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Tregua a Gaza, sì del gabinetto di guerra di Netanyahu. Amnistia per i coloni violenti. Ben Gvir spinge per il no: “Votate contro l’accordo”

Tregua a Gaza, sì del gabinetto di guerra di Netanyahu. Amnistia per i coloni violenti. Ben Gvir spinge per il no: “Votate contro l’accordo”
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Israele vota la tregua

Una lunghissima giornata di trattative e riunioni estenuanti si è protratta fino in tarda serata, con il governo israeliano chiamato ad approvare in un consiglio dei ministri fiume l’accordo siglato a Doha nella notte tra giovedì e venerdì da Israele e Hamas sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. In precedenza aveva deciso positivamente il gabinetto di sicurezza, con i soli voti contrari dei due ministri di ultradestra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, oltre a David Amsalem del Likud, lo stesso partito del premier.

L’unità governativa per gli ostaggi intanto ha già notificato alle famiglie interessate che i loro cari fanno parte dei 33 rapiti che dovrebbero essere liberati nella prima fase dell’accordo di cessate il fuoco, che durerà 42 giorni e inizierà domenica alle 16 ora locale (le 15 in Italia), dopo lo scattare della tregua alle 12.15 (le 11.15). Sulla lista ci sono donne, bambini, anziani e infermi: tutti i nomi sono stati resi pubblici. A Israele tuttavia Hamas non ha comunicato quanti dei 33 siano ancora vivi, anche se si stima che la maggior parte di questo gruppo lo sia.

Gerusalemme, secondo l’accordo, riceverà un rapporto completo sullo stato di tutti coloro che sono sulla lista sette giorni dopo l’inizio del cessate il fuoco. L’ordine di rilascio non è ancora noto. Le identità di coloro che sono destinati a tornare dovrebbero essere fornite 24 ore prima di ogni rilascio. Sabato Hamas comunicherà i nomi dei primi tre ostaggi che torneranno a casa. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha riferito durante la riunione di gabinetto che Israele “ha ricevuto garanzie inequivocabili da entrambi i presidenti Usa, sia Joe Biden che Donald Trump, che se i negoziati sulla fase due dell’accordo falliscono e Hamas non accetta le richieste di sicurezza, l’Idf tornerà a combattere intensamente a Gaza con il sostegno degli Stati Uniti”. Un monito e insieme una rassicurazione per l’ultradestra fortemente contraria all’accordo.

A dare una mano a Bibi, in questa partita sostanzialmente già decisa ma dal percorso accidentato, è intervenuto anche il ministro della Difesa Israel Katz con una decisione che ha suscitato una dura protesta da parte dello Shin Bet: l’annullamento di tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni israeliani per via del “previsto rilascio di terroristi in Cisgiordania”, come parte dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Come ha reso noto lo stesso ufficio del ministro spiegando che la decisione intende “inviare un chiaro messaggio di sostegno e incoraggiamento al progetto di insediamento, che è in prima linea nella lotta contro il terrorismo palestinese. È meglio che le famiglie dei coloni ebrei siano felici piuttosto che quelle dei terroristi rilasciati”. Insomma, l’accordo si è fatto, ma senza tralasciare le richieste dei partiti religiosi e di destra.

Tutto ciò comunque non è bastato a convincere Ben Gvir che, prima del voto, ha lanciato l’ultimo appello ai ministri affinché votassero contro l’intesa con Hamas dicendosi “terrorizzato” dal rilascio dei detenuti palestinesi in cambio di ostaggi: “Tutti sanno che questi terroristi cercheranno di uccidere di nuovo”. Ma rassicurando l’amico Bibi: “Amo Netanyahu. Non rovesceremo questo governo e lo sosterremo dall’esterno”.

