Studi e buone speranze

Fukushima, 10 anni dopo le radiazioni restano. In Italia il primo Btp green. La rassegna internazionale

Le indagini di Greenpeace mostrano che gli sforzi per la decontaminazione dell’area da parte del governo giapponese sono stati fino ad ora limitati. Notizie positive arrivano invece da TikTok, il social dei più giovani, dove l'hashtag #ForClimate ha oltre 533 milioni di visualizzazioni

16 Marzo 2021

Notizie e denunce

Fukushima, 10 anni dopo è una ferita ancora aperta

Sono passati 10 anni dal terribile disastro nucleare di Fukushima, il secondo più grave della storia dopo Chernobyl. Ma non bastano a spazzare via la pesante e complessa eredità del disastro. Dal 26 marzo 2011, un team di esperti in radiazioni di Greenpeace ha raccolto dati sulle conseguenze radiologiche del disastro di Fukushima, per un totale di 32 indagini, l’ultima della quale a novembre 2020. Queste indagini mostrano che gli sforzi per la decontaminazione dell’area da parte del governo sono stati fino ad ora limitati: i livelli di radiazione nelle città di Iitate e Namie, nella prefettura di Fukushima, restano ancora oggi elevati e in alcune aree sono superiori ai limiti di sicurezza. Le indagini di Greenpeace mostrano anche che l’85% degli 840 chilometri quadrati della Special Decontamination Area (SDA), per cui il governo è responsabile della decontaminazione, è ancora contaminata da cesio radioattivo. Anche il piano del governo per lo smantellamento della centrale di Daichii si sta rivelando un fallimento: il piano risulta irrealizzabile nell’arco di tempo di 30-40 anni definito dall’attuale tabella di marcia del governo. Per porre fine a 10 anni di inganni e rimediare agli errori compiuti fino ad oggi, il governo giapponese dovrebbe fornire un giusto risarcimento ai sopravvissuti di Fukushima e rivedere il suo piano energetico per dare finalmente priorità alla sicurezza della popolazione, eliminando per sempre l’energia nucleare e rinunciando a sostituirla con fonti di energia fossile che alimentano la crisi climatica in corso.

Fonte: Greenpeace

Petrolio Basilicata, Eni condannata per traffico illecito rifiuti

Eni è stata condannata nel processo sulle estrazioni petrolifere in Basilicata. Il Tribunale di Potenza ha condannato la società per il reato di traffico illecito di rifiuti. Inoltre, la compagnia petrolifera è stata condannata al pagamento di una sanzione di 700 mila euro e alla confisca di circa 44,2 milioni di euro, da cui sottrarre i costi già sostenuti per l’adeguamento degli impianti. L’accusa, per quanto riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti petroliferi, aveva evidenziato che l’acqua separata dal greggio estratto nell’impianto della Val d’Agri era stata classificata erroneamente come rifiuto non pericoloso, nonostante all’interno vi fossero sostanze tossiche e quindi da indicare con appositi codici non utilizzati. Quei rifiuti erano stati smaltiti in impianti della Basilicata (Val Basento) e non, ritenuti non idonei. Nel 2017 con un esposto penale presentato alla procura di Potenza, Legambiente aveva chiesto di far luce sugli sversamenti di petrolio dal centro oli di Viggiano di Eni, chiedendo l’applicazione della legge sugli ecoreati. Da tale esposto è partita un’inchiesta con l’arresto dell’allora responsabile dell’impianto e un secondo processo penale per disastro ambientale ancora in corso. Dopo la condanna arrivata ieri di Eni per traffico illecito dei rifiuti, Legambiente ribadisce l’urgenza di definire immediatamente in Basilicata una strategia d’uscita dal petrolio puntando a una riconversione 100% rinnovabile del sistema energetico. Ma di questa strategia ad oggi non c’è traccia. Anzi: la situazione in Val d’Agri, dopo venti anni di estrazioni, è peggiorata dal punto di vista socio-economico, ambientale e sanitario.

Fonte: La Nuova Ecologia

Italia: in arrivo il primo titolo di Stato green, avrà scadenza nel 2045

Dovrebbe avvenire a breve l’emissione del primo Btp green, il titolo di Stato dedicato alla spesa pubblica con positivo impatto ambientale. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha infatti dato mandato alle banche per il primo collocamento sindacato del nuovo titolo, indicando che “la transazione sarà effettuata nel prossimo futuro” e che il titolo avrà scadenza al 30 aprile 2045. Il Btp verrà emesso nell’ambito del “Quadro di riferimento per le emissioni di titoli di Stato green (green bond framework)”, pubblicato il 25 febbraio dal Mef. Attraverso, infatti, l’emissione di Btp green l’Italia intende finanziare tutte le spese che serviranno a realizzare gli obiettivi di matrice ambientale che sono stati delineati dalla Tassonomia europea delle attività sostenibili. Si tratta non solo di attività connesse alla lotta al cambiamento climatico, come quelle di mitigazione e adattamento, ma anche di economia circolare, di conservazione del capitale naturale, di prevenzione e controllo dell’inquinamento. Inoltre, si legge sul sito del ministero, “l’utilizzo dei proventi raccolti tramite le emissioni di titoli green aiuterà l’Italia a sostenere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu”.

