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Sfratti lampo in 10 giorni: il Consiglio dei ministri ci riprova mercoledì

Il disegno di legge di Fratelli d'Italia prevede l'istituzione di una Autorità che velocizzi il processo per mandare via i morosi e restituire le abitazioni ai proprietari. Poco per l'emergenza abitativa. L'Unione Inquilini chiede l'attivazione del Piano Casa
Sfratti lampo in 10 giorni: il Consiglio dei ministri ci riprova mercoledì
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Arriverà mercoledì in Consiglio dei ministri, secondo fonti di governo, il nuovo dl cosiddetto “sicurezza”, che contiene anche un pacchetto di misure volto a rendere (molto) più veloce l’esecuzione degli sfratti. Il dl sfratti sembrava destinato a un Cdm già nella prima settimana di novembre, ma è stato rinviato: non è un segreto che norme simili creino malumore in una parte di mondo cattolico che pur è vicino al centrodestra.

Il pacchetto in sintesi: una nuova Autorità per l’esecuzione degli sfratti, indipendente dai tribunali, che in caso di due mesi di morosità dell’inquilino, in 10 giorni possa far eseguire lo sfratto. E l’iter velocizzato, già previsto per l’occupazione delle prime case dal primo dl sicurezza del 2025 (di sicurezza, a quanto pare, non ce n’è mai abbastanza), che viene esteso anche alle seconde, terze, quarte case. Un segnale di forte vicinanza a quei proprietari che attendono mesi, a volte anni, per rientrare in possesso di un immobile. Ma che difficilmente risolverà il problema: che non dipende solo dalle leggi (già oggi con le leggi vigenti il provvedimento si potrebbe chiudere in quattro o cinque mesi) ma dal contesto. Tribunali in carenza di personale, case pubbliche insufficienti, affitti in costante crescita.

Sono stati 81.054 nel 2024 i provvedimenti di sfratto in Italia, seguiti da 40.158 richieste di esecuzione e 21.337 sfratti eseguiti con la forza pubblica. Numeri in crescita e comunque al ribasso, perché chi lascia la casa volontariamente, dopo richiesta del proprietario o dopo l’ingiunzione, non è conteggiato in questi dati, né chi non riesce a pagare ratei di mutui e viene espropriato. L’80% circa degli sfratti, da sempre, è per morosità. Ma sono aumentati anche quelli per finita locazione (insomma, persone che non hanno trovato un altro posto dove andare). In Italia oltre 1.049.000 famiglie vivono in povertà assoluta e in affitto, e rappresentano quasi la metà delle famiglie povere del Paese. “Si tratta di un’emergenza strutturale, resa ancora più grave dall’assenza nella legge di Bilancio di qualsiasi misura di welfare abitativo o del tanto annunciato, e mai attivato, Piano Casa – commenta Silvia Paoluzzi dell’Unione Inquilini – Gli sfratti, ricordiamo, vengono eseguiti con la forza pubblica, ma la realtà quotidiana racconta di famiglie con minori, anziani, persone invalide e lavoratori poveri lasciati senza alcuna alternativa abitativa. I Comuni, privati di fondi e strumenti, sono costretti ad assistere impotenti all’espulsione dei propri cittadini più fragili”.

Ed è questo il contesto per cui qualsiasi Autorità dotata di superpoteri per sfratti lampo dovrà scontrarsi con altri contrappesi legislativi, a partire dalla Costituzione, che contempera il diritto alla proprietà (“riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale”, art. 42). Va ricordato che da pochi mesi è in vigore un ddl Sicurezza che prevede pene da due a sette anni per chi “mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui” o “impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente” o chi “si appropria di un immobile destinato a domicilio altrui o di sue pertinenze con artifizi o raggiri”. Pene così severe non stanno fermando le occupazioni, così come il nuovo reato di blocco stradale pacifico (da sei mesi a due anni se commesso in più persone) non ha evitato gli oceanici blocchi stradali visti il 3 ottobre, i più grandi da decenni. Risolvere con la forza situazioni complesse può portare semplicemente a più ricorsi, certo sulla pelle dei più deboli, che soldi per gli avvocati non sempre ne hanno.

Il disegno di legge di FdI punterebbe a introdurre un fondo nazionale per l’emergenza abitativa destinato a sostenere con l’erogazione di contributi le situazioni di morosità per persone con Isee inferiore ai 12mila euro o in situazioni gravi come licenziamenti, malattie, separazioni. Ma la realtà racconta di persone che tutti i giorni si trovano a non avere un posto dove andare perché le case in affitto (soprattutto nelle località turistiche, ma non solo) sono sempre meno e gli affitti crescono (+28,5% dal 2020 sul portale Immobiliare.it) molto più rapidamente dei salari. La Caritas in Alto Adige e altrove sta evitando decine di sfratti tramite donazioni e mediazioni con i creditori: persone che i soldi li hanno, ma non così tanti e non subito. La fretta e i 10 giorni di preavviso, tutto questo, non possono risolverlo.

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