Calcio e 'ndrangheta

L’altra faccia dell’euroderby | Inter, Milan, Juventus, la santa alleanza tra capi ultrà: un gemellaggio di affari e malavita

Personaggi di "alto spessore" - Una recente indagine della Procura di Milano svela gli ultimi intrecci criminali per conquistare il controllo delle curve del Meazza. Il tutto emerge dalle indagini del Ros sul boss della Barona, Nazzareno Calajò (detto Nazza)

15 Maggio 2023

Mentre Inter e Milan attendono il ritorno della semifinale di Champions, e dopo che a Spezia è andato in scena un inquietante inchino dei rossoneri, compreso mister Pioli, rimbrottati dai capi della curva, tra cui Francesco Lucci, già indagato per tentata estorsione, una recente inchiesta della Procura di Milano svela gli ultimi intrecci criminali per conquistare il controllo delle curve del Meazza, disegnando una santa alleanza tra capi ultrà di Inter, Milan, Juventus. Il tutto emerge dalle indagini del Ros sugli affari del boss della Barona Nazzareno Calajò detto Nazza. Le sue parole intercettate compongono il quadro, disegnando la scena in chiaroscuro. Da un lato l’attuale faida (ad ora solo a parole, ndr) tra il capo della Sud, Luca Lucci, e il vecchio amico di Nazza, Giancarlo Lombardi detto Sandokan. Dall’altro il rapporto intenso con Vittorio Boiocchi, ex capo della curva interista ucciso il 29 ottobre scorso. E poi un convitato di pietra: Loris Grancini, legato sia a Nazza che a Sandokan. Già vicino alla parte rossonera. E ora anche alla curva Nord. Amico di narcos legati a doppio filo alla ‘ndrangheta, capo dei Viking e della curva juventina, campione di poker online, già sposato con una parente della famiglia calabrese Rappocciolo in passato collegata al clan Pompeo di Bruzzano. Per capire, però, tocca tornare a 18 anni fa. È il 2005, pochi giorni prima dei quarti di Champions tra Milan e Inter. In un appartamento di Milano si tiene una riunione dei capi di allora della Curva sud. Sul tavolo materialmente soldi e biglietti. L’affare è goloso. A un certo punto, si legge in una nota degli inquirenti, fa il suo ingresso uno dei capi degli ultras bianconeri, è Loris Grancini. Il fotogramma, se pur datato, illustra fin da subito il tema: i rapporti stretti tra le tifoserie, un vero gemellaggio d’affari.

Negli ultimi atti, Grancini, pur citato, al momento non risulta indagato. La sua figura, però, si muove tra le righe delle intercettazioni di Calajò. Non solo più quelle che riguardano il Milan, ma anche quelle interiste, visti i suoi legami con l’attuale capo della Nord, subentrato dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi, con alcuni storici maggiorenti della curva e soprattutto con Calajò che quella curva voleva prendersela facendo fuori lo stesso Boiocchi. Tanto da dire: “Noi abbiamo appoggiato i pezzi della curva (…). La gente non ha reagito perché c’eravamo noi (…). A quelli di Affori gli facciamo un culo così (…). Beretta (attuale capo della curva Nord, ndr) mi aveva chiamato”. Sempre Calajò in relazione a un presunto avvicinamento tra Boiocchi e Lucci spiega: “Mio nipote ha parlato con Vittorio (Boiocchi). Vittorio gli ha detto. Io son tuo amico, sono amico di tuo zio”. E questo perché “lo zio (Boiocchi) è andato a parlare con Lucci e quelli del direttivo. Da quello che ho capito sta nascendo un’amicizia tra di loro quindi io non vorrei mai”. Calajò progetterà (a parole, ndr) l’omicidio di Boiocchi. Particolare riportato dalla Procura nel fermo e ribadito in modo chiaro nell’ordinanza di convalida, dove il gip scrive: “Si evince la seria intenzione dei sodali (Nazza in testa, ndr) di organizzare un agguato ai danni del leader degli ultrà Boys dell’Inter Vittorio Boiocchi” poi effettivamente ucciso alcuni mesi dopo e per il cui omicidio Calajò non è indagato.

