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Ddl antisemitismo, caos in casa Pd: la proposta fantasma del senatore Giorgis per far dimenticare il testo Delrio

Dopo le polemiche sul ddl, giudicato un potenziale pericolo per la libertà di critica allo Stato di Israele, Elly Schlein prova a voltare pagina con una nuova proposta dai vaghi contorni. Ma non vedrà la luce prima dell'epifania
Ddl antisemitismo, caos in casa Pd: la proposta fantasma del senatore Giorgis per far dimenticare il testo Delrio
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Anche Elly Schlein il 1º giugno 2017 votò sì quando il Parlamento Europeo approvò a larga maggioranza una risoluzione sulla “lotta contro l’antisemitismo” con la quale, al punto 2, si invitavano gli Stati membri ad adottare e ad applicare la definizione di antisemitismo proposta dall’Ihra (Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto). La delegazione dem votò a favore, con il gruppo S&D (contrari Cozzolino e Paolucci, astenuto Panzeri). Si tratta della stessa definizione che è alla base del ddl di Graziano Delrio, che la maggioranza del partito – ovvero la stessa segretaria e il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia – ha chiesto al senatore di ritirare. E a pubblicare le foto del verbale di quella seduta dell’Eurocamera è stato Stefano Ceccanti, costituzionalista, tra gli anti-Schlein più convinti. Tanto per chiarire quanto la questione stia diventando esplosiva nel partito. La definizione di Ihra parla di “una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo sono dirette verso persone ebree o non ebree e/o alle loro proprietà, verso le istituzioni comunitarie ebraiche e i luoghi di culto”. Estendendo il concetto, sono praticamente proibite tutte le critiche a Israele. La definizione è stata adottata anche dal governo Conte 2, ma non è mai diventata legge. Da notare, però, che né nel 2017, né nel 2020 era in corso il genocidio a Gaza per mano di Netanhyau.

Nel frattempo tocca al senatore Andrea Giorgis, torinese, già professore di diritto costituzionale all’università di Torino, essere il prossimo frontman della vicenda, anche se non è certo il tipo da battaglie politiche frontali. Ma adesso, si trova al centro – suo malgrado – dell’ultimo pastrocchio, in ordine di tempo, in casa Pd. Se riavvolgiamo il nastro, vengono alla luce le ambiguità – tutte politiche – di questa vicenda. A settembre, la Commissione Affari costituzionali del Senato esamina i disegni di legge di contrasto all’antisemitismo presentati dalla Lega e da Italia viva, con tanto di audizione di Simone Oggionni, membro del Laboratorio Yitzhak Rabin, di Emanuele Fiano, di Anna Foa. Poi è arrivato Delrio a chiedere le firme sul suo testo. In molti lo hanno sottoscritto, alcuni credendo che si trattasse di un’iniziativa del gruppo. E gli stessi poi hanno tolto la firma (Valeria Valente, Andrea Martella, persino Nicita che per Delrio aveva strutturato tutta la parte relativa alle questioni online). E allora lo stesso Boccia ha informato i parlamentari che ci sarebbe un ddl alternativo, a cui starebbe lavorando Giorgis. Un testo più ampio, sull’odio in generale. Contorni vaghissimi, come in realtà vaghissima è la situazione. Perché poi lo stesso Giorgis ha spiegato ai colleghi senatori che un testo ancora non c’è, che lui ci sta lavorando. E che alla fine lo presenterà, non prima di una riunione del gruppo dem a Palazzo Madama, in cui si condividano contenuti e perplessità. Senza fretta, però. Se ne parla dopo la Befana, perché prima non ci sono riunioni in Commissione Affari costituzionali sul tema. E poi, è meglio lasciar passare un po’ di tempo.

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