Report e studi
Cambiamenti climatici e pandemia, c’è un possibile legame
I pipistrelli sono la probabile origine zoonotica di diversi coronavirus (Cov) che infettano gli esseri umani, inclusi Sars-Cov-1 e Sars-Cov-2, che hanno entrambi causato epidemie su larga scala. Il numero di Cov presenti in un’area è fortemente correlato alla ricchezza di specie di pipistrelli locali, che a sua volta è influenzata dalle condizioni climatiche che determinano la distribuzione geografica delle specie. La provincia cinese meridionale dello Yunnan e le regioni limitrofe in Myanmar e Laos formano un punto caldo globale di aumento della ricchezza di pipistrelli determinato dal cambiamento climatico. Considerando un aumento stimato dell’ordine di 100 Cov trasportati da pipistrelli in tutta la regione, il cambiamento climatico potrebbe aver giocato un ruolo chiave nell’evoluzione o nella trasmissione dei due Cov della Sars.
Il report completo sui rischi di incendi boschivi nelle aree italiane
Il Joint Research Centre (Jrc) ha pubblicato il 20° rapporto annuale del Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Boschivi (Effis). Il documento fornisce informazioni sull’evoluzione del pericolo di incendio nelle regioni europee e mediterranee, i danni causati dal fuoco e una descrizione dettagliata delle condizioni del fuoco durante la campagna 2019 nella maggior parte dei paesi che fanno parte della rete Effis. Per l’Italia, sia il numero di incendi che gli ettari percorsi sono stati maggiori rispetto a quelli dell’anno precedente, sia nel periodo invernale, a causa del vento e della siccità, sia in quello estivo. A livello nazionale, le aree più colpite sono state le zone di macchia mediterranea situate sulle colline dell’Italia centro-meridionale. Il report conferma il ruolo fondamentale che i cambiamenti climatici giocano sulla frequenza e sull’intensità degli incendi, aumentati in numero e in superficie, rispetto all’anno precedente. L’Italia sta sviluppando una strategia nazionale mirata soprattutto alla prevenzione ma anche alla pianificazione integrata delle attività agro-silvo-pastorali.
Fonte: Società Italiane di Selvicoltura ed Ecologia
Dal 2025 l’Artico potrebbe non proteggerci più
La calotta di ghiaccio del Polo Nord assolve a molteplici funzioni. Non solo è indispensabile per la regolazione dei fenomeni atmosferici su tutto il Pianeta, ma è anche un’efficiente forma di contrasto all’eccessivo surriscaldamento degli oceani. L’enorme distesa di ghiaccio rappresenta infatti un filtro per le acque più profonde: il calore generato dalla radiazione solare non riesce a penetrare, venendo rimbalzato nell’atmosfera. Decenni di scioglimento progressivo dei ghiacci dovuto all’aumento delle temperature globali e alla crescita di CO2 e altri inquinanti, però, stanno portando al punto di non ritorno. Lo strato ibernato dell’Artico potrebbe infatti raggiungere spessori troppo ridotti per assicurare il suo potenziale protettivo. La principale conseguenza è un aumento delle temperature delle acque, che potrebbe arrivare a due gradi centigradi in eccesso in pochissimi anni. Secondo gli esperti, oggi solo meno del 14% del ghiaccio artico mantiene la sua funzione protettiva, una percentuale – per quanto già esigua – che potrebbe addirittura peggiorare nei prossimi anni, fino a raggiungere lo zero nel 2025. Questo vuol dire che, in poco più di quattro anni, i cambiamenti climatici potrebbero subire una profonda accelerazione, con tutte le conseguenze pericolose del caso sia sulla sopravvivenza dell’uomo che degli habitat naturali.
Appelli e denunce
La strage in India poteva essere evitata, gli scienziati avevano avvisato il governo dei rischi
Molto prima che arrivassero le inondazioni, spazzando via centinaia di persone e spazzando via dighe e ponti di nuova costruzione, i segnali di allarme erano chiari. L’Himalaya si sta riscaldando a un ritmo allarmante da anni, il ghiaccio intrappolato a lungo nei ghiacciai si sta sciogliendo, nel suolo e nelle rocce, aumentando il rischio di devastanti inondazioni e smottamenti, come avevano avvertito gli scienziati. Le popolazioni vicine erano vulnerabili e l’ecosistema della regione era diventato troppo fragile per i grandi progetti di sviluppo. Ma il governo indiano ha superato le obiezioni degli esperti e le proteste dei residenti locali per far saltare le rocce e costruire progetti di energia idroelettrica in aree instabili come quella nello stato settentrionale dell’Uttarakhand, dove è avvenuto il disastro. Gli abitanti del villaggio hanno detto che le autorità che sovrintendono ai costosi progetti di sviluppo non li avevano preparati per quello che sarebbe successo, dando un falso senso di fiducia che non sarebbe successo nulla.
