B. e il declino “irreversibile” di Forza Italia

28 Maggio 2021

Gli amici di Silvio Berlusconi, quelli autentici, non sono poi così pessimisti sullo stato di salute dell’ex Cav. Come invece si mostra il procuratore aggiunto di Milano, Tiziana Siciliano, che ha parlato espressamente di patologie “croniche” e “difficilmente reversibili” di natura “neurologica o psichiatrica”.

Due versioni non esattamente conciliabili sotto l’aspetto giudiziario, poiché l’esistenza di una malattia “irreversibile” giustifica il rinvio dell’udienza del processo Ruby Ter all’8 settembre. Mentre, secondo le testimonianze più affettuose, l’ex premier, dopo avere subito la brutta botta post-Covid, sarebbe in una fase di lenta ma sicura ripresa e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. Infatti, qualcuno nei giorni scorsi aveva diffuso la voce che l’illustre infermo alternasse momenti di lucidità ad altri di annebbiamento (qualche menagramo aveva perfino parlato di un suo decesso).

Se, come ci auguriamo, Berlusconi si sentirà presto meglio, meglio potrà difendersi in aula dalle accuse. Non siamo però altrettanto sicuri che il suo ristabilirsi possa consentirgli di evitare il declino definitivo di Forza Italia. Che, a parte i sondaggi sempre più mesti (intorno al 7%) ha subito la scissione di una decina di deputati e di un paio di senatori, confluiti nella cosa di centro, Coraggio Italia, targata Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Un si salvi chi può in ottica elettorale poiché nel Parlamento ristretto che verrà potrebbero rientrare, se va bene, soltanto 24 deputati sui 96 attuali (più una manciata di senatori).

Oltre al declino anagrafico prima che sanitario del fondatore, l’esaurimento di Forza Italia ha camminato di pari passo con la crescita della destra sovranista di Salvini e Meloni, presso i quali si preparano a chiedere asilo altri profughi azzurri. Del resto, il progetto di un partito liberale di massa era già fallito negli anni del berlusconismo trionfante, compromesso da una visione padronale, e ad personam, che di liberale aveva ben poco.

Adesso c’è chi tra i forzisti residuali individua quegli antichi valori nell’azione di governo di Mario Draghi. Non è certo un mistero che agli occhi di ministri come Mara Carfagna e Renato Brunetta il premier rappresenti una stella polare. Quanto alla nascita un movimento che a Draghi si richiami, tra i fan draghisti qualcuno risponde che Charles de Gaulle non aveva certo bisogno del partito gollista per essere Charles de Gaulle.

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