Intanto, una copia dell’accordo trapelata sui media israeliani mostra che in cambio del rilascio di 33 rapiti nella prima fase del piano torneranno in libertà oltre 1.700 detenuti palestinesi: 700 terroristi, di cui 250-300 stanno scontando l’ergastolo; 1.000 cittadini di Gaza catturati dall’8 ottobre durante i combattimenti nella Striscia; e 47 prigionieri nuovamente arrestati dopo essere stati liberati nello scambio con il soldato Gilad Shalit (tenuto prigioniero per 5 anni e mezzo a Gaza) nel 2011. Dopo la riunione del gabinetto, il ministero della Giustizia ha pubblicato l’elenco dei detenuti palestinesi il cui rilascio è previsto nel primo round, alle 16 di domenica: sono 95, la maggior parte donne, e solo uno, con meno di 18 anni, condannato per omicidio. Dell’elenco fa parte anche la parlamentare e deputata palestinese Khalida Jarrar. Tutti sono stati arrestati dal 2020 in poi.

Oltre ai 33 che saranno rilasciati nella prima fase, altri 65 ostaggi sono ancora a Gaza, compresi i corpi di almeno 36 morti confermati dall’Idf. Con l’avanzare della prima fase, le parti terranno colloqui sulla seconda, che vedrebbe il rilascio di tutti i rapiti rimasti in cambio della fine della guerra e di accordi sul futuro e la ricostruzione di Gaza.
Il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha dichiarato che dopo l’attuazione dell’accordo “l’Anp si assumerà la piena responsabilità nella Striscia di Gaza. Il governo palestinese ha completato tutti i preparativi e le squadre di sicurezza sono pienamente preparate a svolgere qualsiasi compito”. Netanyahu finora si è sempre rifiutato di prendere in considerazione questa eventualità, nonostante la pressione degli Usa, e senza avanzare alternative. Di fatto ha insistito fortemente affinchè l’Idf resti sul corridoio Filadelfia, tra Egitto e Striscia, almeno fino al 50esimo giorno dell’accordo. Poi si vedrà.

  • 11:26

    Donne e 210 detenuti minori palestinesi i primi ad essere scarcerati

    L’accordo tra Israele e Hamas firmato nella notte a Doha prevede che in totale, per i primi cinque ostaggi civili e i due bambini Bibas, vengano scarcerati 210 detenuti minori e donne palestinesi. Per le cinque soldatesse saranno liberati 150 ergastolani palestinesi e altri 100 detenuti. Per nove rapiti malati e feriti verranno rilasciati 110 ergastolani. Per 10 rapiti adulti verranno rilasciati 30 ergastolani e altri 270 detenuti. Per Mengistu e Sayed, in ostaggio da dieci anni a Gaza, verranno rilasciati 60 prigionieri e altri 47 liberati nell’accordo di Shalit del 2011 che sono stati nuovamente incarcerati. Inoltre, verranno rilasciati mille palestinesi arrestati dall’8 ottobre 2023 ma che non hanno partecipato al massacro. 

  • 11:18

    La lista dei 33 ostaggi

    E’ stata resa nota la lista dei 33 ostaggi che saranno rilasciati da Hamas durante la prima fase dell’accordo. L’elenco non è in ordine di rilascio e non indica le condizioni degli ostaggi. Israele ritiene che la maggior parte dei 33 siano vivi. Tra i primi ad essere rilasciati ci sono le donne rapite dai kibbutz e al festival di Nova: Romi Gonen, Emili Demari, Arbel Yehud, Doron Steinbrecher, nonché Shiri Bibas e i suoi figli Ariel e Kfir. Successivamente, secondo il piano, saranno liberate le cinque soldatesse Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Galbo e Naama Levi. La lista include anche 10 uomini di età compresa tra i 50 e gli 85 anni: Ohad Ben Ami, Gidi Moses, Keith Sigal, Ofer Calderon, Eliyahu Sharabi, Itzik Elgart, Shlomo Mancer, Ohad Yahalomi, Oded Lipschitz e Tzachi Idan. Inoltre, dovrebbero essere rilasciati nella prima fase dell’accordo altri nove ostaggi, tra cui feriti e malati – Yarden Bibas (il padre dei due bambini), Shagai Dekel Chen, Yair Horn, Omer Venkert, Aleksandr Tropnov, Eliya Cohen, Or Levy, Tal Shoham e Omer Shem Tov – così come Avra Mengistu e Hisham Shaaban al-Said, che sono prigionieri a Gaza già da dieci anni. 

