Clima impazzito

Una strategia integrata per la transizione ecologica dell’acqua: ecco come fare

Dal 2010 a fine agosto 2023 nella Penisola si sono registrati 667 allagamenti, 163 esondazioni fluviali, 133 danni alle infrastrutture da piogge intense, 120 danni da grandinate, 85 frane da piogge intense, 83 danni da siccità prolungata. Le più colpite Sicilia e Lombardia

Di Legambiente 
9 Ottobre 2023

L’acqua sempre più al centro della crisi climatica. Dalla siccità alle alluvioni, dalle grandinate agli allagamenti ormai anche l’Italia si trova a fare i conti sempre di più con gli effetti dei cambiamenti climatici, i danni per eccesso o mancanza d’acqua; ma anche con la fragilità di un territorio in gran parte a rischio frane e alluvioni e dove spesso la qualità delle acque non è delle migliori come ricorda il problema cronico della maladepurazione, che è costato sino ad ora all’Italia oltre 142 milioni di euro in sanzioni pecuniarie, o l’inquinamento chimico di fiumi e falde.

A tracciare un quadro della situazione è Legambiente con numeri e dati presentati al V Forum Acqua: dal 2010 al 31 agosto 2023 nella Penisola su 1.855 eventi meteorologici estremi, ben il 67% ha visto per protagonista la risorsa idrica con 667 allagamenti, 163 esondazioni fluviali, 133 danni alle infrastrutture da piogge intense, 120 danni da grandinate, 85 frane da piogge intense, 83 danni da siccità prolungata. Tra le regioni più colpite: Sicilia e Lombardia con 146 eventi ed Emilia-Romagna con 120. Tra le città spiccano Roma, con 65 eventi, Milano 32, Agrigento 24, Bari 24, Genova 20, Palermo 17, Napoli 17, Ancona 14, Bologna 11, Modena 10, Torino 10.

Un quadro preoccupante che apre una riflessione sul tema della risorsa idrica tra ritardi e problemi da affrontare, in primis crisi climatica, fragilità del territorio e maladepurazione. Per Legambiente quello che serve al Paese è una strategia integrata per la transizione ecologica della risorsa idrica che metta al centro conoscenza, qualità e integrazione, rendendo sempre più sostenibile l’impronta idrica del nostro Paese sulla Terra e per assicurare un corretto adattamento alla crisi climatica. Solo così l’Italia potrà superare quei ritardi che ha accumulato in questo settore anche a causa di un approccio sbagliato della gestione della risorsa idrica, che considera i diversi usi separati l’uno dall’altro, invece che farli dialogare tra di loro, e che ha puntato solo sulla quantità senza considerare la qualità della risorsa.

Un appello e una proposta che l’associazione ambientalista – in occasione del V Forum Acqua realizzato in collaborazione con Utilitalia, il patrocinio del MASE, della Regione Lazio, partner principale Assocarta, partner A2A – ha rivolto ai commissari straordinari che per i vari settori di competenza si occupano del tema: Nicola Dell’Acqua, Commissario Straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Fabio Fatuzzo, Commissario Straordinario Unico per la depurazione, Francesco Paolo Figliulo Commissario alla ricostruzione post alluvione e Giovanni Legnini, Commissario straordinario per la ricostruzione di Ischia. “In Italia – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – c’è un approccio di gestione troppo a compartimenti stagni e senza una visione d’insieme. Serve una strategia integrata basata su conoscenza, qualità e integrazione per accelerare la transizione ecologica della risorsa idrica, rendendo sempre più sostenibile la nostra impronta idrica sulla Terra e per assicurare un corretto adattamento alla crisi climatica”.

Ma come si mette in campo come una strategia integrata dell’acqua? Puntando su conoscenza, qualità e integrazione, tre concetti chiave e fondamentali per definire politiche lungimiranti e che per Legambiente si traducono in tre grandi macro-interventi: 1) la definizione di una cabina di regia e una governance unica e integrata dell’acqua che metta a sistema le esperienze maturate nel corso degli anni dai diversi soggetti che gestiscono da punti di vista e con competenze diverse una risorsa unica come quella idrica, e che permetta di superare gli stalli burocratici e tecnici che impediscono a interventi e a progettazioni virtuose di procedere. 2) La continua conoscenza e aggiornamento dei dati ad oggi disponibili sulla risorsa, che mettano al centro la disponibilità e gli usi dell’acqua attraverso bilanci idrici affidabili e condivisi. La conoscenza è essenziale per introdurre politiche efficaci di prevenzione e di gestione anche delle emergenze, dalla siccità alla crisi climatica, migliorando gli strumenti e le metodologie di misura tramite la digitalizzazione e le innovazioni tecnologiche, da implementare e promuovere in ottica di riutilizzo e circolarità. 3) Una progettazione integrata e di qualità per pianificare gli usi della risorsa e del territorio. Una progettazione volta a prevenire l’inquinamento e che assicuri anche una qualità della risorsa in uscita dagli impianti adeguata agli usi per un corretto riutilizzo in agricoltura e nell’industria anche alla luce del nuovo regolamento europeo entrato in vigore lo scorso giugno.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.