Coronavirus, per la nostra resistenza servono anche gli psicologi

15 Marzo 2020

“Il picco forse raggiunto”. Maria Rita Gismondo, “Il Fatto Quotidiano”

“ A Roma picco nei prossimi giorni”. “Repubblica”

Prepariamoci. La settimana che si apre sarà diversa da quelle precedenti perché pur permanendo in uno stato d’incertezza totale saremo come naufraghi che sperano d’intravedere all’orizzonte il profilo di un’isola, o almeno di uno scoglio. Il picco. Perché sappiamo che le epidemie hanno un inizio e una fine. Perché sappiamo che la fine si annuncia con il punto più alto del contagio, dopodiché comincia la discesa. Perché sappiamo che lo scollinamento del morbo ci sarà, ma non sappiamo quando.

Forse è già cominciato. Forse ci sarà entro la prossima settimana. Forse dovremo prepararci ad aspettare la fine di marzo, e forse anche di aprile. E poi chi ci assicura che il picco si presenterà uniforme in tutta Italia, e nello stesso momento? Mentre a Milano l’infezione potrebbe recedere, a Roma o a Napoli potrebbe avanzare.

Tutte domande comprensibili, sensate ma sulle quali adesso faremmo bene a non fissarci troppo se non vogliamo essere attaccati da un altro virus assai insidioso: quello mentale, psicologico. Che si manifesta con l’attesa crescente, che senza progressi visibili può trasformarsi in ansia, frustrazione, angoscia. Molti (tutti) in mancanza delle tanto attese buone notizie possono essere tentati di allentare l’autodisciplina dei comportamenti, quella indotta dalle misure del governo e che negli ultimi giorni ha di fatto positivamente desertificato le città.

Infatti, c’è il problema connesso alla data di mercoledì 25 marzo fissata dal decreto Conte come termine del tutti in casa e dunque della fase più dura della quarantena. Ma se per quel giorno il picco non fosse stato ancora raggiunto, o si presentasse non in maniera uniforme, o contraddittoria è chiaro che il governo sarebbe costretto a fissare un termine ulteriore, e anche questo prolungabile non sappiamo fino a quando.

Ecco perché sarebbe opportuno, forse anche necessario, che i bollettini della nostra resistenza quotidiana fossero commentati in televisione non soltanto da virologi ed epidemiologi, ma anche da esperti di psicologia di massa in grado di accompagnarci in questo percorso così impervio e inesplorato. Per spiegarci. Per rassicurarci. Per prepararci al futuro, qualunque esso sia.

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