I luoghi da salvare

Sardegna, il governo impugna la “scempia-coste”. Acque italiane, queste sconosciute: la stampa internazionale

Finisce davanti alla Consulta la legge che avrebbe consentito forti aumenti volumetrici lungo le coste dell'isola, in campagna e nei centri storici. Secondo l'Oms, invece, l’Italia è utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Peccato che le analizzi pochissimo

30 Marzo 2021

Notizie e denunce

Somalia, il 70% delle famiglie senza acqua potabile a causa della siccità

A causa dell’intensificarsi della siccità, le fonti d’acqua in Somalia si stanno prosciugando rapidamente e stanno lasciando il 70% delle famiglie in tutto il paese senza accesso all’acqua potabile. È questo l’allarme lanciato da Save the Children. Secondo l’associazione, migliaia di bambini ora sopravvivono grazie alla distribuzione di acqua con cisterne mobili e a pozzi non protetti, molti di loro sono costretti a lasciare le proprie case in cerca di nuove fonti. Senza un immediato intervento umanitario, è probabile che la crisi raggiunga il suo picco a giugno quando il numero di bambini e adulti che necessitano di sostegno toccherà i 5,9 milioni, cioè un terzo della popolazione del Paese (un aumento di 700.000 persone rispetto al 2020).

Fonte: Save The Children

Sardegna, il governo impugna la legge “scempia-coste”

Il Governo Draghi ha impugnato davanti alla Corte costituzionale, per le gravi illegittimità contenute, la legge regionale Sardegna n. 1/2021, ribattezza “scempia-coste”, che avrebbe consentito forti aumenti volumetrici lungo le coste della Sardegna, in campagna e nei centri storici. La decisione è stata comunicata nella seduta del Consiglio dei Ministri del 19 marzo, nel corso della quale l’esecutivo “ha deliberato di impugnare la legge in quanto numerose disposizioni si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di tutela del paesaggio, in violazione dell’articolo 117 della Costituzione, nonché delle norme fondamentali delle riforme economico-sociali contenute nella legge urbanistica n. 1150 del 1942 e nel Testo Unico dell’edilizia di cui al dPR n. 380 del 2001”.

Fonte: La Nuova Ecologia

Australia, nelle alluvioni c’è lo zampino del cambiamento climatico

Un evento estremo che capita non più di “una volta ogni 50 anni”. Un numero di sfollati salito a 18mila. Inondazioni lampo che flagellano l’intera costa del New South Wales. Esercito in campo. L’alluvione in Australia sta interessando un’area molto vasta, in particolare la costa sud-orientale. E la sua intensità dipende anche dal cambiamento climatico. Nell’ultimo rapporto nazionale sullo stato del clima, preparato dal Bureau of Meteorology, la possibilità di alluvioni di questo tipo, legate alle oscillazioni nel regime di precipitazioni, era esplicitamente menzionata. E legata al cambiamento climatico: “La continua diminuzione delle piogge durante la stagione fredda in molte regioni dell’Australia meridionale e orientale”, si legge nel rapporto, “probabilmente porterà a una durata maggiore delle siccità, ma anche a eventi caratterizzati da piogge intense e di breve durata”.

Fonte. Rinnovabili.it

Studi e report

Lo scioglimento dei ghiacci potrebbe causare terremoti

Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe essere alla base di un futuro aumento dei terremoti? È la domanda che si stanno ponendo i ricercatori del Fairbanks Geophysical Institute dell’Università dell’Alaska, analizzando alcuni eventi analoghi del passato. In particolare, gli esperti hanno rilevato un collegamento tra lo spostamento di grandi masse di ghiaccio e l’apparizione di fenomeni sismici, anche di importante entità. Il meccanismo che può portare a incentivare terremoti non è però al momento pienamente chiaro. Da un lato, si sospetta che il movimento della massa di ghiaccio possa essere determinato anche da alterazioni a livello del terreno, con slittamenti del manto sottostante all’acqua congelata tali da determinare sismi. Dall’altro, potrebbe invece trattarsi di una reazione a catena dovuta alla grande energia generata dal distacco dello stesso ghiaccio: il processo è alla base di valanghe, frane e alluvioni che, spostando grandi quantità di acqua e di roccia, scaricano l’energia accumulata al suolo.

Fonte: Greenstyle

Le ong di trenta paesi: “Stop agli allevamenti intensivi di salmone, condizioni crudeli e insalubri”

Un’inchiesta sull’industria scozzese del salmone rivela sofferenze diffuse su scala industriale, violazioni della legislazione sul benessere degli animali e tassi di mortalità scioccanti. È quanto sostiene il rapporto “Gabbie subacquee, parassiti e pesci morti: perché è necessaria una moratoria sull’espansione dell’allevamento dei salmoni in Scozia”, pubblicato da una rete globale di Ong in 30 paesi e guidata dall’organizzazione per il benessere degli animali d’allevamento Compassion in World Farming. In Italia l’investigazione vede l’appoggio di Animal Equality, Animalisti Italiani, Animal Law, Ciwf Italia Onlus, Enpa, Essere Animali, Jane Goodall Institute Italia, Marevivo e Sea Shepherd Italia. La Scozia è il terzo produttore mondiale di salmone atlantico d’allevamento (circa 38 milioni di pesci prodotti nel 2019), con esportazioni in oltre 50 paesi, e il governo scozzese sostiene un piano per la massiccia espansione dell’industria entro il 2030. L’Italia è fra i primi 10 importatori di salmone scozzese. Oltre il 96% della produzione di salmone scozzese è gestita da cinque aziende. Compassion ha condotto indagini su 22 allevamenti in totale, sia utilizzando la tecnologia dei droni sia, in 6 allevamenti, i sommozzatori, tra settembre e novembre. In molti di questi allevamenti, gli investigatori hanno trovato gravi infestazioni di pidocchi di mare e alti livelli di mortalità e pesci stipati in spoglie gabbie sottomarine, dove questi migratori naturali non hanno altro da fare che nuotare senza meta in condizioni anguste fino all’età di 2 anni. Il grado di sofferenza di questi animali è tale, secondo le ong, che la mortalità può raggiungere il 25% prima che il gruppo sia destinato alla macellazione.

