L’obiettivo della riforma sulla separazione delle carriere in magistratura? “È quello di normalizzare il pubblico ministero, impaurirlo, trasformarlo in un perfetto burocrate”. Parola di Nicola Gratteri, intervenuto all’assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati in corso a Roma. “Io ho 67 anni, sono in magistratura nell’86 e questa è la prima volta che entro in quest’Aula. Non sono mai intervenuto a una riunione dell’Anm anche perché, nel corso degli anni, l’Anm non ci è stata vicina quando alla procura distrettuale di Catanzaro abbiamo fatto indagini importanti, non abbiamo indagato sui soliti noti, ma abbiamo alzato il livello”, ha ricordato l’attuale procuratore capo di Napoli. “Siamo rimasti soli, abbiamo lottato a mani nude, ce l’abbiamo fatta e ne siamo usciti bene – ha proseguito – Siamo sotto la media nazionale per quanto riguarda le ingiuste detenzioni, a fronte di una falsa narrazione che le indagini di Catanzaro finivano tutte con scarcerazioni e con le assoluzioni”. Ma si trattava di una narrazione fasulla. “Ho chiesto al presidente della Corte d’Appello le statistiche e Catanzaro era di gran lunga sotto la media nazionale. Quindi si raccontava una favola”.
“La magistratura deve essere libera e indipendente”
Perché dunque Gratteri ha deciso di partecipare all’assemblea del sindacato delle toghe nonostante i precedenti? “Perché è importante essere compatti contro la separazione delle carriere. È importante perché c’è l’idea strisciante, e non tanto nascosta, di controllare il pubblico ministero, di normalizzare la magistratura, di far diventare i magistrati dei perfetti burocrati. Dobbiamo invece tenere forte l’idea che la magistratura deve essere libera, indipendente e soprattutto serena”. Tra gli applausi dei colleghi, il capo dell’ufficio inquirente campano ha ricordato gli attacchi subiti dal viceministro Francesco Paolo Sisto per aver partecipato alla trasmissione televisiva Lezioni di mafie. “Lo hanno fatto altri quattro magistrati prima di me, nessuno ha protestato, nessuno ha detto nulla. Invece il viceministro Sisto a Torino, durante un convegno, rivolgendosi all’ex magistrato Bruti Liberati (ex procuratore di Milano) ha detto: lui sì che è un grande magistrato, non come procuratori di procure importanti che vanno in televisione a fare i presentatori. In quel momento non ha avuto il coraggio di fare il mio nome, perchè il coraggio non si vende al supermercato o ce l’hai o non ce l’hai. Ma il giorno dopo ha ammesso che intendeva riferirsi a me. Dopo pochi giorni l’onorevole Pittalis di Forza Italia fa un’interrogazione parlamentare chiedendo al Ministro di valutare se ci sono gli estremi per un’ispezione. So che non è stata una decisione leggera, ma poi il ministro è stato costretto a scrivere che non c’era alcuna violazione disciplinare. Ma nella parte finale della risposta all’interrogazione parlamentare ha scritto: c’è un buco normativo che noi adesso dobbiamo regolamentare per stabilire quando e se i magistrati possono andare in televisione” . Per Gratteri, dunque, l’obiettivo della riforma “è quello di normalizzare il pubblico ministero, impaurirlo, trasformarlo in un perfetto burocrate”.
“Va cambiata la narrazione: il referendum non è perso”
A questo punto l’ex procuratore di Catanzaro ha lanciato un appello ai suoi colleghi in vista del referendum sulla riforma. “Bisogna organizzarsi. Intanto la dovete smettere di fare convegni con i professori universitari e con gli avvocati. Spesso sono solo delle passerelle per esibire la propria cultura giuridica”. Quindi il capo dell’ufficio inquirente partenopeo ha invitato gli altri magistrati “a fare incontri con associazioni culturali” ad andare nelle università “per parlare alla gente con i 400 vocaboli che le persone conoscono. Andate, scendete per strada, incominciate a parlare”. Un appello alla mobilitazione. Secondo Gratteri, infatti, è “l’unica possibilità di vincere questo referendum”. Per il magistrato è importante invertire la narrazione. “Vi stanno raccontando – ha spiegato – che ormai il referendum è perso e la magistratura è ai minimi storici. Non è vero, la magistratura era al 36% di gradimento dopo il cosiddetto caso Palamara e adesso è al 54%. Quindi non è vero, la magistratura è salita come credibilità e ci sono sei punti di distacco tra il sì e il no al referendum, quindi ce la possiamo fare grazie”.