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Manovra, blitz di Lega e FdI per riaprire le riserve di caccia (chiuse da 47 anni): “Business sulla pelle degli animali”

Due emendamenti della destra per trasformare le aziende faunistico-venatorie in attività con scopo di lucro. Critiche dalle associazioni animaliste, da Pd e Avs
Manovra, blitz di Lega e FdI per riaprire le riserve di caccia (chiuse da 47 anni): “Business sulla pelle degli animali”
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Come ogni anno, da quando è in carica il governo Meloni, ecco il regalino di Natale per i cacciatori (e la Coldiretti). Alla legge di Bilancio in discussione in questi giorni, Lega e FdI hanno accorpato due emendamenti – già approvati in commissione – per ripristinare le riserve di caccia, chiuse in Italia dal 1978. L’operazione per chi si occupa di attività venatoria e tutela della biodiversità è gigantesca: in pratica si dà la possibilità alle azienda faunistico-venatorie oggi presenti nel nostro Paese di fare business sulla pelle degli animali. Attualmente, infatti, questi istituti privati sono senza scopo di lucro.

I primi firmatari dei provvedimenti sono il leghista Massimo Garavaglia e il meloniano Luca De Carlo. Siccome la riforma della legge sul prelievo venatorio giace nelle commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato – e non si ha notizia di quando riprenderanno i lavori – la maggioranza ha pensato bene di staccare alcuni punti salienti del testo e abbinarli alla manovra. Il rischio, ora, è che aprendo le riserve la pressione sulle specie cacciabili – alcune popolazioni delle quali già di per sé non in salute – aumenti a dismisura. Come fa notare la Lac, peraltro, non è chiaro “se il target dei fucili” saranno “esemplari allevati, o più facilmente quelli selvatici presenti spontaneamente in natura, che però appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato. Si realizzerebbe pertanto un lucro da parte di privati attraverso il saccheggio del bene naturale di natura pubblica”.

Da una parte esulta Coldiretti, in particolare la sua Ab Agrivenatoria Biodiversitalia, che gestisce proprio gli istituti faunistici privati. Dall’altra tremano i cacciatori più legati alla caccia come fenomeno sociale di massa, con l’imbarazzo delle principali associazioni venatorie, che chinano il capo alle più potenti lobby agricole. Già, perché l’obiettivo del governo è incentivare l’attività venatoria come impresa individuale, da un lato, e per ricchi praticanti, dall’altro. Non è un caso che la già citata riforma alla legge 157/92 (legge Malan) contenga disposizioni per favorire il turismo venatorio da parte delle persone straniere (e fa niente se negli slogan bisogna sempre mettere in testa: “Prima gli italiani”). Ricordate Trump jr che uccideva specie protette nella Laguna veneta?

Partito democratico e Avs hanno alzato la voce. “La maggioranza riesuma il ddl ‘caccia selvaggia’. E lo fa a colpi di blitz e forzature, chinata com’è alle assurde richieste della lobby armiero-venatoria – hanno detto le dem Eleonora Evi e Patrizia Prestipino – Così si regalano biodiversità e natura alla caccia privata, consentendo alle aziende faunistico venatorie di operare a fini di lucro e trasformandole in un vero e proprio parco giochi per ricchi per sparare a piacimento, mentre le aree protette sono sempre più derubricate, lottizzate e sempre meno finanziate nonostante la loro prioritaria funzione di conservazione e tutela della biodiversità”. Per Luana Zanella (Avs) “la destra si prepara a dare l’assalto alla Laguna veneta, cioè ad una parte fondamentale del patrimonio faunistico nazionale, regalandola ai cacciatori. L’assenza di lucro nelle attività delle aziende faunistico-venatorie è una base irrinunciabile per impedire che l’uccisione della fauna selvatiche sia associata al guadagno: così si cancellano conquiste di civiltà”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
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