascio degli ostaggi venisse firmato.
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10:59
Media: “Le prime tre donne saranno liberate domenica alle 16”
Secondo fonti qualificate, l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, firmato nella notte a Doha, inizierà come previsto domenica e non subirà ritardi dovuti alla concomitanza con le riunioni del governo israeliano. Lo riferiscono i media israeliani aggiungendo che il primo rilascio, di tre donne civili, avverrà domenica alle 16, ora locale. La tregua dovrebbe entrare in vigore domenica alle 12.15. Secondo indiscrezioni l’ufficio del primo ministro ha informato i parenti degli ostaggi che l’elenco dei detenuti palestinesi destinati al rilascio sarà reso pubblico dopo la riunione del governo di questa mattina.
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10:35
Katz annulla la detenzione per i coloni come parte dell’accordo
Il ministro della Difesa israeliano Israel Kazt ha annullato tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni israeliani (cittadini israeliani che vivono illegalmente su terreni privati palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est) “alla luce del previsto rilascio di terroristi in Cisgiordania” come parte dell’accordo di cessate il fuoco di Gaza. Secondo Katz, la decisione intende “inviare un chiaro messaggio di sostegno e incoraggiamento al progetto di insediamento, che è in prima linea nella lotta contro il terrorismo palestinese e le crescenti sfide alla sicurezza”. “È meglio che le famiglie dei coloni ebrei siano felici piuttosto che quelle dei terroristi rilasciati”, ha aggiunto Katz, che ha quindi deciso di “rilasciare i coloni detenuti in detenzione amministrativa e di trasmettere un chiaro messaggio di rafforzamento e incoraggiamento degli insediamenti [della Cisgiordania occupata]”, ha affermato in una dichiarazione. Oltre 700mila coloni (che corrispondono circa al 10% dei quasi 7 milioni di abitanti di Israele) vivono in 150 insediamenti e 128 avamposti sparsi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.
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10:09
Tajani: “Arrestare Netanyahu è un’ipotesi irrealizzabile”
“Crimini di guerra non lo abbiamo mai detto. Noi abbiamo sempre detto che in alcuni casi si era superato il limite della reazione proporzionata, quindi abbiamo protestato fermamente anche con Israele. La Francia ha una posizione analoga. Non è questo il modo migliore per arrivare alla pace, quello che ci interessa è la pace. Poi arrestare Netanyahu diventa soltanto un’ipotesi irrealizzabile”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a SkyTg24 in merito al mandato d’arresto internazionale della Cpi per il premier israeliano. “Un conto è l’attuazione pratica, un conto è il giudizio politico”, ha aggiunto.
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09:20
Media ebraici: “Netanyahu riprenderà la guerra dopo la prima fase dell’accordo”
Le richieste del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich al primo ministro Benjamin Netanyahu, che Israele continui la guerra contro Hamas a Gaza una volta conclusa la prima fase dell’accordo e abbia il controllo sulla distribuzione degli aiuti umanitari, sono state accettate. Lo riferiscono Channel 12 e il portale Walla, citati da Times of Israel, aggiungendo che Smotrich e il suo partito, il Sionismo religioso, voteranno contro l’accordo, ma rimarranno al governo. Ieri sera, Itamar Ben Gvir, membro della coalizione di estrema destra di Smotrich, ha dichiarato che il suo partito Otzma Yehudit abbandonerà il governo se l’accordo verrà approvato.
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09:14
Macron in Libano
Il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato a Beirut per iniziare la sua visita in Libano, dove incontrerà i nuovi leader eletti del paese reduce dalla guerra di 14 mesi tra Israele e Hezbollah. Il viaggio di Macron in Libano, il primo in oltre quattro anni, segue l’accordo di cessate il fuoco di 60 giorni che mira a porre fine al conflitto. Il presidente francese è stato accolto all’aeroporto internazionale di Beirut dal primo ministro ad interim Najib Mikati e si prevede che si rechi nel sud del paese, dove le truppe francesi sono dispiegate come parte della forza di pace delle Nazioni Unite lungo il confine con Israele. Macron incontrerà anche il nuovo presidente libanese Joseph Aoun e il primo ministro designato Nawaf Salam.
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09:05
Tensioni nel governo di Netanyahu
Per Netanyahu, però, la situazione resta delicata anche sul fronte della politica interna. Il premier è certo di ottenere la maggioranza nonostante l’opposizione dei due ministri di estrema destra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, che da settimane chiedono che la guerra vada avanti senza pietà, pur precisando, proprio mercoledì, che un’intesa non porterebbe a una sfiducia del premier, come invece minacciato negli scorsi mesi. Da segnalare, però, che nella notte tra mercoledì e giovedì c’è stata una “crisi con il ministro sionista religioso Bezalel Smotrich che ha reso più complicati gli sforzi di Netanyahu di garantire l’integrità del governo dopo l’approvazione dell’accordo”, come dicono fonti molto vicine al dossier alla tv pubblica Kan. Secondo la fonte, “Smotrich rappresenta una vera minaccia per la sopravvivenza del governo“. Proprio il partito del ministro colono ha poi chiarito che approverà l’accordo e rimarrà al governo solo se il premier promette di riprendere i combattimenti per distruggere Hamas dopo la prima fase dell’intesa sugli ostaggi, ossia dopo 42 giorni. Il ministro delle Finanze vuole ricevere l’impegno del primo ministro per iscritto, riferisce Ynet.
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09:03
Leader G7: “Sostegno per la soluzione dei due Stati”
Mentre in queste ore maturano speranze e dubbi sulla durata della tregua, i leader del G7 hanno definito l’accordo “una notizia importante” e hanno chiesto ad Hamas e Israele di “garantirne la piena attuazione e la fine definitiva delle ostilità”. Chiedono inoltre a Teheran, che insiste nel proclamare l’intesa una “vittoria per la Palestina e una sconfitta per Israele”, di “trattenersi da ulteriori attacchi contro Israele“, riaffermando “il nostro sostegno alla sicurezza di Israele di fronte a queste minacce”. E, continuano, “con l’imminente entrata in vigore del cessate il fuoco, è cruciale cogliere questa opportunità per porre fine alla catastrofica situazione umanitaria a Gaza, dove le condizioni continuano a peggiorare”, proseguono i leader dei 7 Paesi più industrializzati. “Esortiamo tutte le parti – si legge nel comunicato – a garantire il passaggio sicuro, rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari e ad assicurare la protezione dei civili, compresi gli operatori umanitari”. I leader dei 7 Paesi riaffermano il loro “sostegno a un percorso credibile verso la pace, che porti a una soluzione a due Stati in cui israeliani e palestinesi possano vivere fianco a fianco in pace, dignità e sicurezza”.