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“Mi sento preso in giro, non interesso alla Fidal. C’è invidia incredibile”: il duro sfogo di Jacobs

Dopo le parole forti ai Mondiali di Tokyo in estate, il campione olimpico non ha ancora sciolto le riserve sul futuro: "Sono ancora in fase di riflessione. Sono successe troppe cose"
“Mi sento preso in giro, non interesso alla Fidal. C’è invidia incredibile”: il duro sfogo di Jacobs
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“Sono ancora in fase di riflessione. Sono successe troppe cose che mi hanno fatto perdere la scintilla”. A distanza di tre mesi dallo sfogo in diretta dopo la delusione in semifinale dei 100 metri ai Mondiali di atletica, Marcell Jacobs non ha ancora deciso quale sarà il suo futuro. Quel giorno aveva dichiarato: “Non so se continuerò a correre”. E oggi – nel corso di un’intervista a La Stampa – conferma: “Mi manca il primo passo: la voglia di andare in campo ad allenarmi che poi si porta dietro tutto il resto. Non sento il richiamo della pista, zero. Questo un po’ mi preoccupa”.

“La Fidal? Mi sento preso in giro”

Tra le “troppe cose successe” di cui parla Jacobs c’è sicuramente anche il declassamento della Federazione italiana di atletica, che lo ha tenuto negli atleti di punta, ma non tra i top. “L’ho letto, ero consapevole e non mi sono posto il problema. Già nel 2025 non ho avuto accordi con loro. Con la finale a Parigi ho dimostrato di esserci, non mi pareva di essere da buttare via, invece mi hanno presentato nuovi parametri. Li rispetto, poi scopro che per altri, a parità di condizioni, è andata diversamente: mi sento preso in giro”. La federazione lamenta una scarsa condivisione. ma Jacobs ribatte: “Mi sono comportato come quando stavo in Italia. Ci pensa l’allenatore a comunicare i programmi. Non si sono mai messi in contatto con Rana che avrebbe risposto a ogni domanda, ma non le volevano fare”. Poi torna su un altro accaduto a gennaio: “Colpa mia, non avevo l’abilitazione sportiva e la federazione voleva mandare a tutti i costi un tecnico qui. Avevo bisogno di un medico e loro cercavano di controllarmi. Non il massimo. Il rapporto lo hanno interrotto loro e se mi tolgono dagli atleti top vuol dire che non hanno interesse per me. Prendo atto”.

Il caso spionaggio con il fratello di Tortu

Altro caso che ha riguardato Marcel Jacobs negli ultimi mesi è quello relativo allo spionaggio, con l’inibizione per tre anni di Giacomo Tortu, fratello di Filippo che aveva pagato per far spiare Jacobs alla ricerca di prove di doping. “La situazione non è stata percepita nella sua gravità. Mi ha destabilizzato e travolto: pagare qualcuno per frugare negli affari miei è inconcepibile, definisce, a prescindere dalle questioni penali, che c’è un livello di invidia fuori controllo“, ha spiegato Jacobs. Poi ancora: “Resto turbato, è stata violata la mia privacy e da una persona con cui ho condiviso la maglia della nazionale nel 2014, qualcuno che conoscevo. Il padre e Filippo non sapevano nulla? Non metto la mano sul fuoco per nessuno e non ho voglia di ipotizzare scenari. Non ho elementi, fare congetture mi stancherebbe e basta, non mi interessa dare colpe”. Una situazione che ha inevitabilmente creato imbarazzo anche con Filippo Tortu: “I primi cinque minuti, poi tutto molto tranquillo. Ha affrontato la situazione e glielo riconosco, mi ha chiamato quando è uscita la notizia e ci è voluto coraggio. Siamo andati avanti”.

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