Fonte: Terranuova.it

Acqua in Italia, sconosciuto lo stato chimico e quantitativo di un quinto dei fiumi e quasi metà dei laghi italiani

Prima in Europa per prelievi di acqua a uso potabile (oltre 9 miliardi di metri cubi all’anno, 25 milioni di metri cubi pari a 419 litri per abitante al giorno), l’Italia è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l’Oms, poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6% ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l’approvvigionamento idrico della Penisola. Ad aggravare la situazione ci sono l’annoso problema delle perdite lungo la rete e le alte percentuali di “non classificato” in merito alla qualità e alla quantità dei corpi idrici – specie al Sud – che denunciano una grave mancanza di conoscenze di base sullo stato delle acque, e i nodi irrisolti sulla depurazione. Risultano infatti sconosciuti (per il quinquennio 2010-2015) lo stato chimico del 17% e quello quantitativo del 25% delle acque sotterranee, lo stato chimico del 18% dei fiumi e del 42% dei laghi italiani. Non ancora monitorato e classificato lo stato ecologico del 16% dei fiumi e del 41% dei laghi.

Fonte: Legambiente

Aumento di temperatura e sequestro di carbonio: un punto di non ritorno a breve termine per le foreste?

Uno studio dimostra che entro i prossimi 20-30 anni la capacità di assorbimento del carbonio degli ecosistemi terrestri potrebbe essere a rischio, se non quasi dimezzarsi. Se non metteremo in atto misure di mitigazione e manterremo questi tassi di riscaldamento, potremmo superare la soglia di temperatura massima dei biomi più produttivi della terra con conseguenze negative sul land carbon sink (il tasso di sequestro di carbonio degli ecosistemi terrestri a livello globale). La temperatura gioca un ruolo chiave nel bilancio del carbonio terrestre e un suo aumento potrebbe determinare effetti incerti ai fini dell’assorbimento di carbonio da parte delle piante. Esiste infatti un punto critico di temperatura oltre il quale la capacità della vegetazione di catturare il carbonio atmosferico comincia a diminuire, spiega un team di ricercatori della Northern Arizona University (NAU), Woodwell Climate Research Center dell’Università di Waikato in Nuova Zelanda, in un recente studio pubblicato su Science Advances.

Fonte: Sisef

Buone notizie e pratiche

Ecotoni, nasce il primo podcast italiano sulle foreste

Il 21 marzo, in occasione della Giornata internazionale delle foreste, è nato Ecotoni, il podcast sui boschi italiani prodotto da Compagnia delle Foreste, creato e condotto da Ferdinando Cotugno e Luigi Torreggiani. Al ritmo di una puntata al mese, Ecotoni sarà un viaggio nel mondo forestale italiano, per raccontare il suo enorme patrimonio nascosto. Al fianco dei conduttori si alterneranno scienziati, esperti, selvicoltori e protagonisti del mondo forestale, che guideranno gli ascoltatori alla scoperta delle pratiche di gestione forestale sostenibile e dei servizi ecosistemici, per parlare di quello che i boschi possono fare per noi e di quello che noi possiamo fare per i boschi.

Fonte: Sisef

Quanti sono? Dove sono? Cosa fanno? Il primo censimento dei centri del riuso e riparazione

Nonostante l’inerzia delle istituzioni e l’ostracismo del mondo produttivo sul mondo del riuso, qualcosa si muove. Nel nostro Paese ci sono infatti centri del riuso come Triciclo a Torino, Daccapo a Capannori, Cauto a Brescia o Cooperativa insieme a Vicenza e, oltre a questi più noti, molti altri. Ma quanti? Dove? Cosa fanno? Per rispondere a queste domande Danilo Boni – con il supporto del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori e della rete di Zero Waste Italy – ha avviato un censimento nazionale dei centri del riuso e/o riparazione. Il censimento ad oggi già conta 85 centri.

Fonte: Economia circolare

Sette tecnologie emergenti per ridurre l’anidride carbonica

Se l’attività umana ci sta portando sull’orlo del baratro, la buona notizia è che anche gli esseri umani stanno sviluppando e implementando nuove tecnologie che possono aiutare il mondo a liberarsi dall’abitudine al carbonio, dagli aerei elettrici al cemento “verde” alla generazione di energia dalle maree. Ad esempio, Zelp, con sede nel Regno Unito, ha inventato una cavezza che poggia liberamente sulle narici di una mucca, monitora lo scarico del metano e lo colpisce con un catalizzatore, creando acqua e CO2 meno dannosa, riducendo della metà le emissioni bovine. Solidia ha sviluppato un cemento che può essere cotto a temperature più basse, riducendo di un terzo le emissioni. Una partnership delle nazioni scandinave sta costruendo un grande traghetto alimentato da celle a combustibile a idrogeno, che creano energia dall’idrogeno gassoso e rilasciano solo acqua.

Fonte: Rolling Stone

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