Giglio di denari

Benetton, Intesa, Fiat: gli affari di Carrai&C. con l’ascesa di Renzi

Oltre 25 mln - Nel 2013 pochi clienti, dal 2014 (col fiorentino a Chigi) l’esplosione: tantissimi big della finanza, le Spa statali e la famiglia veneta in difficoltà...

13 Gennaio 2024

Ci sono le maggiori banche italiane, da Intesa a Unicredit, Consorzio Cbi e Unipol, passando per Che Banca, Bnl, Carige, Fideuram, Iccrea e pure l’Abi, l’associazione delle banche italiane. Alcune delle più importanti partecipate dallo Stato: Leonardo, Enel, Terna, Poste, Ferrovie dello Stato. Colossi delle telecomunicazioni come Tim e Fastweb. E ancora: gli Elkann, con Fiat Chrisler, e i Benetton, attraverso la cassaforte di famiglia Edizioni e Aeroporti di Roma, società del gruppo Atlantia. Sono i clienti illustri della Cmc di Marco Carrai, il neonato gruppo che si occupava di “consulenza strategica” e “cybersecurity” del consigliere personale e amico di Matteo Renzi.

Nel dossier di 457 pagine acquisito dal Copasir viene svelata l’identità dei più generosi clienti di Carrai, le cui attività registrano una certa fortuna in parallelo con l’ascesa di Matteo Renzi alla guida del governo: “Si evidenzia che nel triennio 2014-2016 le varie componenti del gruppo Cmc, ove già costituite, hanno visto incrementare il loro volume d’affari rispetto al 2013, con particolare riferimento alla Cmc Labs Spa”, scrivono le Fiamme Gialle. La capogruppo, scrivono gli inquirenti, “dal volume d’affari di 1,5 milioni del 2013 è balzata a 6,2 milioni nel 2014, registrando una lieve flessione nel 2015 con 5,09 milioni e il picco massimo di 6,5 milioni nel 2016”. Tra 2013 e 2018 in totale gli incassi superano i 25,7 milioni.

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L’arco temporale è interessante per la Finanza anche per un’altra ragione: “Dall’analisi dei reperti informatici di Marco Carrai è stata rinvenuta corrispondenza email e chat di messaggistica dalle quali di desume che la rete relazionale intessuta dallo stesso ad elevati livelli istituzionali, politici e imprenditoriali, hanno avuto effetti positivi riflessi nella sfera di operatività del Gruppo Cmc”. Pur non avendo ruoli istituzionali, Carrai per la Guardia di Finanza era “una sorta di anello di collegamento tra il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e rappresentanti di grandi aziende, ma anche rappresentanti di istituzioni di altri Paesi che volevano recapitargli informazioni importanti e/o che manifestavano interesse di incontrarlo”.

Il gruppo Cmc nasce nel 2013, ma è nell’anno successivo che gli affari cominciano a girare. I maggiori contributori sono banche e assicurazioni: il gruppo Intesa San Paolo versa oltre 6 milioni, Cbi 3,9 milioni, Unipol 2,8 milioni. Fra i clienti di Carrai ci sono partecipate di Stato, i cui vertici vengono indicati dal governo. Oppure compagnie che vengono interessate da riforme approvate in quegli anni. Tra i clienti di Carrai c’è per esempio Iccrea, banca che nel 2016, con la riforma del credito cooperativo varata dal governo Renzi, diventa uno dei due maggiori raggruppamenti bancari del settore. Della nomina dell’amministratore delegato di Intesa, annota la Finanza, Carrai si interessa già nel 2013, sponsorizzando Carlo Messina, l’allora numero due: “Matteo, parlato con Mazzei. Nulla più di quelli che ti ho scritto nel sms. In più solo che Bazoli ha visto nel pomeriggio Mazzei e gli ha chiesto un nostro intervento su Fassino per Chiamparino per convincerlo a fare il cambio del Ceo (…)”. Negli anni a venire Carlo Messina sarà definito “il miglior banchiere italiano” da Renzi, che descriverà invece Sergio Marchionne (ad di Fiat Chrisler, altro cliente della Cmc di Carrai con 1,65 milioni) come il manager “più capace”. La Cmc riceve 100 mila euro anche da Edizioni srl, cassaforte della famiglia Benetton, che aveva già contribuito con 352 mila euro nel 2015 attraverso Aeroporti di Roma (controllata dall’allora gruppo Atlantia).

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I bilanci della Cmc vengono ricostruiti dopo un sequestro presso il commercialista fiorentino di Carrai, Marco Fazzini. Quello stesso commercialista presso il quale nel 2019 sarà fondata, e chiusa dopo pochi mesi, la Digistart, ditta intestata a Renzi con cui l’ex premier sarebbe entrato a tutti gli effetti in affari con l’amico Carrai. La Gdf nota anche alcuni “incroci” di “operatività” tra varie aziende. Nel 2018 Carrai fonda la Marzocco Investments srl, che dalla Cmc avrebbe dovuto ricevere compensi fissi. Marzocco, a sua volta, avrebbe fatturato a Digistart compensi per affari andati bene. Uno schema che la Guardia di Finanza deduce da un pizzino trovato al commercialista Fazzini: “Marzocco fattura tutto e Digistart contrattualizza e fattura Marzocco prima che MC entri come socio al 50% e come Ad”. Renzi, come scrivono i commercialisti in un carteggio interno, aveva chiesto di avere a disposizione una stanza nello studio per poter usufruire dei “benefici di legge dovuti alla carica” e cioè all’immunità parlamentare.

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