Fonte: Alleanza Italia per lo Sviluppo sostenibile

Studi e Report

Il fumo degli incendi influisce sulla salute delle vie respiratorie più di particelle fini da altre fonti

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, il fumo denso e grigio degli incendi che avvolge la California d’estate e autunno potrebbe essere più dannoso per l’uomo di quello dovuto all’inquinamento da automobili e altre fonti. Le particelle minuscole e tossiche provocate dagli incendi alimentati dal vento provocano un numero di ricoveri 10 volte superiore a causa di malattie respiratorie rispetto ad altri tipi di inquinamento, come hanno scoperto i ricercatori. Parte del problema è ciò che viene bruciato: è sempre più probabile che gli incendi brucino le case e le infrastrutture, vomitando una miscela nociva di plastica, metalli, prodotti chimici per la pulizia della casa e altri carboni innaturali. I mega-incendi – fiammate così massicce da creare il proprio vento e microclima – hanno anche maggiori probabilità di pompare il fumo più in alto, dove spesso rimane per lunghi periodi di tempo, ossidandosi e diventando più tossico. Un giorno di esposizione a un elevato inquinamento atmosferico, anche a causa di incendi, può influenzare il sistema immunitario e cardiovascolare dei bambini.

Fonte: The Guardian

La terra vale di più se lasciata selvaggia

La terra potrebbe valere di più se lasciata alla natura rispetto a quando viene sfruttata per la silvicoltura o l’agricoltura, secondo uno studio dell’Università di Cambridge con la Royal Society for the Protection of Birds. I siti ricchi di natura, come ad esempio boschi e zone umide, sono più preziosi grazie ai “servizi ecosistemici” che forniscono. I vantaggi economici della protezione di zone umide o boschi superano il profitto che potrebbe essere realizzato dall’utilizzo del terreno per l’estrazione di risorse. Un’ulteriore modifica della natura a uso umano potrebbe costare alla società più di quanto ne beneficia. Ma i costi del “capitale naturale” ancora non sono presi in considerazione. Gli scienziati hanno analizzato 24 siti in sei continenti e hanno scoperto che i rendimenti delle risorse dei “servizi ecosistemici” come lo stoccaggio del carbonio e la prevenzione delle inondazioni creati dal lavoro di conservazione erano maggiori del capitale artificiale prodotto utilizzando la terra per attività come la silvicoltura o l’agricoltura di cereali, zucchero, tè o cacao.

Fonte: La Nuova Ecologia

Mare caldo e anomalie atmosferiche favoriscono i tornado italiani

È stato pubblicato su Atmospheric Research un recente studio dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Cnr-Isac) e da un ricercatore dell’università Uqam di Montreal. Il gruppo di ricerca ha analizzato 20 anni di dati, studiando le condizioni che hanno agevolato la formazione delle trombe d’aria più intense che hanno interessato il nostro Paese. Risultano condizioni differenti per i fenomeni nel Nord e nel Sud Italia. “La temperatura del mare sembra svolgere un ruolo importante per le trombe d’aria in Puglia e Calabria e nell’Adriatico settentrionale, soprattutto per le più intense. Il nostro studio ha evidenziato che, per i vortici originati come trombe marine, il mare su cui si formano risulta generalmente più caldo della media climatologica: tale anomalia risulta maggiore per i fenomeni che interessano le coste ioniche e venete”, conclude Mario Marcello Miglietta del Cnr-Isac.

Fonte: Cnr

Aiuti per il covid, solo il 2,5% ha caratteristiche ecologiche

Nell’ultimo anno, i governi hanno promesso migliaia di miliardi di dollari in aiuti Covid-19, creando quella che alcuni osservatori hanno definito un’opportunità irripetibile per fare investimenti rispettosi del Pianeta e salvare la Terra da una catastrofe ambientale incombente. Ma questo non significa che il percorso verso una ripresa ecologica sarà facile. Secondo un rapporto lanciato dal Global Recovery Observatory, solo il 2,5% di tutta la spesa per il recupero del Covid-19 avrà “caratteristiche ecologiche positive”, come la riduzione delle emissioni di gas serra e la protezione del capitale naturale. L’Osservatorio sta monitorando il salvataggio fiscale e la spesa per la ripresa delle cinquanta maggiori economie del mondo, per definire il livello di spesa verde incorporato nei piani di salvataggio e ripresa. Lo studio fa parte del più ampio progetto di ripresa economica dell’Università di Oxford, sostenuto dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), dal Fondo monetario internazionale e dalla Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit (Giz). I ricercatori hanno scoperto che la spesa verde è concentrata nei paesi e nelle popolazioni più ricchi, minacciando di rafforzare le pericolose disuguaglianze pre-pandemiche. Eppure “i pacchetti di recupero pandemico sono un’enorme opportunità per accelerare l’azione sulle tre crisi che l’umanità deve affrontare: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento”, ha affermato Steven Stone, capo delle risorse e dei mercati dell’Unep.