Trivelle, “Serve stop europeo”: 63 eurodeputati scrivono alla Commissione
“Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 e tener fede agli Accordi di Parigi occorre vietare le trivellazioni, sia in mare sia in terra, che tra le attività legate alle fonti fossili sono una delle più pericolose”: così Eleonora Evi, eurodeputata dei Verdi europei, cofirmataria della lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen da 63 parlamentari europei, provenienti da quattro gruppi politici diversi e dal gruppo misto. Un’ottima occasione per mettere al bando le trivellazioni si presenterebbe con la revisione della Ue sulla sicurezza delle operazioni offshore, che tuttavia, sulla base del report di valutazione pubblicato lo scorso novembre, la Commissione non sembra aver pianificato. Modificare la Direttiva, secondo gli eurodeputati, è invece fondamentale per dare una risposta efficace alle sfide date dalle trivelle all’ambiente marino e alle persone. Lo stesso report della Commissione evidenzia, infatti, che gli Stati membri non solo autorizzano un numero sempre maggiore di infrastrutture, ma non le monitorano, e aumenta quindi concretamente il rischio di incidenti come quello DeepWater Horizon del 2010.
Slow food, no alla quotazione di acqua in borsa
“Non si può dare valore all’acqua come si fa con altre materie prime scambiate” ha detto di recente Pedro Arrojo-Agudo, Relatore Speciale dell’Onu sul diritto all’acqua, lanciando l’allarme e ricordando come “l’acqua appartiene a tutti ed è un bene pubblico, strettamente legato a tutte le nostre vite e ai mezzi di sussistenza ed è una componente essenziale per la salute pubblica”. Come Slow Food, questo concetto era stato espresso nell’ormai lontano 2011, quando avevamo votato in massa cercando di affermare l’importanza dell’acqua bene comune. Al contrario, l’inizio della quotazione dell’acqua segna un prima e un dopo per questo bene indispensabile per la vita sulla Terra e rappresenta una grave minaccia ai diritti umani fondamentali.
La Cina insegna il cambiamento climatico agli alunni, ma senza mettersi in discussione
L’interesse dei giovani per l’ambiente è qualcosa che il governo cinese sta cercando di coltivare, mentre persegue riforme ad ampio raggio per eliminare le sue emissioni nette di anidride carbonica entro il 2060. Ma l’approccio guidato dallo stato al cambiamento climatico è meno tollerante nei confronti del dibattito pubblico su come arrivarci. In altre parole, le autorità vogliono che i loro bambini sostengano le sue campagne verdi, ma preferirebbero che il loro attivismo si fermasse ad abbassare la propria impronta di carbonio. Le lezioni ruotano anche attorno alla campagna del presidente Xi Jinping per rendere la Cina una “eco-civiltà”, un concetto che ha portato a una serie di politiche tra cui lo smistamento obbligatorio del riciclaggio, la costruzione di città verdi e il divieto di cannucce di plastica monouso. Ma la discussione si ferma qui. Non si discute dell’obiettivo zero della Cina o dell’enorme influenza che il più grande inquinatore del mondo ha sulla traiettoria climatica del pianeta.
Buone pratiche e buone notizie
Soffri di ansia climatica? C’è chi può aiutarti
Nel 2020, un sondaggio dell’American Psychiatric Association ha rilevato che più della metà degli americani è preoccupata per l’effetto del cambiamento climatico sulla propria salute mentale. Ma con l’aumento della prevalenza dell’ansia climatica, è cresciuto anche il numero di persone che lavorano per alleviarlo, sia per se stessi che per coloro che li circondano. La eco-angoscia può manifestarsi in una serie di modi, dall’ansia per ciò che il futuro riserverà all’estremo senso di colpa per gli acquisti e i comportamenti individuali. Anche se a volte i suoi sintomi rispecchiano quelli dell’ansia clinica, l’eco-disagio, secondo gli esperti, è una reazione ragionevole ai fatti scientifici, che, nei casi lievi, dovrebbe essere affrontata, ma non patologizzata. Per molti americani, la consulenza per il disagio climatico è relativamente accessibile. In alcune comunità, tuttavia, soprattutto nei paesi meno ricchi, può essere più un privilegio raro.
Porti verdi, la road map per la decarbonizzazione del trasporto marittimo
La decarbonizzazione del trasporto marittimo può dare un contributo determinante nella lotta alla crisi climatica. Lo spiega il report “Porti verdi: la rotta verso uno sviluppo sostenibile” a cura di Legambiente ed Enel X. Il dossier fa il punto su un processo che deve essere accelerato puntando su innovazione tecnologica, digitalizzazione dei sistemi logistici portuali, efficientamento energetico degli scali, integrazione tra porti e rete ferroviaria creando “corridoi green”, progressiva elettrificazione dei consumi attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili e conversione della flotta navale con mezzi aventi un minor impatto ambientale.
