“Non riarmo, ma pace!“. È il grido di Massimo Cacciari in uno dei passaggi più incisivi del suo intervento a Dimartedì (La7), dove il filosofo icommenta il nuovo scenario geopolitico delineato dalle parole di Donald Trump.
Di fronte alla domanda del conduttore Giovanni Floris, che gli chiede se la nuova amministrazione Usa non identifica la Russia come nemico, Cacciari non lascia zone grigie: “Significa semplicemente che gli Stati Uniti non ritengono la Russia il nemico e quindi se l’Europa vuole fare la guerra alla Russia, si arrangerà, la farà lei per conto suo, si riarmi, così moltiplicherà i populismi e le estreme destre all’interno di ogni Stato. Se ritiene di farlo, si arrangi, ne sconteremo noi le conseguenze“.
Il filosofo chiarisce subito la distinzione che considera fondamentale: “Nemici di Putin sia chiaro, lo siamo tutti, perché Putin è un oligarca e il suo regime non può piacere a nessun democratico e a nessun europeo. Un’altra cosa è la Russia: se c’è rimasto un minimo di sale in zucca, dobbiamo sempre distinguere Netanyahu da Israele, Putin dalla Russia, l’Italia dalla Meloni. O no?”.
Il cuore del ragionamento, ripete, è la necessità di non confondere un leader politico con un intero Paese, e di non trasformare la Russia in un nemico strutturale dell’Europa. Per Cacciari, infatti, l’idea stessa di considerare la Russia un avversario strategico è “una follia“. La politica europea, sostiene, non può prescindere da rapporti “sani, commerciali ed economici con la Russia”. E a dimostrarlo, afferma, sono i costi delle fratture apertisi con la guerra in Ucraina: “Adesso che siamo in guerra ne stiamo subendo le conseguenze economiche”.
Il filosofo richiama anche una prospettiva più ampia, quella del declino economico europeo: “Ma ci rendiamo conto che l’Europa nel ’90 aveva il 26% del Pil mondiale e oggi siamo al 14? Ce ne rendiamo conto o no?”.
In un contesto di crisi profonda, ribadisce, l’Europa “avrà bisogno di commerciare con tutti, di avere rapporti economici, finanziari buoni con tutti”, ritrovando una vocazione diplomatica “di pace”.
Sul fronte ucraino, Cacciari non nega le responsabilità russe: “È giusto appoggiare l’Ucraina, è giusto difendere la sovranità dell’Ucraina, è giusto riconoscere la grande colpa della Russia nell’avere attaccato e invaso l’Ucraina”. Ma a suo avviso la via d’uscita resta una sola: tornare agli accordi di Minsk.
“Questa guerra – osserva – dopo tragedie, migliaia di morti, distruzioni, se finirà o se non continuerà all’infinito, naturalmente tra Europa e Russia, perché gli Stati Uniti non la continuano certamente questa guerra, si concluderà con gli accordi di Minsk, sottoscritti dal presidente della Francia, dalla Merkel e dal presidente dell’Ucraina di allora”.
Il filosofo, infine, ricorda che gli accordi offrivano una soluzione pragmatica per le regioni russofone, “una situazione di relativa autonomia amministrativa e finanziaria”. Non erano, insiste, un’imposizione del Cremlino: “Gli accordi di Minsk sono stati sottoscritti anche dal presidente di allora dell’Ucraina, non imposti da Putin. Questa è la storia. Vorremmo ricordarcela oppure veramente non abbiamo memoria, non abbiamo raziocinio, non abbiamo più un piffero di niente, noi europei?”.