Fonte: United Nation Environment Program

Buone pratiche e campagne

Ecco come il legno del dopo Vaia ha ripreso vita grazie alla Filiera Solidale Pefc

A due anni e mezzo dalla tempesta Vaia, il Pfec Italia, associazione senza fini di lucro che promuove la gestione sostenibile delle foreste, ha fatto il punto della situazione. Il legname abbattuto in Trentino è diventato protagonista di un record. A Rovereto sta infatti prendendo forma il più grande edificio in legno d’Italia, vero e proprio simbolo di rinascita: con i suoi 9 piani per 29 metri di altezza, è costruito al 100% proprio con il legno degli alberi caduti, grazie al lavoro di aziende certificate Pefc e aderenti alla Filiera Solidale, a partire dal general contractor Ri-Legno. Il progetto comprende anche un altro palazzo di 5 piani, costruito con legname strutturale (ingegnerizzato in forma di pannelli) che costituisce il 90% del totale, proveniente da legname schiantato dei boschi della Magnifica Comunità di Fiemme e dei comuni della Valle del Primiero. Le due palazzine, che saranno inaugurate nei prossimi mesi, ospiteranno nei 500 m2 per piano 68 famiglie nell’ambito di un progetto di Social Housing che offrirà alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti, destinate a persone considerate più bisognose (anziani, disabili, migranti) ma anche a giovani, famiglie monoparentali, studenti e lavoratori precari.

Fonte: Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale

Boom di bond sostenibili nel 2021

È tempo di investire nella finanza verde e più precisamente nel mercato del debito sostenibile. Il settore, dopo un 2020 di inaspettata crescita, si appresta a segnare un nuovo record per il 2021. A pronosticarlo è Moody’s Investors Service, organismo di rating statistico del credito obbligazionario. Secondo l’azienda quest’anno le emissioni di bond sostenibili, verdi e sociali da parte delle istituzioni finanziarie e delle banche di sviluppo raggiungeranno, a livello globale, la cifra di 300 miliardi di dollari. Ossia 75 miliardi in più del dato 2020, pari ad un aumento di quasi il 30%. Gli esperti di Moody’s prevedono un rinnovato slancio soprattutto grazie alle solide misure governative di sostegno nelle principali giurisdizioni. A premere sulla crescita sarà anche un mix di nuova domanda da parte degli investitori, misure politiche e standardizzazione delle normative. A livello regionale, l’Europa continua a guidare il mercato delle obbligazioni verdi, rappresentando il 49% del totale del 2020 con 50,1 miliardi di dollari di emissioni. La quota di mercato globale del continente è aumentata ogni anno dal 2016, quando rappresentava solo il 22% del totale. D’altra parte, investire nella finanza verde è divenuto più semplice nell’Unione europea dopo la pubblicazione di una Strategia dedicata, dei Green Bond Standard e della nuova tassonomia. Nel contempo, le emissioni del Nord America e dell’Asia-Pacifico hanno rappresentato rispettivamente il 20% e il 19% del mercato totale delle obbligazioni verdi, lasciando ad America Latina, Medio Oriente ed Africa la fetta più piccola.

Fonte: Rinnovabili.it

Gli attivisti per il cambiamento climatico di TikTok

Le complessità e le ipotesi della scienza del clima non sono facili da spiegare per alcuni tipi di pubblico. Eppure, su TikTok, una delle piattaforme di comunicazione più attive al mondo, il cambiamento climatico è un argomento in rapida crescita. L’hashtag #ForClimate ha oltre 533 milioni di visualizzazioni. Ogni giorno, migliaia di creatori di contenuti per lo più della Gen Z pubblicano video sul cambiamento climatico e sul loro rapporto personale con esso. Nell’arco di cinque minuti, si possono ottenere suggerimenti sul movimento zero rifiuti, vedere un adolescente piangere mentre guarda gli orsi polari affamati, conoscere il razzismo ambientale e vedere gli scienziati che lavorano in Antartide. Thomas Schinko, vicedirettore del programma di ricerca Risk and Resilience presso l’International Institute for Applied Systems Analysis, afferma che l’aspetto narrativo di TikTok è ciò che lo rende così efficace. “Dalla nostra esperienza di ricerca sappiamo che lo storytelling è la chiave per comunicare la crisi climatica in un modo che possa portare ad agire”. Secondo Schinko, TikTok ha un potenziale incredibile come piattaforma di attivisti basati sull’arte. “Con idee creative, lavori artistici e molto impegno, mostrano in un modo in parte umoristico, in parte spaventoso e inquietante quanto sia importante proteggere il clima”.

Fonte: Wired

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.