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Gioielliere freddato in casa a Trieste con un colpo di pistola alla nuca. Ipotesi rapina

Nicola Granieri è stato ucciso probabilmente mercoledì 17 dicembre. Spariti dall'abitazione alcuni Rolex e contanti, i conoscenti: "Sapeva che rischio correva, ma si fidava dei suoi clienti"
Gioielliere freddato in casa a Trieste con un colpo di pistola alla nuca. Ipotesi rapina
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Nicola Granieri, gioielliere 73enne, è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco sparato alla nuca, presumibilmente mercoledì scorso. Il corpo senza vita è stato ritrovato da un amico in via Machlig a Trieste, dove la vittima viveva, nella giornata di giovedì. Nell’abitazione del gioielliere, secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, ci sarebbero stati soldi in contanti, oro e diversi Rolex Daytona (una trentina).

Una parte di questi oggetti è stata rubata, ma la maggior parte dei valori è rimasto nell’appartamento. Sul corrimano, lungo le scale, sul muro e sulla porta del penultimo piano sono state rinvenute delle tracce, sequestrati anche due dispositivi. Si spera nell’aiuto di alcune telecamere. La casa era infatti protetta da dei sensori di allarme e da alcune telecamere collegate a un cellulare: “sapevamo molto bene cosa teneva in casa Nicola” – racconta un suo amico – “ce lo aveva raccontato lui e ci aveva mostrato i Rolex”.

Secondo alcune fonti, Granieri avrebbe avuto un giro d’affari molto importante che comprendeva clienti a Trieste, fuori Trieste e commerci con stranieri. Numerosi erano soprattutto i suoi clienti stranieri. L’allarme è stato lanciato nel primo pomeriggio di giovedì, quando un amico in possesso delle chiavi di casa dell’anziano è entrato nel suo appartamento – preoccupato dalle mancate risposte dell’uomo – e ha scoperto il cadavere. L’abitazione era a soqquadro: cassetti aperti, armadi svuotati e una scatola scoperchiata. Il teatro tipico di un furto.

Dei conoscenti riferiscono al quotidiano triestino chiedendo l’anonimato: “Compravano spesso gioielli e oro da lui. E talvolta eravamo noi a venderglieli. Lui a sua volta li rivendeva. Con noi è sempre stato molto corretto e gli volevamo bene. Lui era consapevole del pericolo che comportava alla sua persona tenere tutti quei valori in casa, ma si fidava delle persone che erano in affari con lui. Chi l’ha ucciso lo conosceva bene”.

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