Sfida sui social

Le vittime alla riscossa: ora Salvini perde con la Boldrini

Miracoli mancati - Per la prima volta la comunicazione web del leader del Carroccio è in crisi Colpa anche della sua “peggior nemica”

Di Selvaggia Lucarelli
3 Aprile 2019

Sta succedendo qualcosa nel mondo della comunicazione politica 2.0 e sebbene possa sembrare una faccenda irrilevante, è qualcosa per cui il capitano Matteo Salvini e il mozzo Luca Morisi non stanno dormendo da qualche notte. L’incontrastata supremazia social del leghista è infatti in affanno per colpa del suo peggior nemico, per colpa di colei che ebbe le sembianze di una bambola gonfiabile su un palco di Busto Arsizio e che ora, per contrappasso, sta sgonfiando il bambolotto Salvini sui social con una artiglieria di tweet e commenti. Lei è naturalmente Laura Boldrini. Il suo avversario è La Bestia di Luca Morisi, macchina di propaganda social esperta in algoritmi e viralità.

Boldrini e Salvini, la “Bella Ciao” e la “Bestia”, li potremmo definire, se non fosse che di fiabesco in questa contrapposizione c’è ben poco. In compenso, c’è molto di interessante, perché nell’ultimo periodo il ministro dell’interno e l’ex presidente della Camera sembrano essersi scambiati i ruoli. Matteo Salvini è passato dalla comunicazione aggressiva dei primi tempi (Ruspa, Tutti a casa, Un calcio nel sedere, La pacchia è finita) a un registro vittimistico del tutto inedito (Mi minacciano!). La Boldrini è passata da una comunicazione vittimistica (mi insultano, mi offendono) a una cifra più audace e bellicosa (Salvini, ma quando lavori?). La Bestia, insomma, al momento pare una mammoletta, la Boldrini un puma incazzato. E i risultati parlano chiaro: la Bella Ciao comincia a fare più numeri della Bestia.

La polarizzazione Salvini/Boldrini, che da sempre è stata più utile a lui che a lei, è ormai un ottimo strumento di propaganda per la Boldrini e un fantozziano boomerang per Salvini. Prendiamo la giornata di lunedì. Il capitano abbandona per un attimo il suo tiramisù realizzato con uova partorite dalle chiappe di galline italiane doc e posta un video in cui la Boldrini dice “L’immigrazione non è un problema” commentando: “A lei andava bene l’invasione clandestina incontrollata!”. Realizza 3000 like. Arriva la risposta: “Buongiorno ministro, sono un collaboratore di Laura Boldrini, che ora è impegnata in un incontro con gli studenti e non ha tempo né voglia di stare sempre a rispondere alle sue bufale. Mi ha chiesto solo di domandarle: #maquandolavori?”. Risultato: 12.000 like e 4000 retweet. Il che vuol dire due cose: 1) il tema immigrazione per aizzare il popolo sui social comincia a indebolirsi 2) neanche la Boldrini, ma il social media manager della Boldrini, gli ha fatto un mazzo tanto.

Lo stesso è accaduto in occasione del congresso della famiglia di Verona. La Boldrini aveva partecipato al corteo femminista ballando una tarantella, Salvini l’aveva perculata sui social, è finita che l’hashtag #ioballoconlaura nato più per attaccare Salvini che per sostenere la Boldrini, è stato in trend topic per due giorni. Il tiro al bersaglio sul nemico donna, di sinistra e amico degli immigrati non sembra più dare i suoi frutti come una volta, quando un qualsiasi riferimento alla Boldrini era un coro di insulti a supporto del capo di tutti i bulli. Ecco perché Salvini sta passando dall’attaccare al raccontarsi come quello attaccato, minacciato, offeso, insultato. A fare meno la Bestia e più la bestiolina ferita con la zampetta nella tagliola. Basta dare un’occhiata alla comunicazione da perseguitato social di Salvini solo nell’ultima settimana per rendersi conto della situazione, roba che a scorrere tutti i suoi tweet pare di leggere la bacheca di un rohingya in fuga dal Myanmar, di una yazida scappata da un miliziano di Isis.

Piagnucola perché Romano Prodi gli dà del razzista, che, voglio dire, se glielo dice la barista sotto casa forse ha un bacino di influenza più ampio (almeno tra quelli che fanno colazione la mattina). Frigna perché sul Fatto qualcuno “ha elencato i piatti che ha postato sui social, come fanno milioni di italiani!”. Poi posta la scritta “Fascista leghista morite tu e Salvini” su un muro a Salerno e commenta “Altre minacce di morte, vigliacchi!”. Scrive che l’hanno minacciato a Torino, posta la foto di una ragazza col temibilissimo cartello “Salvini cazzo vuoi, non sei mia madre!”. Dice che D’Alema l’ha definito rozzo e allora “Va capito, poveretto. A sinistra se la sognano una Comunità come la nostra! Buon Maalox anche a D’Alema!”. Mancava solo lo gne-gne finale. Poi bela perché a Brescia hanno bruciato un fantoccio con le sue fattezze, perché Vauro e Fratoianni lo attaccano, perché a Livorno lo minacciano, posta una sua foto al telefono con didascalia “Senza nessuna paura di minacce, insulti o processi, si lavora per l’Italia”, che voglio dire, magari era al telefono con la figlia di Verdini per sapere se Dumbo le è piaciuto.

Insomma, manca solo che posti la foto del taglio sul mignolo fatto tagliando le zucchine e la scritta “Ho tanta bua, ma se voi ci siete io ci sono amici!”. Infine – e questo è il segnale di difficoltà più eclatante – scrive il tweet “Belle no? Perfette per rispondere ai rosiconi nei commenti! Divertitevi, le trovate su tutti i social, Whatsapp e Messenger!”. Il tutto per promuovere le gif animate con le citazioni di Salvini. Sì, avete capito bene. Un ministro che promuove la sua gif animata con la scritta “FENOMENO”.

Chiedo al responsabile della comunicazione della Boldrini, Flavio Alivernini, di commentare questo capovolgimento di ruoli. Risponde così: “Per anni la ‘bestia’ ha fatto solo propaganda e la cosa ha funzionato. Ora che la Lega è al governo, avrebbero dovuto cambiare strategia e occuparsi dei problemi degli italiani anziché continuare a urlare slogan vuoti. I continui ‘cappotti’ di Boldrini a Salvini sui social dimostrano che la Rete ha degli anticorpi e dietro ogni profilo ci sono persone con senso critico – non solo voti da strappare a ogni costo – e che alla lunga distinguono una comunicazione autentica da una strumentale”.

Chiedo anche a Luca Morisi se ha voglia di commentare, ma non risponde. Forse, come in certe arene, infilzando le banderillas sul dorso della Bestia per farla tornare incazzata come un tempo, è rimasto incornato pure lui. Come il suo capitano.

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