Il FUMETTO

Alien, nello spazio nessuno può sentirti urlare (anche se ti sgoli invano dal 1979)

I nuovi volumi ispirati alla serie cinematografica

19 Aprile 2017

Tra poche settimane uscirà il nuovo episodio al cinema: Alien Covenant, diretto da Ridley Scott, il creatore del personaggio che ha dato il via alla più famosa saga di horror spaziale nel 1979. Per l’occasione, l’editore Saldapress rilancia in grande stile tutto quell’universo a fumetti che si è sviluppato negli anni intorno al parassita alieno con una serie di volumi e una serie regolare da edicola. C’è la ristampa in un volume cartonato della miniserie del 1988 che ha declinato gli orrori di Ridley Scott (e poi di James Cameron) su carta, ma ci sono anche le storie inedite, come quelle della serie Aliens Defiance che arrivano ora in edicola (sei albi), firmate da uno sceneggiatore famoso come Brian Wood e affidate ai disegni adeguatamente cupi di Tristan Jones.

Le necessità del franchising hanno spesso costretto autori di fumetti anche dotati ad applicarsi a personaggi cinematografici nel tentativo di mantenerli vivi e redditizi tra un sequel e l’altro. I risultati sono stati a volte disastrosi (Frank Miller con Robocop), più spesso semplicemente dimenticabili. Il caso di Alien è singolare: in tutti questi anni le varie miniserie hanno sempre avuto un buon livello. Anche il volume di Prometheus (Paul Tobin, Justin Ferreyra, sempre Saldapress) è compatto e regge, primo tassello di una saga che svilupperà i vari filoni dell’Alien Universe (c’è anche Predator). Eppure lo schema narrativo è sempre lo stesso: ignari astronauti, alcuni eroici alcuni meno, si imbattono in un orrore che all’inizio non riescono a riconoscere, quando capiscono è troppo tardi. Difficile sviluppare una storia che prevede, inesorabilmente, la morte o la mutilazione di tutti i personaggi umani. Mentre gli “xenomorfi” (perifrasi per dire “alieni”, molto usata nel fumetto) prosperano.

Il segreto di questa longevità narrativa si deve senza dubbio al design del mostro, con quella testa oblunga e l’assenza di occhi, uno dei classici orrori indescrivibili di H.P. Lovecraft. Ma l’Alieno che ci attacca, senza parlare, senza neppure un’apparente cattiveria, che cresce e muta nel nostro corpo, aggredendolo dall’esterno o corrodendolo da dentro, è anche la trasfigurazione della paura più condivisa, quella della malattia che un giorno vincerà su tutti noi. Che, nell’attesa, forse per esorcizzare, forse per il perverso piacere di guardare nell’abisso, continuiamo a leggere i fumetti di Alien.

 

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