In Mali è in corso una crisi nella crisi: un reportage racconta la vita di chi sta ricevendo aiuti umanitari
In Mali è in corso una crisi nella crisi. Dallo scorso settembre l’accesso all’elettricità è reso quasi impossibile per via del blocco dei camion, da parte di uno dei principali gruppi jihadisti dell’area, contenenti carburante dai paesi confinanti, necessario per fornire elettricità alla popolazione. Questo accade in un Paese dove già migliaia di persone sono costrette a lasciare i propri villaggi a causa di conflitti armati, tensioni intercomunitarie e instabilità politica.
Dal 2012, l’instabilità continua nel Paese si è trasformata in una crisi umanitaria complessa e multiforme, causata principalmente dai conflitti interni, dall’insicurezza e dagli shock climatici. Ad oggi risulta che circa 6,4 milioni di persone, pari al 28% della popolazione, hanno bisogno di assistenza umanitaria. Le esigenze più urgenti si concentrano nel nord e nel centro del Mali, dove i conflitti hanno causato sfollamenti, aggravato le vulnerabilità e limitato l’accesso ai servizi di base. Tra le regioni più colpite ci sono quelle di Mopti e Bandiagara, dove, nel 2025, si sono registrati più di 133mila sfollati, di cui il 58% sono donne.
In questa fuga forzata, le loro radici vengono strappate via con una violenza che non lascia spazio a scelte, lasciando dietro di sé case vuote e silenzi sospesi. In mezzo a questa crisi emerge una forza silenziosa e concreta: quella dell’accoglienza. Sono le famiglie dei villaggi vicini a tendere una mano. Famiglie che, pur vivendo in condizioni difficili, aprono le porte a chi ha perso tutto. Famiglie che diventano rifugio. “Ho già dieci figli. Eppure abbiamo accolto dodici sfollati dai villaggi vicini e cinque ragazzi che volevano continuare a studiare.” La storia di Chaka non è un’eccezione. È il volto della solidarietà che resiste.
L’aggravarsi della crisi nella parte centrale del Paese ha causato lo sfollamento forzato di gran parte della popolazione. Questi spostamenti hanno dato luogo alla nascita di numerosi insediamenti spontanei e altre zone di accoglienza per sfollati, con un impatto molto negativo sull’accesso ai beni di prima necessità e sulla garanzia del rispetto dei diritti umani per gli sfollati interni, in particolare bambini, donne e anziani, ma anche per le comunità ospitanti.
In questo video reportage, realizzato dal fotografo Michele Cattani nell’ambito del progetto C.A.R.E. “Cooperazione per l’Assistenza e la Resilienza nelle Emergenze a Mopti e Bandiagara” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – Aics – sede di Dakar e implementato da Engim in consorzio con Intersos, emerge il racconto di vita di queste persone che stanno ricevendo aiuto umanitario attraverso la distribuzione di beni alimentari, utensili da cucina, kit igienici e corsi di formazione. Inoltre, sostiene le attività generatrici di reddito attraverso la distribuzione di ovini, attrezzature orticole e corsi di formazione in agroecologia.
Attualmente, gli operatori umanitari si trovano a operare in un contesto estremamente fragile e imprevedibile, dove le sfide legate alla sicurezza compromettono fortemente la continuità e l’efficacia degli interventi. In molte aree, le condizioni di sicurezza variano rapidamente, costringendo le équipe umanitarie ad adattarsi costantemente e a pianificare le attività con estrema cautela per garantire la sicurezza del personale e la protezione delle comunità assistite.