Tentato omicidio dell’ultras milanista Enzo Anghinelli, il boss Calajò intercettato: “Mi devo buttare latitante”

L’intercettazione è agli atti del riesame dell’inchiesta del Ros coordinata dai pm della Dda Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi, sugli equilibri criminale della Barona

30 Giugno 2023

Via Giussani, quartiere Barona, Milano. Poco dopo le otto di sera del 12 febbraio 2022. Il boss Nazzareno Calajò detto Nazza è in auto con un amico. Sta piangendo. Poi dice: “Andiamo, dobbiamo toglierci sto problema, non so come cazzo devo fare, mi devo buttare latitante per un po’. C’è sul giornale”. L’altro risponde: “Qualcosa ho sentito, ti vedo nervoso, ti vedo!”. L’intercettazione è agli atti del riesame dell’inchiesta del Ros coordinata dai pm della Dda Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi, sugli equilibri criminale della Barona. Equilibri, rapporti e contatti che portano Calajò (non indagato per la vicenda in questione) e la sua batteria a infiltrarsi negli affari delle curve di Inter e Milan. Le carte al momento però raccontano solo la superficie di un mondo pieno di segreti scottanti e di rapporti anche deviati. Perché Calajò piange e programma di “buttarsi latitante”? Quale articolo ha letto sul giornale? Il Ros non ha dubbi e chiosa: “Verosimilmente si riferisce all’articolo di giornale relativo all’agguato al tifoso milanista Enzo Anghinelli”.

Agguato che si consuma in via Cadore il 12 aprile 2019, con Anghinelli colpito alla testa da un proiettile. L’uomo finirà in coma e si salverà. Per settimane se ne occupano le cronache nazionali, si ipotizza un coinvolgimento dei capi della Curva Sud, vista la fede rossonera di Anghinelli e qualche screzio avuto con i suddetti capi. E però quasi tre anni dopo quei fatti, in realtà, nei corridoi della Procura si vocifera di una imminente richiesta di archiviazione del pm. Richiesta che ancora oggi non è sul tavolo di una gip. L’11 febbraio 2022, il giorno prima dello sfogo di Calajò, in rete si può leggere un articolo che racconta altre dinamiche rispetto all’agguato. Affari che coinvolgerebbero Anghinelli nel furto di 200 chili di fumo avvenuto nel 2016. Droga che risulterebbe del narcos siciliano Carlo Zacco e per il cui recupero lo stesso Calajò aveva offerto un aiuto ad Anghinelli (leggi). Ora va detto che lo stesso Anghinelli ha sempre smentito in modo chiaro le circostanze, anche con una intervista su Il Giornale del marzo successivo, spiegando come ora, dopo essere sopravvissuto a quell’agguato, pensa solo alla sua famiglia e ai figli. E però nel momento in cui circola in rete, l’articolo sembra allarmare e non poco Nazza Calajò che dice di volersi “buttare latitante”.

L’argomento non si esaurisce quel giorno. Più volte sarà toccato, come dimostrano le intercettazioni. Il 17 febbraio Nazza è con il figlio Andrea e con un’altra persone. Dice: “Dall’avvocato sono andato per la denuncia, per fargli ritrattare tutto, che quelle cose non le ha dette, che stava male, questo ho fatto oggi”. Interviene Andrea e involontariamente sembra confermare lo scenario: “Io ci ho pensato bene, alla fine su di te cos’ha detto? Tu gli hai detto che sì, l’aiutavi a recuperarli eh, però poi non è successo, alla fine non sussiste un cazzo”. Nazza: “Io solo (ha detto ad Anghinelli, ndr): ti cercano per queste cose qua. E lui mi ha detto che non era vero, basta ciao”, e però poi aggiunge: “Ci sono le intercettazioni di Lucci, non so se hai capito?”. Il riferimento è al capo ultras del Milan Luca Lucci che nel dicembre 2021 sarà arrestato per traffico di droga in un fascicolo stralcio rispetto a quello principale che riguarda proprio il tentato omicidio di Anghinelli. Insomma, Calajò è sempre più preoccupato, nonostante quel fascicolo ancora oggi sia totalmente segreto. Torna quindi sul tema dell’affare per ribadire: “Io ho proposto di far metà, questo sono io”. Il figlio ricorda poi un incontro in casa dove qualcuno “ci ha fatto vedere le foto, ti ricordi? Del fumo? Eravamo nello stanzino”. Calajò prosegue riferendosi a quello che potrebbe avere detto Anghinelli: “Sai cosa dice? Ecco perché loro si sono fissati così (…). Mi ha detto che c’è il fascicolo che si può leggere. Ci sarà tutto quello che ho detto io, quello che dicono che io ho detto giusto?”.

Calajò qui probabilmente si sbaglia e il fascicolo cui fa riferimento e che si può leggere non è quello del tentato omicidio ma quello della droga concluso con diversi arresti a dicembre 2021, tra cui quello di Luca Lucci. Calajò spiega poi che secondo qualcuno “io avrei delineato la mappa dei killer”. Padre e figlio poi passano a parlare dei rapporti con alcuni uomini della curva Sud e di affari per qualche “pacco di fumo”. Ne parlano successivamente Andrea e il cugino Luca Calajò, entrambi indagati come il vecchio Nazza. Discutono dei pacchi di droga contestati a Lucci (condannato anche in Appello) e che nonostante tutto è già a casa, ipotizzando un avvicinamento agli inquirenti. Andrea Calajò: “L’hanno beccato che si portava i pacchi di fumo dalla Spagna e la merce dall’Olanda ed è a casa. Capitava a noi eravamo a casa secondo te?”. Luca: “Si si avevamo 20 anni addosso!”. Andrea: “Per quello che ti dico che c’ho il sentore che sono infami questi qua! Hanno qualche collabora, capito? Magari qualche pezzo grosso?”. Sempre lo stesso giorno, e cioè il 17 febbraio, Calajò racconta di aver detto ad Anghinelli: “Smettila basta!”. Andrea Calajò dice che secondo lui “quello che è uscito è l’1%”. Il 26 marzo di nuovo Andrea e Nazza Calajò parlano di Anghinelli e non solo, fanno riferimento anche al trafficante Paolo Salvaggio, ucciso a Buccinasco l’11 ottobre 2021. Dice Andrea: “Non hai capito cosa si è innescato, una bomba si è innescata, collegano a Enzino (Anghinelli, ndr) con Paolino”. Nazza: “Minchia cosa ho pensato avranno aperto quello (telefonino criptato) di Paolino”. Conclude Andrea Calajò: “No il problema è che secondo me noi già siamo indagati per il fatto di Enzino mo dopo sta roba qua trovano pure i telefoni qua”. Del resto dopo l’omicidio di Salvaggio le indagini dei carabinieri hanno accertato che l’uomo, rientrato nel giro dello spaccio pur malato terminale, girava con un telefonino criptato in tasca.

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