Italia Viva è in malafede su Bonafede: ecco i tanti meriti del Ministro

2 Febbraio 2021

Nessuno è insostituibile. D’accordo. Ma neppure si può condizionare la formazione di un governo alla sostituzione di un ministro considerato inadeguato se invece a essere inadeguato è proprio questo giudizio. Mi riferisco ad Alfonso Bonafede, tornato al centro della bagarre dopo la minaccia di Italia Viva e del centrodestra di votare contro la sua relazione annuale sulla giustizia, prevista per mercoledì scorso prima che Conte si dimettesse. Va da sé che in ogni vicenda umana si alternano luci e ombre. Così è anche nel bilancio dell’attività ministeriale di Bonafede. Per il quale però i profili positivi mi sembrano nettamente prevalenti. Ne ricordo alcuni.

Per cominciare cito un magistrato certamente senza “simpatie” a sinistra. Il procuratore generale di Torino Saluzzo, che inaugurando l’anno giudiziario 2021 ha dato atto al ministro di “una forte accelerazione sul fronte delle strutture e dell’innovazione, con ‘salti’ nel futuro che in condizioni normali avrebbero richiesto anni” (il riferimento è al processo telematico); e di “una poderosa politica assunzionale, che non si vedeva da oltre 20 anni, continuata e gestita anche nel periodo peggiore della crisi sanitaria”. Non è poco, anzi!

Quanto al futuro, si sa che via Arenula ha elaborato nell’ambito del Pnrr un piano straordinario per il miglioramento dell’efficienza della nostra giustizia. Le raccomandazioni della Commissione Ue per il 2019-2020 sono state recepite una per una: si è così predisposto per tempo tutto ciò che serve a garantirsi e gestire i cospicui finanziamenti previsti nel Recovery plan.

La legge “Spazzacorrotti” l’ha fortemente voluta proprio Bonafede ed è persino troppo facile ricordare che era dai tempi di Tangentopoli (preannunziata dagli scandali Italcasse, Lockheed e Petroli) che l’estensione della corruzione gridava vendetta, cioè postulava una legge di contrasto davvero efficace: arrivata solo nel 2019, appunto con la “Spazzacorrotti”, che non a caso ha ottenuto significativi apprezzamenti anche in Europa.

Con la ministra Bellanova, Bonafede ha fatto approvare dal Cdm un progetto di riforma dei reati agroalimentari (ora in Parlamento), utile a fronteggiare i nuovi complessi fenomeni di frode alimentare, ben lontani ormai dal caso dell’oste che mescola acqua con il vino. Un progetto per garantire cibo sano, territori salubri e cittadini consapevoli, garantendo benessere alla collettività e distintività alle produzioni.

C’è poi il tema della riforma della prescrizione, anch’essa “targata” Bonafede. Punto di partenza imprescindibile è che la percentuale italiana di prescrizioni – del 10-11% contro lo 0,1-2% degli altri Paesi europei – era per la nostra giustizia una vergognosa bancarotta, dovuta al fatto che solo da noi la prescrizione non si interrompeva mai. Con un effetto ancor più grave: la coesistenza di due distinti codici: uno per i “galantuomini” (cioè le persone considerate “per bene” a prescindere…); l’altro per i cittadini “comuni”. Perché la prescrizione giocava sempre a vantaggio dei primi, mentre i secondi ne “godevano” assai meno.

Una asimmetria fonte di ingiustizia e disuguaglianze. Un sistema dove in realtà era la prescrizione infinita (senza mai uno stop definitivo) che contribuiva fortemente a far durare all’infinito certi processi. Un cortocircuito. Cui Bonafede ha cercato di rimediare.

Infine ricordo la gestione del delicato problema dei mafiosi che, per paura del Covid, venivano generosamente scarcerati e restituiti coi domiciliari ai loro territori, un punto obiettivamente a favore della mafia che lo sfruttava in funzione anti-Stato. Un pericolo che Bonafede ha coraggiosamente limitato.

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