Hi-tech e mare

Natura selvatica a rischio. La tecnologia preziosa alleata della biodiversità

Dalle app per segnalare delfini o per avere notizie su flora e fauna marina minacciate dall'uomo, alla stampa di barriere coralline artificiali. strumenti utili per salvaguardare l'ecosistema

Di Legambiente
5 Marzo 2024

In Italia c’è un sodalizio sempre più importante e vincente, è quello tra tecnologia e monitoraggio-tutela della biodiversità e degli ecosistemi naturali. Un’alleanza che lascia ben sperare e che nella Penisola, che ospita una fauna e una flora tra le più ricche d’Europa, trova un terreno fertile. Otto le esperienze pilota che l’associazione ambientalista porta in prima piano nel suo nuovo dossier Natura selvatica a rischio 2024. Si tratta di esperienze avviate in Italia, alcune anche grazie ai progetti cofinanziati dal Programma LIFE dell’UE, e che hanno raggiunto primi importanti risultati coinvolgendo, in alcuni casi, anche i cittadini.

Tra queste l’app di citizen science Marine Ranger con cui dal 2021 ad oggi oltre 3mila utenti hanno segnalato 723 delfini avvistati nel Mediterraneo. L’app, ideata nel 2021 nell’ambito del progetto Life DELFI di cui Legambiente è partner, è stata pensata per monitorare i circa 10mila delfini che vivono nel Mediterraneo minacciati soprattutto dalle catture accidentali. Ogni anno sulle coste italiane si contano in media 200 esemplari spiaggiati, e nella maggioranza dei casi la causa è di natura antropica. Altro esempio pilota, l’App Life Sea.Net (dell’omonimo progetto di cui Legambiente è capofila), che offre info dettagliate su otto specie oggi sottoposte a minacce di diverso tipo: la cicala grande (o magnosa), il corallo rosso, il dattero di mare, la patella ferruginea, la posidonia oceanica, il riccio diadema, la tartaruga marina Caretta caretta, il tursiope, tutti sottoposti a minacce di diverso tipo. Sempre in Italia, la creazione della prima criobanca del seme in Europa, nata nel 2021 per preservare la biodiversità della trota mediterranea autoctona nei fiumi molisani, ha permesso di raggiungere un risultato importante: 23.000 le uova embrionate in questi anni con cui è stato possibile ripopolare i corsi d’acqua molisani nell’ambito del progetto LIFE Nat.Sal.Mo.

Esempi importanti, perché come sottolinea Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente “la biodiversità del nostro pianeta sta affrontando una crisi senza precedenti. Le tecnologie digitali e non invasive sono oggi un ausilio fondamentale per conoscere e pianificare le azioni per la salvaguardia delle specie a rischio, ma da sole non possono risolvere tutti i problemi. Servono scelte serie e coerenti da parte dei legislatori e decisori politici, italiani ed europei, che mettano davvero al centro la tutela della natura. Purtroppo oggi tanti i provvedimenti parlamentari o governativi, gli orientamenti della Commissione Europea e gli atti di comuni, province autonome e regioni, stanno riportando indietro la tutela delle specie a rischio di 50 anni come se la stessa Convenzione di Washington non fosse mai stata firmata, allontanando il Paese dagli obiettivi al 2030 della Strategia Europea per la Biodiversità. Per questo chiediamo un cambio di rotta e una maggiore senso di responsabilità”.

Tra le altre esperienze pilota, ci sono poi quelle che prevedono l’utilizzo di droni come “sentinelle” per controllare i tratti di costa della Penisola dove nidifica sempre di più la tartaruga marina Caretta caretta (454 i nidi ufficialmente censiti in 10 regioni italiane nel 2023 anno dei record), sia per analizzare le specifiche minacce riguardanti i siti di nidificazioni come la suscettibilità alle inondazioni (dovute all’innalzamento del livello del mare) delle spiagge. Altra esperienza è quella avviata con la stampa 3D per proteggere e ripristinare le barriere coralline, realizzando barriere coralline artificiali da posizionare in mare per favorire la proliferazione di spugne, alghe, molluschi e altri organismi, come sta accadendo in Sardegna, nella zona del Golfo Aranci, dove la si sta sperimentando. E poi i potenti sensori IoT (Internet of Things) utilizzati anche per contrastare bracconaggio, incendi e monitorare la qualità dell’aria.

Ma l’utilizzo della tecnologia riguarda anche parchi e aree marine protette. Il PNRR, ricorda Legambiente, ha previsto una dotazione complessiva di 100 milioni di euro per la digitalizzazione dei parchi e delle aree marine protette, allo scopo di stabilire procedure standardizzate e digitalizzate per la modernizzazione, l’efficienza e l’efficace funzionamento delle aree protette in diversi ambiti (conservazione della natura, semplificazione amministrativa delle procedure ed i servizi per i visitatori). Questo progetto finanziario è, però, in forte ritardo sebbene sia molto utile per il sistema delle aree protette.

Per questo Legambiente chiede a parchi e aree marine protette di non perdere la grande opportunità dei fondi del PNRR per la digitalizzazione, perché oggi due delle grandi sfide che dovranno affrontare per stare al passo con i tempi riguarderanno prima di tutto proprio l’innovazione e la transizione ecologica. Senza dimenticare che sarà fondamentale che si definiscano al più presto i Piani d’azione per le specie e gli ecosistemi a rischio e le strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici.

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