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Lukoil venderà le sue attività all’estero, dopo le sanzioni americane sul petrolio russo

Insieme a Rosneft, il colosso energetico produce più della metà del petrolio di Mosca

Il colosso petrolifero russo Lukoil ha comunicato che venderà i suoi asset esteri, dopo che Washington ha annunciato sanzioni contro le società Rosneft e Lukoil, con l’obiettivo di bloccare i guadagni della Russia e costringerla a negoziare un cessate il fuoco in Ucraina. “A causa dell’introduzione di misure restrittive nei confronti dell’azienda e delle sue controllate da parte di alcuni Stati, l’azienda annuncia la sua intenzione di vendere i suoi asset internazionali”, ha dichiarato Lukoil, aggiungendo che la procedura di gara è già iniziata. Rosneft e Lukoil rappresentano il 55% della produzione petrolifera russa.

Dopo la decisione annunciata da Trump la scorsa settimana, la Cina ha sospeso le importazioni di petrolio da Mosca e la stessa mossa si attende dall’India. Pechino teme le ritorsioni statunitensi imposte con le sanzioni. La conseguenza è il rialzo del prezzo del petrolio, per via del calo della domanda da parte dei principali acquirenti della Federazione: secondo l’agenzia Reuters, le entrate del bilancio russo saranno “messe a dura prova”, mentre gli importatori cercheranno forniture alternative. Con la vendita delle attività all’estero, Lukoil proverà a limitare i danni.

Mentre l’Europa segue Trump, con l’approvazione di nuovo pacchetto di sanzioni per aumentare la pressione su Putin, Viktor Orban si è smarcato durante la sua visita in Italia. Parlando con le testate La Repubblica e Il Messaggero ha detto che l’Ue è fuori dai giochi e che a suo parere Trump sbaglia: “L’Unione europea non conta nulla. E presto sarò da Trump per risolvere il problema delle sanzioni al petrolio”. Secondo il premier ungherese il presidente Usa “sbaglia su Putin, vado da lui per fargli togliere le sanzioni”.