Funivia Mottarone, l’indignazione e poi l’oblio

26 Maggio 2021

La tragedia italiana prevede tre atti, ma spesso non un epilogo.

Atto primo: il cordoglio. È un dolore collettivo e profondo. L’identificazione con quelle cinque famiglie che in quella splendida giornata e in quel luogo da favola hanno avuto quattordici secondi per passare dal sorriso al terrore alla morte ci è insopportabile. Ci chiediamo sgomenti cosa ne sarà del piccolo Eitan, rimasto solo e che invoca la mamma. “A stracciarci le vesti dopo ogni disastro siamo bravissimi, e per fortuna lo siamo anche a correre, talvolta eroicamente al soccorso” (Salvatore Settis, La Stampa).

Atto secondo: lo scaricadisastro. Di chi è la funivia? Non si sa. “Avevamo fatto un accordo nel 2016 e la proprietà è passata al Comune di Stresa” (Aldo Reschigna, all’epoca assessore della giunta Chiamparino). “Vero è che manca l’accatastamento. E la sindaca di Stresa, Marcella Severino, dice ‘quell’accordo non è mai stato perfezionato’” (Repubblica). L’impianto era obsoleto? No, dice il gestore. Sì, visto che nel 2015 era stata indetta una gara d’appalto per la ristrutturazione cui partecipa l’Alfar di Milano che ritenendo necessaria una ristrutturazione totale, e con costi molto più elevati, si ritira. Dopo un “esposto a Comune e Regione perché prendessero atto di quella situazione a nostro avviso pericolosa” (Ferdinando Paglia, legale dell’Alfar, Repubblica).

Chi doveva vigilare? “L’Ustif di Torino, l’ufficio speciale trasporti a impianti fissi, un organo periferico del ministero delle Infrastrutture”. “L’ultimo controllo risale al 18 dicembre 2018. Per il resto le verifiche sulla manutenzione dell’impianto vengono gestite da altre società private. Sui loro report il ministero esegue solo controlli cartolari, ossia in base alla documentazione ricevuta” (il Fatto Quotidiano).

Si affaccia anche l’ipotesi di un attentato, per la presenza tra le vittime di un cittadino israeliano addetto alla sicurezza (qualcuno che mentre il vagone saliva ha tagliato il cavo e manomesso il freno, elementare Watson).

Atto terzo: l’oblio. Per esempio, oggi chi si ricorda più del disastro ferroviario di Andria-Corato (12 luglio 2016, 23 morti e 51 feriti)? O di Pioltello (25 gennaio 2018, tre morti e 46 feriti)?

“Lo Stato sapete che fa?/S’indigna s’impegna/ Poi getta la spugna con gran dignità” (Fabrizio De André).

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