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Giustizia

Ultimo aggiornamento: 9:33 del 14 Novembre

“Riforma della giustizia? Un attacco alla magistratura”: Gratteri e Parodi (Anm) spiegano il loro no – Video

I due magistrati hanno spiegato nel dettaglio perché sono contrari alla riforma Nordio
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“La riforma proposta è indirettamente, ma non per questo meno efficacemente, un attacco all’indipendenza della magistratura”. Così Cesare Parodi, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ieri a Genova per un incontro su separazione delle carriere e libertà di informazione. Presente anche il procuratore antimafia Nicola Gratteri, entrambi hanno spiegato le ragioni “tecniche” del loro “No” al progetto del governo Meloni e del ministro Carlo Nordio di separare le carriere. Una questione di “salvaguardia dell’autonomia dei magistrati dall’esecutivo”, hanno spiegato tra gli altri interventi che si sono susseguiti nel pomeriggio. Parodi insiste sul cuore costituzionale della partita: “Si dice che l’articolo 104 non viene toccato, ma viene completamente stravolto il ruolo del Csm“. Se viene meno un Consiglio superiore “in grado di porsi come efficace interlocutore con governo e Parlamento, l’indipendenza è destinata a venire meno in un futuro neanche troppo lontano”.
Da qui la linea del No indicata dal presidente dell’Anm: “Noi ci preoccupiamo dell’indipendenza di tutta la magistratura, non solo dei pm ma anche dei giudici”. Parodi respinge l’idea di uno scontro tra fronti politici: “Noi ci rivolgiamo solo ai cittadini, anche quelli che votano i partiti di governo. Quando si cambia la Costituzione si cambiano le regole per tutti e per un lungo periodo. Qua si cambiano le regole del gioco per il futuro, per le prossime generazioni, per quella che sarà l’Italia. Ecco perché è così importante”. Sul referendum, il presidente dell’Anm sottolinea l’assenza di quorum. “Le sorte della riforma costituzionale non si baserà sulle ‘intenzioni di voto’ che ora raccolgono i sondaggi, ma dipende da chi si alzerà una mattina e deciderà di spendere un’ora del suo tempo ad andare a votare”. Collegato dalla Procura di Napoli, Gratteri porta l’argomento sul terreno concreto degli equilibri interni alla giurisdizione. “Davvero il problema sono i 34 magistrati che cambiano funzione? Penso che per una trentina di magistrati non si possa modificare la Costituzione” osserva il procuratore, ricordando che non basta dire che giudici e pubblici ministeri si conoscono o “si danno del tu”, perché “costantemente i pm si vedono respingere dai giudici richieste di intercettazioni o misure cautelari”.
Per Gratteri, il nodo è la comune cultura professionale: “Io penso che un pubblico ministero che ha la stessa formazione e cultura del giudice sia un miglior pubblico ministero”. Il pm, aggiunge, non è “una parte identica alle altre”, perché ha il dovere di raccogliere anche le prove a favore dell’indagato, mentre “l’avvocato, invece, se trova riscontri sulla colpevolezza del suo cliente non è tenuto a comunicarli: i ruoli restano diversi”. Tenere pm e giudici “sotto la stessa giurisdizione” è, per lui, una garanzia strutturale di equilibrio e non un vantaggio di categoria. Sul capitolo correnti e sorteggio, Gratteri “ammette” di avere in passato sostenuto il sorteggio per il Csm dopo molte decisioni ribaltate dal Consiglio di Stato, ma oggi vede un altro rischio: “La politica vuole introdurre il sorteggio secco per i magistrati e quello temperato per i laici. Da un lato i magistrati vengono estratti a sorte, dall’altro è il Parlamento a indicare un elenco di laici. Il gioco non è alla pari”. Per questo, pur restando critico verso il sistema delle correnti, conclude che “oggi dico che è più importante che giudici e pm restino sotto la stessa giurisdizione”.

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