Del resto il Ros rileva “la capacità di Calajò di relazionarsi con soggetti di assoluto spessore criminale come Loris Grancini e Giancarlo Lombardi”, oltre a Salvatore Barbaro, boss della ‘ndrangheta di Buccinasco. Di Grancini poi parla una collaboratrice di giustizia già nella batteria criminale di Calajò: “A casa di Nazzareno sento parlare di armi con Massimo “spara spara” (…). E poi c’era questo nome che veniva fatto, Loris (…). Su Loris ho percepito una certa ambivalenza, come se fosse un personaggio allo stesso tempo utile e fastidioso (…). Ha una sorta di comando sulle tifoserie, quelle più accese della Juve”. Calajò che, secondo i pm, lavora dietro le quinte nella contesa Lucci-Lombardi, stando dalla parte di Sandokan, critica lo stesso Loris: “Ha già sbagliato a parlare, gli dico ti ammazzo adesso”. E aggiunge di voler passare, forse per rabbia, dalla parte di Lucci: “Sto con Luca Lucci, parola, vado a dire a Salvatore che sono con Lucci a Rosario (…) Giancarlo e Loris sono insieme”. Dagli atti che mesi fa hanno portato Lucci a una condanna in appello per droga emergono i suoi rapporti con persone originarie di Platì, paese dove è nato lo stesso Salvatore Barbaro. Nazza: “Mico, il figlio di Antonio è quello che conta”. Dopodiché racconta il summit tra Lombardi, già capo della Sud, ma “scalzato” da Lucci e gli uomini di Lucci per poter rientrare. L’intercettazione è dello scorso anno. Dice: “Giancarlo è preoccupato, quello gli ha detto: non sei accettato più qua, lo sai. Quelli fanno alla lettera quello che dice Luca (Lucci, ndr), ma io te l’ho detto chi sono i veri colpevoli: Loris e Giancarlo. Sarebbero da sotterrare adesso che sono deboli”. Così facendo, dice il nipote, “non prendiamo niente”. Nazza: “Prendiamo la metà con loro (quelli di Lucci) se ci alleiamo”. Alleanza forse sfumata. Dopodiché spiega come nel 2006 Lombardi si prese la curva: “Lui ha dato la gestione a Lucci ed era al 50%”, ma Lucci “non gli presentava le cose, non gli dava più soldi e lo ha scalzato”. Per questo, secondo i Calajò, oggi “Giancarlo ha ragione” ma “adesso bisogna vedere la reazione sua perché se no non è nessuno”. Insomma “non deve chiamare noi (…) perché se qualcuno di noi prende una cannonata da sto Catalado (Daniele, braccio destro di Lucci) io vado a sparare prima a Giancarlo e poi a Cataldo”.

Il nome di Grancini nella gestione della curva rossonera inizia ad aleggiare già nel 2006 quando l’amico e pregiudicato Lombardi (non indagato nell’ultima inchiesta) si prende la Sud cacciando i vecchi capi e portando allo scioglimento la Fossa dei Leoni. Il patto, secondo gli inquirenti, è siglato al matrimonio di Grancini nel 2005. Qui alcuni storici della Sud gli aprono le porte della curva. La faccia la metterà Lombardi, dopo un incontro armato del dicembre 2005 fuori da un bar in via Fratelli Zoia. Da quel momento l’affare è fatto. Tanto per capire: fino al suo scioglimento la Fossa dei Leoni portava a casa 4 milioni di euro l’anno. Una bella torta. Via via incrementata dal duo Lombardi-Grancini anche con i biglietti per la finale di Champions del 2007 ad Atene tra Milan e Liverpool. Con Sandokan che già allora, come testimoniano le intercettazioni, era vicino a Calajò. Il quale anche oggi sembra stare dalla parte del suo vecchio amico (anche dopo l’incontro tra Lucci e Boiocchi) dal quale attende una indicazione su “cosa dobbiamo fare, che se loro non vogliono fare niente noi lo facciamo sicuro, non valgono un cazzo quelli di Sesto (San Giovanni, Comune dove si trova il ritrovo storico della Sud), io ho cento e più cristiani, li mandiamo all’ospedale a tutti (…) con loro” e “anche con quelli dei locali. Il tempo degli altri è finito ora tocca a noi (…). Noi siamo come i cavalieri della tavola rotonda. Perciò gli diciamo Luca Lucci ti ammazziamo come un cane, e ti sotterriamo qua se vuoi, levatevi dai coglioni subito perché neanche 50 e 50”. Alla fine Nazza ha scelto: starà dalla parte di Grancini e Lombardi.

Insomma, gli affari delle curve milanesi fanno gola. Attorno alla torta gli stessi di sempre e Grancini dietro le quinte a sancire la santa alleanza. Alla quale, fino al 29 ottobre scorso partecipava anche il capo della Nord Vittorio Boiocchi, attivo, dopo la sua scarcerazione del 2018 nel settore dei parcheggi attorno al Meazza. Anche grazie ai suoi legami con un personaggio di alto spessore criminale collegato ai vertici, malavitosi e politici, della ‘ndrangheta lombarda.


In considerazione del vostro articolo “Milan Juve Inter la Santa alleanza dei 3 capi Ultrà”, vi informo di essere totalmente estraneo a fatti, date, luoghi e persone riportati.

Giancarlo Lombardi

Ringrazio il dottor Lombardi per la precisazione. Lombardi non risulta al momento indagato nell’inchiesta dell’antimafia di Milano. Il suo nome compare però molte volte negli atti dell’indagine del Ros.

Davide Milosa

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