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Preso “zu” Settimo. È già finita la prima Cupola post-Riina

La retata - 46 arresti in Sicilia, tra cui il gioielliere Mineo, 80 anni, “travet” mafioso ritenuto il nuovo numero uno della Commissione di Cosa Nostra
Preso “zu” Settimo. È già finita la prima Cupola post-Riina
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Ottanta anni, il curriculum criminale di un travet di Cosa Nostra, fin dal maxiprocesso di Falcone (condannato a 5 anni) e a una nuova condanna 11 anni nel 2001: per magistrati e investigatori è il gioielliere Settimo Mineo, negozio nei pressi della stazione centrale, indicato con una certa enfasi dalla politica come “l’erede di Totò Riina”, il nuovo capo della Cupola palermitana che ricostituita a 26 anni dalle stragi (anche se, assicura il procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho, “la strategia stragista non è più condivisa”) è stata disarticolata dall’inchiesta “Nuova Cupola”, condotta dai carabinieri del comando provinciale e coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli che ha spedito in carcere 46 tra boss e gregari e ha ricostruito gli assetti dei clan palermitani di Porta Nuova, Pagliarelli, Bagheria, Villabate e Misilmeri riuniti adesso sotto l’ombrello decisionale della nuova commissione riunita il 28 maggio in una zona di Palermo che gli investigatori collocano nei pressi di viale Michelangelo. A svelare i nuovi assetti di vertice è una microspia piazzata dai carabinieri in una Panda, con a bordo Francesco Colletti, reggente del mandamento di Villabate che rivela a un altro affiliato, Filippo Cusimano, i dettagli della prima riunione della Commissione provinciale dal ’93, avvenuta a Palermo il 28 maggio scorso, in cui vengono fissate le nuove regole: “È una regola proprio la prima! Nessuno è autorizzato a poter parlare dentro la casa degli altri… siccome c’è un referente…”, rivela Colletti.

Rapporti tra mandamenti tenuti soltanto dai nuovi reggenti per evitare equivoci che in Cosa Nostra si pagano con la vita, e ora regolati dalla commissione all’interno della quale lo “zio Settimo”, o “il vecchio”’, come viene chiamato il boss dagli affiliati, sembra avere un ruolo di primus inter pares: “Ci parte lo zu’ Settimo – aggiunge Colletti – io mi ricevo a chiunque, però se sbagliano ve lo faccio sapere che… me lo porto… me lo filo… così dice?… e diciamo così… io vengo qua e vi dico dov’è… l’errore… pure che lo ha fatto quello… lo hai fatto tu se è di Villabate… lo hai fatto tu se è di Tommaso Natale… o lo hai fatto tu se sei della Piana… o tu se sei di San Giuseppe Jato… o tu se sei di Corleone… mi spiego?… l’errore lo avete fatto voi… – dice – ma io non ne sapevo niente… di testa sua… è proprio per questo lo devi mandare”. E, chiosano gli investigatori, “il riferimento ai mandamenti di San Giuseppe Jato e Corleone, correlato a quello dei vecchi di paese che erano presenti alla riunione, lascia ritenere che tutte e 15 le articolazioni mandamentali di cosa nostra palermitana erano rappresentate nel corso della riunione”. Che non è stata l’unica, a sentire la voce di Colletti, che intercettato l’ottobre successivo, rimproverando Cusimano per una relazione extraconiugale, citava una “regola scritta”: “Ieri… (abbassa il tono di voce, ndr) una riunione generale e c’è un … una cosa scritta che ti farò leggere… ma tutti quanti… la prima di tutti c’è scritto questo… c’è scritto che non ne puoi avere ingazzamenti (relazioni extraconiugali,ndr) proprio è chiaro”mettere fuori a chiunque con.. tutti sti discorsi” capito?”.

E per spiegare che Cosa Nostra tollera un’avventura ma condanna una relazione, specifica: “Perché non è una scopata… non è che la c’è scritto che uno non può scopare (ride, ndr) però una cosa è una relazione una cosa è minchia me ne sono andato alla fiera e mi sono tignato tre femmine tutte in una sera, questo lo sappiamo noialtri, ci siamo? sono cose diverse, chi non ha peccato scagli la prima pietra’’.

Nelle oltre 3.000 pagine dell’ordinanza non solo estorsioni, scommesse illegali, mediazioni per sanare contrasti nella vita quotidiana del boss refrattario ai cellulari e ossessionato dalle microspie, ma anche “cogestioni tra Cosa nostra e ndrangheta e la camorra, soprattutto per il traffico di cocaina” come rivela Cafiero De Raho – e anche in materia di rifiuti e in tanti settori” e anche un poliziotto-talpa: “Questo Scaduto ha un poliziotto… un poliziotto amico… – dice Colletti a Francesco Cusimano il 10 ottobre del 2017 – dice purtroppo dice questo è cresciuto due porte più avanti di dove stiamo io con i miei parenti, dice lo conosco picciriddu… quando lui era picciriddu… dice lo sai ogni tanto mi saluta… Criminalpol… Palermo… lui… manco gli abbiamo chiesto se è qua sotto se è la sopra. Cioè l’altra volta mi ha detto… dice… di stare attento agli ultimi arresti che ci sono stati… dice… tu dovevi essere pure arrestato’’.

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