Forbes, le 100 realtà sostenibili del 2020
Nello Speciale “100 Responsibility 2020”, Forbes Responsibility presenta una selezione di 100 realtà che si sono distinte nel 2020 per il contributo sistematico all’affermazione della cultura della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità. Dalle assicurazioni alle banche e al consulting, passando per il consumer, energia, finanza, fino alle migliori eccellenze sostenibili in food, industry, moda e design, tech. Tra queste figurano anche Banca Etica, Caes, Coop, E-On, Forest Stewardship Council e Sanixair. Per la categoria food, le prime dieci sono: Agritalia, Cantina Produttori di Valdobbiadene, Caviro, Consorzio Franciacorta, Domori, Granarolo, Illy Caffè, Mutti, Pascol, Rigoni di Asiago.
Junker lancia Ead, l’Etichetta Ambientale Digitale
Trovare direttamente sulle confezioni tutte le istruzioni per differenziare correttamente i nostri rifiuti, in modo dettagliato e per di più geolocalizzato in base alle regole del Comune in cui ci troviamo è oggi possibile, grazie all’app per la differenziata Junker. Forte di un database di oltre 1,6 milioni di prodotti, la piattaforma ha messo a punto un innovativo sistema di etichettatura ambientale digitale, che per la prima volta in Italia sarà lanciato sui contenitori KEEPizza. Si stima che in Italia ogni anno siano utilizzati quasi 800 milioni di contenitori pizza. E purtroppo molti, troppi finiscono inesorabilmente nel bidone sbagliato. Da oggi tutte le pizze contenute in una confezione KEEPizza troveranno stampato sul cartone un QR Code personalizzato. Per sapere dove gettare l’imballaggio una volta finita la cena, basterà inquadrare il codice con lo smartphone.
Benessere animale, proposta di etichettatura secondo il metodo di allevamento
Attualmente le etichette presenti sul mercato dei latticini possono essere anche molto fuorvianti: claim che si riferiscono a “verdi pascoli”, così come etichette e certificazioni disomogenee e confondenti sul benessere animale. L’etichettatura proposta da Legambiente, che descrive i diversi sistemi di allevamento delle vacche da latte, sottolinea l’importanza della dismissione dei sistemi alla posta, dove le vacche possono trascorrere anche tutta la propria vita legate, e dell’accesso al pascolo, che consente alle vacche di esprimere comportamenti naturali propri dei ruminanti. Compassion in World Farming (Ciwf) e Legambiente ritengono necessaria un’etichettatura secondo il metodo di allevamento, volontaria, univoca e nazionale, che renda i consumatori protagonisti della transizione verso sistemi di allevamento più sostenibili. Una chiara tabella con cui identificare con facilità i diversi metodi di allevamento, come a esempio, al pascolo, a stabulazione libera o a stabulazione fissa (con le vacche legate).
L’opinione
La transizione ecologica ha futuro se è radicale e non prigioniera del compromesso
di Paolo Pileri
Se il ministero della Transizione ecologica vorrà essere una novità, dovrà guadagnarsi uno spazio che non può essere di compromesso, ma radicale. Chiunque sarà il ministro della transizione ecologica dovrà innanzitutto spiegare che con la tutela ambientale noi possiamo generare centinaia di migliaia di posti di lavoro green e dignitosi. Dovrà convincere i cittadini e le imprese che la manutenzione del territorio è la nostra prima e più importante opera pubblica, che il Piano di ripresa e resilienza si è dimenticato. Dovrà spiegare che non esistono solo le nove grandi città italiane sulle quali investire, ma anzi che bisognerà capovolgere l’agenda delle priorità e partire dagli ultimi: i piccoli Comuni, le aree interne, le fragilità territoriali. Dovrà convincere gli affamati e sedicenti esperti di marketing della qualunque cosa che non ci si può gettare su qualunque piatto allo stesso modo e che la “promocommercializzazione” del territorio che ha massacrato i nostri paesaggi nel passato lasciandoci in eredità un sacco di bruttezza, dismissione, danni, debiti e intere coste abbruttite e cementificate da strade, piattaforme logistiche e commerciali non è la ricetta del futuro. La musica deve cambiare. La virtù deve prevalere sulla sciatteria. Il progetto sulla promozione. La visione sulla fretta di fare. L’incubo dell’incasso deve venire dopo la generazione di sana occupazione. La natura deve comandare e non subire perché non c’è un solo oggetto tra tutti quelli che usiamo ogni giorno che non arrivi dalla natura: tutta la nostra economia dipende dalla natura ma noi fingiamo da decenni di non saperlo e la calpestiamo facendo il contrario.