Non conviene

Alluvioni, frane e altre sciagure: la crisi climatica costa all’Italia tre miliardi di euro l’anno

Secondo uno studio di Greenpeace, dal 2013 al 2019 il danno provocato da eventi estremi intensificati dal riscaldamento globale è stato pari a 20,3 miliardi di euro. Ma in sette anni i soldi impiegati in prevenzione sono stati pari a 2,1 miliardi di euro, appena un decimo di quelli che ci abbiamo rimesso

Di Federico Spadini, campagna Clima di Greenpeace Italia
31 Agosto 2021

Dal 2013 al 2019 il danno economico per l’Italia provocato da alluvioni e frane, eventi estremi intensificati dal riscaldamento globale, è stato pari a 20,3 miliardi di euro, per una media di quasi 3 miliardi ogni anno. È quanto emerge da uno studio effettuato da Greenpeace Italia sugli eventi estremi, scientificamente collegati alla crisi climatica, per cui è possibile ricostruire in modo completo e affidabile il flusso di denaro.

Un pericolo che interessa complessivamente circa sette milioni e mezzo di italiane e italiani, come spiega Daniele Spizzichino, ingegnere del Dipartimento per il servizio geologico di ISPRA, con oltre il 90 per cento dei comuni del nostro Paese a rischio frane o alluvioni.

Ormai sempre più spesso possiamo vedere con i nostri occhi anche in Italia come la crisi climatica in corso renda più intensi e frequenti fenomeni come alluvioni, frane, incendi o siccità. Eventi estremi che, oltre a causare decine di vittime e a portare con sé pesanti ripercussioni sulla quotidianità delle comunità coinvolte, hanno cospicui impatti anche a livello economico. In questo ambito, tra l’altro, riusciamo a quantificare solo una parte dei costi, dato che abbiamo dati disponibili solamente per alcuni di questi eventi estremi.

Fenomeni come alluvioni e frane sono strettamente collegati alla crisi climatica, causata dall’azione del genere umano. Il surriscaldamento terrestre ha modificato infatti il regime delle precipitazioni, facendo concentrare grandi quantità di pioggia in un lasso di tempo sempre minore, con effetti devastanti in un Paese con una media di consumo di suolo ben al di sopra di quella europea, come descritto a Greenpeace da Paola Salvati, ricercatrice dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del CNR.

E se le conseguenze di questi fenomeni sono sempre più allarmanti, non dobbiamo dimenticare che alluvioni e frane sono solo due tra gli eventi estremi aggravati dalla crisi climatica.

Dallo studio di Greenpeace emerge inoltre che dal 2013 al 2019 soltanto il 10 per cento dei danni causati da alluvioni e frane è stato risarcito dallo Stato alle Regioni, lasciando così i territori abbandonati a loro stessi. Un quadro che diventa ancora più grave se si considera quanto nel nostro Paese si investe per evitare tali disastri: in sette anni i soldi impiegati in prevenzione sono stati pari a 2,1 miliardi di euro, appena un decimo dei danni stimati.

Oltre ad aumentare gli investimenti per la prevenzione e l’adattamento nei confronti degli eventi climatici estremi, l’Italia dovrebbe agire alla radice del problema, riducendo rapidamente fino ad azzerare le emissioni di gas serra, per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Una strada che questo governo, nonostante gli annunci, non sembra aver intrapreso. Chiediamo perciò al governo italiano di promuovere una svolta decisiva nei settori più inquinanti, abbandonando l’uso di gas fossile, petrolio e carbone e dando vita a una reale e solida transizione ecologica.

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