Da rossa a Mora, ecco come sarà la nuova “Unità”

14 Novembre 2018

Non tutto è perduto nel mondo dell’informazione. Tra tesserini sventolati sui social da soi-disant colleghi e allarmi democratici, le più sensate risposte agli irricevibili attacchi del ministro Di Maio, le ha date Ferruccio de Bortoli (non per nulla uno che non ha bisogno di sventolare il tesserino dell’Ordine per ricordare al mondo che mestiere fa) sul Foglio: “Dovremmo cercare di fare meglio e fino in fondo il nostro mestiere. Troppo spesso nelle interviste televisive accade di vedere il microfono lasciato nelle mani del politico. Devi poter contrastare quello che ti viene detto. Bisognerebbe smettere di avere rapporti amicali con le fonti e guardare nelle pieghe della gestione del potere, cosa che il Movimento 5 Stelle evidentemente non sopporta. L’intolleranza nei confronti delle domande è tipica di chi sta al potere. Espressioni così volgari non le ricordo in passato, ma essendo questi nuovi politici più maleducati e più ignoranti dei loro predecessori non mi stupisco. Trovo più grave l’uso minaccioso dello strumento legislativo da parte del governo”.

Detto ciò, come accennavamo sopra, non tutto è perduto. E a dimostrazione che le ugualmente riprovevoli parole del cittadino semplice Alessandro Di Battista dal Nicaragua non sono poi del tutto infondate, un condannato per favoreggiamento della prostituzione si candida alla direzione di una gloriosa testata giornalistica. Lele Mora (non omonimo, proprio lui) ha annunciato di essere il prossimo direttore dell’Unità: “L’Unità è già stata comprata da due gruppi di signori che hanno abbastanza soldi e hanno un buon investimento da fare: uno dei due è un mio amico e mi ha chiesto se volevo dirigere il giornale. È già fatta, partiremo subito con un giornale online”. Aggiungendo che si tratta di “investitori stranieri, non europei, non italiani, che credono nella mia persona”, circostanza che forse spiega tutto. Siamo comunque in grado di anticiparvi il piano editoriale del nuovo direttore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci (Gesù!) e guidato anche dal nostro primo direttore Antonio Padellaro (a cui chiediamo scusa anticipatamente per la compagnia a cui l’accostiamo). Come primo provvedimento distintivo, al posto della striscia rossa una più attuale striscia bianca in omaggio con il quotidiano. Basta con la politica politicante e gli editoriali dei funzionari di partito che nessuno legge più: meglio Tina Cipollari di Uomini e donne. Ampissimo spazio invece alla cronaca giudiziaria, di cui il direttore è un super esperto, come d’altronde di massaggi ai piedi, cui sarà dedicata una rubrica giornaliera probabilmente affidata a Fabrizio Corona (le trattative sono in corso). Per quanto riguarda le inserzioni, gli spazi maggiori saranno riservati alla pubblicità legale. La linea politica l’ha anticipata il futuro direttore (che in passato ha diretto anche saloni da parrucchiere) nel salotto di Barbara Palombelli (facendo venire un mezzo coccolone al professor Sapelli): “Sarà socialista, perché in origine era socialista”. Come lui: “Sono mussoliniano nell’anima. Nella mia casa a Bagnolo Po ho diversi busti del Duce. Mio nonno era camicia nera. Ancora oggi, con i miei genitori e le mie sorelle andiamo a pregare tutti gli anni a Predappio sulla tomba del Duce. Del fascismo mi piace tutto, proprio tutto”.

Ps: la società editrice dell’Unità (a cui il vero colpo di grazia, com’è noto, l’ha dato Matteo Renzi) ha smentito l’annuncio del compagno Mora. Forse è vero che la seconda volta la storia si ripresenta sotto forma di farsa, ma facciamo volentieri a meno di una verifica.

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