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“Senza sponsor dopo aver condannato lo sterminio a Gaza”: il Festival Paw Chew Go di Milano lancia il crowdfunding

"Cerchiamo interlocutori e crediamo nel dialogo aperto. Forse oggi molti sponsor non sono ancora pronti a sostenere chi sceglie di indossare i colori della Palestina, ma non sarà così per tutti"
“Senza sponsor dopo aver condannato lo sterminio a Gaza”: il Festival Paw Chew Go di Milano lancia il crowdfunding
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Usano i colori della Palestina e rimangono senza sponsor. Uno dei più grandi eventi indipendenti di illustrazione di Milano si è ritrovato senza sostegno economico a poche settimane dall’inizio della decima edizione. La colpa del Paw Che Go Festival? Secondo le ipotesi degli organizzatori, essersi schierati contro lo sterminio a Gaza, in un post sui loro canali social. E soprattutto aver scelto i colori della bandiera palestinese nel proprio logo. La kermesse, nata nel circolo Arci L’Impegno con l’intenzione di dare visibilità ad artisti e illustratori, rischia così di avere difficoltà nel coprire i costi di produzione dell’evento.

Dal 2016, sotto la guida dell’Associazione Paciugo, il festival viene organizzato negli spazi di BASE Milano e ospita più di 200 nomi ad ogni edizione. Con migliaia di metri quadri e centinaia di eventi, si tratta di uno dei più grandi eventi autoprodotti del settore. Ma ora, spiegano al fattoquotidiano.it Fortuna Todisco, direttrice artistica del Festival, e Federico Demartini, direttore della comunicazione “per una scelta sociale e umanitaria siamo rimasti senza sostegno. Non vogliamo dividere, ma aprire un confronto”.

“La nostra non è una scelta politica, non vogliamo escludere nessuno, pensiamo solo che in questo momento sia necessario sostenere i Gazawi. Anche per chi come noi si occupa di arte e cultura. Non avere sponsor significa non aver trovato nessuno in grado di rispondere a questa istanza“, sottolineano Todisco e Demartini. Nelle edizioni precedenti, la kermesse ha sempre avuto il sostegno di almeno 4 o 5 sponsor. “Quest’anno sono zero, e anche chi inizialmente era interessato, si è tirato indietro senza spiegazioni”, sottolineano. “Speriamo però che nelle tre settimane che mancano all’inizio del Festival, qualcosa cambi: magari sarà l’occasione per incontrare nuovi alleati, aziende che, come la nostra associazione, pensano sia importante sostenere questa causa“.

Ciò che conta, secondo l’Associazione Paciugo, è aprirsi al dialogo: “Cerchiamo interlocutori e crediamo nel dialogo aperto. Forse oggi molti sponsor non sono ancora pronti a sostenere chi sceglie di indossare i colori della Palestina, ma non sarà così per tutti”. Intanto, per evitare il danno economico e gestionale, gli organizzatori hanno deciso di rivolgersi direttamente alla propria comunità di artisti e sostenitori, lanciando un crowdfunding. Perché la priorità è realizzare il Festival. La raccolta fondi, lanciata martedì sera, è stata da subito molto sostenuta e condivisa (clicca qui per donare), “a riprova di quanto sia forte il supporto di chi conosce e frequenta gli eventi del Paw Che Go”. I soldi eccedenti raccolti verranno devoluti a Medici Senza Frontiere, “per portare aiuti veri nella Striscia”. Paw Chew Go sostiene l’attività di MsF anche donando 0,50€ per ogni biglietto e arrotondando per eccesso la cifra raccolta fino alla migliaia successiva.

Paw Che Go si terrà dall’8 al 9 novembre. Tanti gli eventi in programma, con al centro sempre l’arte, la comunicazione, la cultura visiva. Più di 120 illustratori e studi creativi esporranno nell’area market opere, stampe e pubblicazioni originali. Accanto alla mostra-mercato, ci saranno mostre, talk, presentazioni e workshop, con un programma che attraversa diversi linguaggi della comunicazione visiva. “L’arte è il nostro linguaggio, il nostro modo di codificare i messaggi. Per questo ci è sembrato naturale esprimerci con una scelta cromatica anche nel logo. Ma il Festival non si occupa di politica, non perché non si possa, ma perché la nostra priorità è un’altra: lasciare che siano l’arte e l’illustrazione a parlare”. Tra i talk, anche uno dedicato al fumetto politico: “Non sarà un incontro sulla politica, ma su come fumetti e graphic novel possano occuparsene, con tante voci e stili diversi“.

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