Le Pagelle

Trionfi, fischi e facce bollite: il borsino del dopo-voto

Chi sale e chi scende - Dalle performance in campagna elettorale ai rischi del prossimo futuro: la classifica a urne chiuse dei promossi e dei bocciati

6 Marzo 2018

Come in tutte le elezioni, anche stavolta ci sono stati vincitori e vinti.

Luigi Di Maio Il grande vincitore. I 5Stelle hanno sfruttato la pochezza altrui, la demonizzazione dei media (che li aiuta da sempre) e la sindrome da “son rimasti solo loro, tanto vale provarli”. Sfruttano però anche la seria opposizione fatta in 5 anni, qualche bel prospetto e l’essere – per quanto casinari e masochisti – gli unici nuovi sul serio. Per quanto abbiano stravinto, non hanno i numeri. La perfezione, per loro, sarebbe un mega-governo “tutti contro i grillini”, oppure – e assai meglio – una legge elettorale in fretta. E poi di nuovo al voto. Se invece si fanno “inciuciare”, perdono la verginità e addio.

Voto 9

Matteo Salvini L’altro grande vincitore. Ha staccato Berlusconi e quasi raggiunto il Pd. Capolavoro politico. Il nuovo leader del centrodestra è lui. Auguri.

Voto 8,5

Matteo Renzi Sei giorni fa, con consueta lucidità, aveva detto: “Saremo il primo partito”. Idolo. Renzi ha incarnato la più assurda sbornia nella politica italiana, eppure nel 2014 era reato criticarlo. Ma era già così: goffo e caricaturale, incapace e presuntuoso, arrogante e vendicativo, spaventosamente privo di doti politiche e circondato da una classe dirigente orripilante. Europee a parte, ha perso tutto. E il suo discorso post-voto di ieri dà ulteriore misura di come l’uomo abbia perso ogni contatto con la realtà. Se avesse smesso (come aveva promesso) dopo il referendum, avrebbe fatto bene anche a se stesso. Una prece.

Voto 0
(da sempre e per sempre)

Silvio Berlusconi Bollito oltre ogni umana immaginazione, incapace persino di citare le cifre giuste che gli scrivevano sui foglietti, ha straparlato di redditi di dignità di 12-13 mila euro al mese (magari) e “curve di Laser” (con Gundam alla Difesa, Mazinga agli Esteri e Jeeg Robot alla Finanza). Crepuscolo.

Voto 1+

Giorgia Meloni Si inalberava quando in tivù le facevi notare che non aveva chance alcuna di essere la più votata nel centrodestra, ma era solo la verità. Persino banale.

Voto 4-

Pietro Grasso LeU ha pagato quel non essere né carne né pesce, un coacervo perlopiù di transfughi in attesa di tornare nel Pd dopo lo schianto di Fantozzi Renzi. Non hanno poi aiutato certe candidature, su tutte la Boldrini, sfolla-consensi come neanche Orfini.

Voto 4

Vittorio Sgarbi Ha passato tutto il tempo a insultare Di Maio e farsi riprendere sulla tazza del cesso. Ora – per parafrasarlo – gli elettori gli hanno fatto scoprire che quello che fa più cagare di tutti è proprio lui. Contro Di Maio è riuscito a perdere con più di 40 punti di scarto. Lui l’ha presa bene, insultando gli elettori (“disperati”). Politicamente ha il peso di un Alfano coi capelli, esteticamente – visto che fa battute sugli altri – è un quadro buttato via dal suo stesso autore, psicologicamente pare irredimibile.

Voto 0.5

Francesca Barra Candidata a caso, in grado di balbettare davanti alla Ravetto, capace di farsi fischiare nella sua Policoro. E ovviamente bocciatissima dagli elettori. Nella sua “carriera politica” c’è tutta l’essenza – che è poi il vuoto – del renzismo.

Voto 1-

Giorgio Gori Buon sindaco e uno dei più capaci tra i renziani, ma si è fatto zimbellare dal primo Fontana che passava. È proprio vero: quel che Renzi tocca, diventa come lui.

Voto 4,5

Emma Bonino Proprio come con la Rosa nel Pugno nel 2006, editorialisti e giornaloni ci hanno detto che “i radicali avrebbero fatto il botto”. Come no: lo dicevano per la consueta autoreferenzialità di molte firme, convinti ancora che l’Italia (reale) somigli all’attico di Calabresi. La Bonino non ha elettori da decenni e infatti, per correre, ha dovuto abbracciare il noto radicale Tabacci per evitare di (non) trovare le firme. Qualcuno le dica che si può vivere anche senza poltrone.

Voto 2+

Potere al popolo Lista dai nobili intenti e dalle belle persone, ma quello di “disperdere” il voto non era neanche una paura. Bensì una certezza.

Voto 5

Noi con l’Italia La cosiddetta “quarta gamba”, composta da residuati tipo Cesa, Formigoni, “Fuorionda” Fitto, Lupi, Mastella e altri demoni. Col loro 1% stitico hanno beccato in faccia un vaffanculo che ne bastava solo la metà. Vamos.

Voto 0+

Verdi & Mascia La gloriosa milizia di “Italia Europa Insieme”, composta da quel che resta di verdi, socialisti e Popolo Viola, ha riscritto i confini del concetto di inutilità politica. Inevitabile: quando a 20 anni giochi al finto rivoluzionario per poi reinventarti (male) brutta copia dei Gozi & Picierno, non sei perdonabile.

Voto 0,5

Beatrice Lorenzin Alfano, se non altro, non si è candidato. Lei, invece, dopo averci deliziato con Family Day, vaccini e affini, ha fondato l’ennesimo partitino convinta di spezzare le reni al mondo. Ci ha regalato un simbolo “petaloso”. E il risultato è stato epocale. Renzi è stato un genio anche qui: nello scegliersi alleati che hanno eroicamente drenato voti anzitutto a se stessi. Proprio come lui.

Voto 1-

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