L’intervista - Parla il ministro Bonafede (M5s)

Bonafede sulle sentenze non eseguite per carenza di personale: “Assunzioni e task force mobili per garantire certezza della pena”

L'intervista al Guardasigilli - I piani per evitare altri casi come quello dell’omicida di Torino che doveva già essere in carcere

7 Aprile 2019

di Maddalena Oliva e Giovanna Trinchella

Ministro Bonafede, la cronaca offre da settimane casi di polemica per cui la magistratura finisce sotto attacco. L’ultimo è Torino.

In questi anni, i vari legislatori hanno scaricato sulla magistratura la loro mancanza di assunzione di responsabilità. Prima di far diventare tutto polemica, bisogna studiare i fatti e lavorare perché certe situazioni non si ripetano. Un conto sono le sentenze e gli sconti di pena sui femminicidi: per cui abbiamo inserito nel Codice rosso un articolo che prevede che le attenuanti non debbano essere più prevalenti sulle aggravanti, e stabilendo, nella legge sul rito abbreviato, nessuno sconto di pena per i reati gravi per cui è previsto l’ergastolo. Il caso di Torino, però, pone altre questioni. Ho attivato l’Ispettorato del ministero per capire se è negligenza di un singolo o un problema di sistema.

Quante sono le sentenze definitive non eseguite?

Non è ancora un dato disponibile, avvierò un monitoraggio Corte per Corte. Negli anni abbiamo visto svuotacarceri, indulti, tutti provvedimenti che indebolivano la certezza della pena. Le condanne non possono essere scritte con l’inchiostro che si cancella… Bisogna innanzitutto riaffermare questo principio, che, per me, va di pari passo con la funzione rieducativa della pena. E poi c’è una questione relativa alla tenuta economica del sistema.

Come interverrà?

Sono in arrivo le attese assunzioni di 903 assistenti giudiziari ‘con scorrimento delle graduatorie’, e di 1.850 funzionari per cui bisogna fare i concorsi. Ho inoltre avviato un piano di investimento di risorse che prevede l’iniezione di 3mila unità come personale amministrativo; 360 magistrati già vincitori di concorso, assunzioni già deliberate dal passato governo, finora bloccate; 1.300 agenti di polizia penitenziaria già nel 2019; più un aumento di pianta organica di 600 nuovi magistrati. E poi, da giugno, il piano di digitalizzazione del processo penale, importantissimo.

Il Procuratore Francesco Greco parla, se guardiamo alle scoperture dell’organico, di una ‘questione settentrionale’: solo a Milano il 37%.

Come detto, stiamo lavorando alla nuova pianta organica. La novità è che non sarà statica: il numero dei magistrati assegnati a ogni Procura potrà modificarsi, a seconda delle necessità, ed esisterà una task force “mobile”, dedicata a coprire le scoperture. Non tutto si fa per legge, a volte basta una buona organizzazione.

Lei più volte ha detto che, dopo lo scontro politica-magistratura degli anni del Berlusconismo, la sua mission è parlare di giustizia senza nessuna ideologia, con l’obiettivo di renderla affidabile per il cittadino.

Con le leggi di giustizia fin qui approvate ci stiamo provando: è la migliore risposta al pantano politico che ha caratterizzato i vent’anni precedenti.

Questi risultati vengono spesso oscurati dal dibattito sul “pantano politico” attuale. Penso alla discussione sulla mancata autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini sul caso Diciotti…

I cittadini valutano il lavoro che si fa, non le polemiche. Sulla prescrizione, per esempio, sono stato attaccato a 360 gradi: da forze che si sono trovate incredibilmente insieme come Forza italia e Partito democratico, e da parte di quella magistratura che da anni si batteva per un limite alla prescrizione. Eppure sono andato avanti.

Il dibattito sul blocco della prescrizione ha risentito anche della paura, manifestata in primis dai penalisti, di un “cupo e cinico populismo giustizialista”. C’è differenza sull’idea di giustizia tra voi e la Lega?

Fino ad ora ci siamo trovati molto compatti. Giustizialismo e garantismo sono categorie che non amo, ma i penalisti sono stati coerenti. Le forze politiche, invece, quando avviene un femminicidio, o un ragazzo è ucciso per strada, gridano “giustizia!”: poi scrivo una legge sulla certezza della pena e dicono che sono giustizialista. È il massimo dell’ipocrisia.

È alle prese con la riforma del processo penale, ma sembra non esserci l’accordo tra M5s e Lega.

L’accordo effettivamente ancora non c’è, ma ci sono stati diversi incontri in cui abbiamo lavorato bene. A breve un nuovo vertice anche col premier Conte.

Il ministro Giulia Bongiorno avrebbe detto: ‘Non siamo d’accordo su niente’.

Sono voci di corridoio. Quando poi ci incontriamo, la quadra si è sempre trovata.

Anche sulla riforma del processo civile le trattative sono ferme.

L’accordo politico è chiaro. Dobbiamo solo fissarne i punti in un ultimo incontro.

La proposta di legge sulla separazione delle carriere tra pm e magistrati ordinari è alla Camera. Altra grana per il governo?

Rispondo semplicemente che non è nel contratto.

“Abbiamo problemi ideologici”, ha detto ieri Luigi Di Maio.

Il Movimento 5 Stelle è post-ideologico. Siamo forze politiche totalmente differenti, ma ci guida un contratto di governo post-ideologico.

Se la famiglia di Stefano Leo dovesse chiedere un risarcimento per la mancata esecuzione della pena?

Lo Stato deve scusarsi con questa famiglia. E le scuse si concretizzano lavorando affinchè non ci siano più casi del genere. Non parlo solo di amministrazione della giustizia, anche della sicurezza che va garantita nelle strade.

È un riferimento al ministro Salvini?

Le ho detto… non raccolgo provocazioni.

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