  • 11:16

    Ben Gvir: “Amo Netanyahu e voglio che resti premier, ma l’accordo è disastroso”

    “Amo il primo ministro Benyamin Netanyahu e mi assicurerò che continui ad essere premier, ma me ne andrò perché l’accordo firmato è disastroso“. Lo ha scritto su X il ministro di ultradestra israeliano Itamar Ben Gvir che ieri sera ha annunciato le sue dimissioni nel caso in cui l’accordo di tregua e rilascio degli ostaggi venisse firmato. 

  • 10:59

    Media: “Le prime tre donne saranno liberate domenica alle 16”

    Secondo fonti qualificate, l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, firmato nella notte a Doha, inizierà come previsto domenica e non subirà ritardi dovuti alla concomitanza con le riunioni del governo israeliano. Lo riferiscono i media israeliani aggiungendo che il primo rilascio, di tre donne civili, avverrà domenica alle 16, ora locale. La tregua dovrebbe entrare in vigore domenica alle 12.15. Secondo indiscrezioni l’ufficio del primo ministro ha informato i parenti degli ostaggi che l’elenco dei detenuti palestinesi destinati al rilascio sarà reso pubblico dopo la riunione del governo di questa mattina.

  • 10:35

    Katz annulla la detenzione per i coloni come parte dell’accordo

    Il ministro della Difesa israeliano Israel Kazt ha annullato tutti gli ordini di detenzione amministrativa nei confronti dei coloni israeliani (cittadini israeliani che vivono illegalmente su terreni privati ​​palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est) “alla luce del previsto rilascio di terroristi in Cisgiordania” come parte dell’accordo di cessate il fuoco di Gaza. Secondo Katz, la decisione intende “inviare un chiaro messaggio di sostegno e incoraggiamento al progetto di insediamento, che è in prima linea nella lotta contro il terrorismo palestinese e le crescenti sfide alla sicurezza”. “È meglio che le famiglie dei coloni ebrei siano felici piuttosto che quelle dei terroristi rilasciati”, ha aggiunto Katz, che ha quindi deciso di “rilasciare i coloni detenuti in detenzione amministrativa e di trasmettere un chiaro messaggio di rafforzamento e incoraggiamento degli insediamenti [della Cisgiordania occupata]”, ha affermato in una dichiarazione. Oltre 700mila coloni (che corrispondono circa al 10% dei quasi 7 milioni di abitanti di Israele) vivono in 150 insediamenti e 128 avamposti sparsi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.

  • 10:09

    Tajani: “Arrestare Netanyahu è un’ipotesi irrealizzabile”

    “Crimini di guerra non lo abbiamo mai detto. Noi abbiamo sempre detto che in alcuni casi si era superato il limite della reazione proporzionata, quindi abbiamo protestato fermamente anche con Israele. La Francia ha una posizione analoga. Non è questo il modo migliore per arrivare alla pace, quello che ci interessa è la pace. Poi arrestare Netanyahu diventa soltanto un’ipotesi irrealizzabile”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a SkyTg24 in merito al mandato d’arresto internazionale della Cpi per il premier israeliano. “Un conto è l’attuazione pratica, un conto è il giudizio politico”, ha aggiunto.  

