Indagini e dimissioni

Un festino con i politici: scandalo a San Marino. Party abusivo mentre fuori c’è il lockdown

Di Natascia Ronchetti
4 Aprile 2021

A San Marino i vincoli imposti dalle leggi non sono uguali per tutti. O meglio: chi le leggi le presenta e le fa approvare può (allegramente) trasgredirle. Anche quando riguardano le misure restrittive imposte dalla pandemia. E in effetti erano tutti molto allegri – tanti persino ubriachi, qualcuno senza mascherina – gli esponenti politici della maggioranza di governo del Titano che il 1° aprile sono stati pizzicati dalla gendarmeria mentre festeggiavano l’elezione di uno dei due capitani reggenti (l’equivalente del nostro presidente della Repubblica): il democristiano Giancarlo Vittorini che guiderà il Paese per sei mesi insieme all’altro eletto, Marco Nicolini, del movimento Rete.

C’erano numerosi membri del Consiglio grande e generale (il parlamento sammarinese), un segretario di Stato (che è come un nostro ministro) e persino dirigenti della sanità. Circa una settantina di persone hanno partecipato al festino che si svolgeva nel retrobottega di un negozio, una coda dei festeggiamenti iniziati con il tradizionale pranzo per l’investitura dei due capi di Stato. C’è chi ha persino postato su Facebook delle foto di quella adunata con gli immancabili calici di vino in mano – foto poi cancellate – con la scritta “Dimmi che rumore fa la felicità”. Quando sono arrivati i gendarmi, avvisati dai cittadini che dalle case vicine stavano assistendo a quell’andirivieni e all’assembramento, ne hanno trovati sei. Gli altri se l’erano già squagliata. Tutti membri di quella stessa maggioranza – guidata dalla Democrazia cristiana: qui esiste ancora ed è un partito molto radicato – che ha approvato il coprifuoco alle ore 20, la chiusura degli esercizi pubblici e dei negozi alle 18, il divieto di assembramenti e lo stop alle feste.

Tutto per contrastare una pandemia che fino ad ora qui ha provocato quasi 4.800 contagi, su una popolazione di circa 33mila abitanti, e oltre 80 morti. I gendarmi hanno preso nomi, redatto i verbali. Ora, fanno sapere, dovranno valutare se procedere anche nei confronti di chi ha messo a disposizione il retrobottega. Non senza evidente imbarazzo, visto che questa volta i trasgressori sono gli stessi che hanno voluto i decreti. Soprattutto nell’indignazione generale. Al governo, dal gennaio del 2020, insieme alla Democrazia cristiana ci sono il movimento Rete e il gruppo consigliare Noi per la Repubblica, nel quale sono confluiti transfughi del centrosinistra ma anche della destra. C’è anche Motus Liberi (piccolo partito che non aveva suoi esponenti presenti al festino) e che ha preso le distanze, chiedendo che “le forze dell’ordine svolgano tutte le indagini necessarie”. Tutto si è svolto dalle 16 alle 18,30. “Il fatto più grave è che a violare la legge siano stati rappresentanti delle istituzioni”, dice Matteo Ciacci, segretario di Libera (sinistra), principale partito di opposizione, che ha subito presentato una interpellanza al governo.

C’è da dire che qualcuno ha già fatto ammenda. Sono Alberto Giordano Spagni Reffi e Gloria Arcangeloni, entrambi consiglieri di Rete, che hanno rimesso il loro mandato al consiglio direttivo del movimento. Una leggerezza, dicono ora: “Non si trattava assolutamente di un festino preorganizzato, bensì di un evento estemporaneo e improvvisato, al cui invito abbiamo risposto con eccessiva superficialità”. Nel frattempo proseguono le vaccinazioni. Con Pfizer ma anche con Sputnik, il vaccino ottenuto da Mosca, in febbraio, grazie alle ottime relazioni che legano la Russia e la piccola repubblica.

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