
Secondo Assodistil, il bioetanolo è l’unico carburante sostenibile capace di abbattere le emissioni di un parco macchine di oltre 40 milioni di veicoli. Prudenti le associazioni ambientaliste: "Non sia una scusa per non elettrificare"
La definisce una “richiesta incomprensibile”, visto che il parco macchine italiane è fatto in assoluta maggioranza da auto a benzina e la necessità di decarbonizzare questo tipo di carburante è dunque più urgente. AssoDistil, associazione che da 80 anni rappresenta le principali realtà della distillazione italiana, esprime “stupore e rammarico” per l’iniziativa promossa da alcune rappresentanze delle compagnie petrolifere (Unem), audite la settimana scorsa alla Camera. Iniziativa volta a chiedere al Parlamento e quindi al MISE di sospendere, a partire dal 2026, l’obbligo – introdotto dal governo Draghi – di miscelare quote crescenti di biobenzine (cioè biocarburanti come il bioetanolo) con la tradizionale benzina fossile. Come spiega il direttore di AssoDistil Sandro Cobror, “siamo consapevoli che il futuro dei trasporti guarda all’elettrico, ma oggi dobbiamo utilizzare le soluzioni più efficaci e disponibili per decarbonizzare i trasporti, come il bioetanolo, l’unico biocarburante sostenibile oggi per abbattere le emissioni di un parco macchine di oltre 40 milioni di veicoli, di cui più del 50% alimentati a benzina o ibridi benzina, e responsabile del 63% (fonte ISPRA, 2023) delle emissioni nocive del settore trasporti”.
Facciamo un passo indietro. Nel 2021, con il Decreto Legislativo 199/2021 (che recepiva la direttiva europea REDII) e con successivi decreti di attuazione, l’Italia, spiega sempre Cobror, “aveva correttamente trasposto la direttiva dell’Unione introducendo una serie di misure atte a promuovere lo sviluppo di un mix energetico che includeva i biocarburanti sostenibili, tra i quali le cosiddette biobenzine”. Il bioetanolo in miscela con la benzina fino al 10% è compatibile con tutti i motori in circolazione, come avviene nel resto d’Europa (dove si utilizzano da anni miscele di benzina e bioetanolo fino all’85%, come in Francia). Il decreto del 16 marzo 2023, n. 107 del MISE stabilisce percentuali minime crescenti di miscelazione di biobenzine (i.e. bioetanolo) con la benzina, pari al 3,00% nel 2025, con un incremento annuale dello 0,4%, fino a raggiungere un valore minimo del 5,0% nel 2026.
“Le motivazioni addotte a sostegno della richiesta di blocco dunque”, continua Cobror, “risultano del tutto infondate e pretestuose. Chi è contro l’aumento dice che la rete è obsoleta per accogliere il bioetanolo ma visto che la disposizione è del 2021 si sarebbe potuta ammodernare la rete per tempo. Più che una ragione mi pare una colpa”. Le ragioni di questa richiesta appaiono altre. “In Italia non c’è mai stato grande interesse per la filiera della benzina, ci si è sempre concentrati sul biodiesel; in questo senso ad esempio aziende come Eni hanno investito moltissimo (brevettando ad esempio la tecnologia per produrre il biocarburante HVO). Ma qualcuno immagina che questo possibile blocco delle miscele benzina/bioetanolo, che tra l’altro andrebbe a distruggere una filiera produttiva virtuosa, visto che in Italia il bioetanolo si fa soprattutto con gli scarti della filiera del vino e quindi non concorre con la filiera alimentare, favorisca altre produzioni sbaglia: basti pensare che nel solo 2024, le nuove immatricolazioni a benzina hanno rappresentano il 77,1% del totale”.
Cosa pensano le associazioni ambientaliste della denuncia di AssoDistil? Nel report “Il ruolo delle bioenergie nella strategia di decarbonizzazione nazionale”, a cura di Domenico Gaudioso (Greenhouse Gas Management Institute Italia) per il WWF, si sottolinea come le bioenergie possano essere un alleato per la decarbonizzazione italiana, ma per far sì che lo siano è importante che rispettino i criteri di sostenibilità e siano impiegate solo nei settori dove non sono disponibili alternative. Secondo le organizzazioni internazionali che si occupano di clima ed energia (come l’IPCC, l’IEA, l’IRENA), riporta il WWF, queste fonti possono svolgere un ruolo importante nel consentire al sistema energetico globale di raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Tuttavia, esistono rischi “di un aumento incontrollato delle bioenergie, con effetti negativi che potrebbero riguardare la concorrenza con i terreni per la produzione alimentare e la silvicoltura, l’uso dell’acqua, i cambiamenti nell’uso del suolo”, senza sottovalutare inoltre, anche gli effetti geopolitici, con un aumento della dipendenza della Ue da altri paesi.
Secondo il presidente del Coordinamento Free Attilio Piattelli “non va trascurato che la miscelazione di benzina e gasolio con biocombustibili rappresenta soltanto una fase transitoria, che ha l’obiettivo di ridurre le emissioni del parco auto alimentato ancora a combustibili fossili, ma che l’obiettivo della mobilità leggera deve essere quello di una rapida conversione all’elettrico”. Posizione simile è quella di Legambiente, nella voce di Simone Nuglio, coordinatore dell’Ufficio Mobilità. “Il sistema migliore per decarbonizzare è l’elettrificazione, anche perché i biocarburanti comunque continuano a produrre inquinanti derivati dalla combustione come biossido di azoto e pm10 e ricordo che siamo alla quarta procedura di infrazione per la qualità dell’aria da parte dell’Europa. Inoltre, la filiera di approvvigionamento dei biocarburanti non è del tutto trasparente; c’è stato ad esempio un allarme della Corte dei Conti Europea secondo cui la quantità di oli esausti importati dall’Asia sembra essere eccessiva rispetto ad una realistica produzione. Infine, il governo attuale sembra essere assolutamente favorevole ai biocarburanti, come abbiamo visto in sede di discussione europea, votando a favore della revisione delle sanzioni per i produttori dell’automotive per il mancato adeguamento della filiera produttiva agli obiettivi di decarbonizzazione”.
“Comprendiamo le preoccupazioni del mondo ambientalista sulla necessità di una piena sostenibilità dei biocarburanti per evitare effetti negativi come la deforestazione che non condividiamo nella maniera più assoluta”, risponde il direttore di Assodistil, “ma la nostra visione è che la decarbonizzazione del settore trasporti debba passare per l’utilizzo di mix energetici che includano biocarburanti certificati sostenibili che utilizzino soprattutto residui della filiera agroalimentare e che possano dare impulso ad una produzione nazionale. Esattamente come il bioetanolo sostenibile che oggi è disponibile e basta solo volerlo utilizzare”.