  • 09:20

    Media ebraici: “Netanyahu riprenderà la guerra dopo la prima fase dell’accordo”

    Le richieste del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich al primo ministro Benjamin Netanyahu, che Israele continui la guerra contro Hamas a Gaza una volta conclusa la prima fase dell’accordo e abbia il controllo sulla distribuzione degli aiuti umanitari, sono state accettate. Lo riferiscono Channel 12 e il portale Walla, citati da Times of Israel, aggiungendo che Smotrich e il suo partito, il Sionismo religioso, voteranno contro l’accordo, ma rimarranno al governo. Ieri sera, Itamar Ben Gvir, membro della coalizione di estrema destra di Smotrich, ha dichiarato che il suo partito Otzma Yehudit abbandonerà il governo se l’accordo verrà approvato.

  • 09:14

    Macron in Libano

    Il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato a Beirut per iniziare la sua visita in Libano, dove incontrerà i nuovi leader eletti del paese reduce dalla guerra di 14 mesi tra Israele e Hezbollah. Il viaggio di Macron in Libano, il primo in oltre quattro anni, segue l’accordo di cessate il fuoco di 60 giorni che mira a porre fine al conflitto. Il presidente francese è stato accolto all’aeroporto internazionale di Beirut dal primo ministro ad interim Najib Mikati e si prevede che si rechi nel sud del paese, dove le truppe francesi sono dispiegate come parte della forza di pace delle Nazioni Unite lungo il confine con Israele. Macron incontrerà anche il nuovo presidente libanese Joseph Aoun e il primo ministro designato Nawaf Salam

  • 09:05

    Tensioni nel governo di Netanyahu

    Per Netanyahu, però, la situazione resta delicata anche sul fronte della politica interna. Il premier è certo di ottenere la maggioranza nonostante l’opposizione dei due ministri di estrema destra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, che da settimane chiedono che la guerra vada avanti senza pietà, pur precisando, proprio mercoledì, che un’intesa non porterebbe a una sfiducia del premier, come invece minacciato negli scorsi mesi. Da segnalare, però, che nella notte tra mercoledì e giovedì c’è stata una “crisi con il ministro sionista religioso Bezalel Smotrich che ha reso più complicati gli sforzi di Netanyahu di garantire l’integrità del governo dopo l’approvazione dell’accordo”, come dicono fonti molto vicine al dossier alla tv pubblica Kan. Secondo la fonte, “Smotrich rappresenta una vera minaccia per la sopravvivenza del governo“. Proprio il partito del ministro colono ha poi chiarito che approverà l’accordo e rimarrà al governo solo se il premier promette di riprendere i combattimenti per distruggere Hamas dopo la prima fase dell’intesa sugli ostaggi, ossia dopo 42 giorni. Il ministro delle Finanze vuole ricevere l’impegno del primo ministro per iscritto, riferisce Ynet.

  • 09:03

    Leader G7: “Sostegno per la soluzione dei due Stati”

    Mentre in queste ore maturano speranze e dubbi sulla durata della tregua, i leader del G7 hanno definito l’accordo “una notizia importante” e hanno chiesto ad Hamas e Israele di “garantirne la piena attuazione e la fine definitiva delle ostilità”. Chiedono inoltre a Teheran, che insiste nel proclamare l’intesa una “vittoria per la Palestina e una sconfitta per Israele”, di “trattenersi da ulteriori attacchi contro Israele“, riaffermando “il nostro sostegno alla sicurezza di Israele di fronte a queste minacce”. E, continuano, “con l’imminente entrata in vigore del cessate il fuoco, è cruciale cogliere questa opportunità per porre fine alla catastrofica situazione umanitaria a Gaza, dove le condizioni continuano a peggiorare”, proseguono i leader dei 7 Paesi più industrializzati. “Esortiamo tutte le parti – si legge nel comunicato – a garantire il passaggio sicuro, rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari e ad assicurare la protezione dei civili, compresi gli operatori umanitari”. I leader dei 7 Paesi riaffermano il loro “sostegno a un percorso credibile verso la pace, che porti a una soluzione a due Stati in cui israeliani e palestinesi possano vivere fianco a fianco in pace, dignità e sicurezza”. 

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