Che show che fa

Tutte le donne di “U. G. O.” in scena: risate in pillole di soli otto minuti

Lunedì il Proietti Globe Theatre di Roma ospita il collettivo di attrici e autrici comiche: una provocazione contro gli stereotipi maschilisti

17 Luglio 2021

Quale migliore strategia per vincere gli stereotipi dell’ironia e il sarcasmo? Si cimenteranno in questa impresa le attrici e le autrici del collettivo “U. G. O. Format”. L’appuntamento è fissato per lunedì 19 luglio alle 21, sul palcoscenico del Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti a Villa Borghese, con U. G. O. (Unidentified Gabbling Objects) (i biglietti sono acquistabili su Ticket One). Il penultimo spettacolo della rassegna estiva “Tutta scena – Il teatro in camera al Globe Theatre”, progetto realizzato da Loft Produzioni, nasce dal bisogno di creare “uno spazio libero dalle censure, dalle etichette, dalle imposizioni di forma, dai cliché tipicamente attribuiti all’universo femminile”. Nel comedy show sono previsti vari interventi inediti, monologhi, racconti, satire, della durata massima di otto minuti. L’acronimo U. G. O., letteralmente “oggetti parlottanti/farfuglianti/borbottanti non identificati”, si riferisce alla particolarità dello spettacolo a tal punto eterogeneo tale da non poter essere identificabile né classificabile. L’idea del collettivo è nata durante una festa nel 2017 e a dicembre di quell’anno ha trovato ospitalità nell’open space della sede storica di Radio Rock. Durante lo spettacolo di lunedì al Globe Theatre andranno in scena Martina Catuzzi, Annalisa Dianti Cordone, Arianna Dell’Arti, Paola Michelini, Cristina Pellegrino e Cristiana Vaccaro. Le musiche sono di Toni Virgilito. Tra le autrici figurano Veronica Raimo, Nicole Balassone e Anne Riitta Ciccone. “Rispetto alla comicità – spiega Cristina Pellegrino – le donne assumono automaticamente come tipo di giudizio e di sguardo sul mondo quello maschile. Ciò accade anche quando si parla del mondo femminile. Il risultato è che ci si automassacra. La nostra idea – chiarisce – è di costruire un immaginario più libero, magari è ancora utopica ma non impossibile. Il fatto che tu sia una donna è il primo aspetto che emerge nella nostra società anche in ambito lavorativo, come se facessimo parte sempre di un sottogruppo. C’è sempre un recinto. Portiamo in scena una provocazione. Lo facciamo attraverso un gruppo eterogeneo, c’è chi viene dal teatro classico e chi da Zelig”.

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