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I giornalisti di Repubblica contro la pagina dell’associazione Setteottobre: “Offensiva, non siamo buca delle lettere a pagamento”

L'annuncio accusa i mezzi di informazione di essere permeati dalla "ideologia della violenza e dell’odio". Il cdr si chiede "come gli editori, proprietari dei giornali che vengono accusati in modo così ingiustificato e assurdo, possano decidere di ripubblicare tale pagina"
I giornalisti di Repubblica contro la pagina dell’associazione Setteottobre: “Offensiva, non siamo buca delle lettere a pagamento”
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La rappresentanza sindacale dei giornalisti di Repubblica contesta la scelta dell’editore Gedi e della direzione di pubblicare nuovamente la pagina pubblicitaria dell’associazione Setteottobre, in cui tra il resto si accusano i mezzi di informazione di essere permeati dalla “ideologia della violenza e dell’odio”. “Avevamo già protestato con l’azienda e con la direzione per la scelta di pubblicare tale annuncio contenente illazioni offensive verso tutte e tutti noi e verso il nostro lavoro, improntato su equilibrio e professionalità lungo due anni di guerra che hanno spaccato l’opinione pubblica e i governi”, scrive il comitato di redazione in un comunicato pubblicato venerdì sul quotidiano. “Un lavoro fatto in Italia e sui fronti di guerra in condizioni mai facili. Purtroppo, apprendiamo con rammarico che è stato deciso di accettare di nuovo questa inserzione pubblicitaria in nome di una presunta necessità di lasciar spazio a tutte le opinioni”.

L’associazione, che nel suo manifesto spiega di essere nata per “combattere il negazionismo e le false notizie, perseguire l’esaltazione del terrorismo e dell’antisemitismo, contrastare le ideologie totalitarie, promuovere lo studio e la difesa delle radici e dei valori delle nostre democrazie”, ha pubblicato su diversi quotidiani italiani la sua pagina pubblicitaria a partire da martedì scorso, giorno dell’anniversario della strage compiuta da Hamas nel 2023. La decisione di ospitarla è stata subito censurata dalla Federazione nazionale della stampa italiana, che ha rispedito al mittente l’accusa ai media.

Il cdr di Repubblica riprende quella presa di posizione e si domanda “come gli editori, proprietari dei giornali che vengono accusati in modo così ingiustificato e assurdo, possano decidere di ripubblicare tale pagina”. La redazione di Repubblica, si legge, “si dissocia con forza dai contenuti di questo annuncio che, fra le altre cose, offende la memoria degli oltre 200 giornalisti uccisi da Idf nella striscia di Gaza e il lavoro prezioso e rischioso che stanno facendo tanti nostri colleghi impegnati a seguire il conflitto. Lo ripetiamo: i quotidiani non sono delle semplici buche delle lettere, neanche a pagamento“.

La direzione risponde tirando il ballo il capo dello Stato Sergio Mattarella che ha definito “l’eccidio del 7 ottobre una delle “pagine più turpi della storia”, aggiungendo che la condanna di quanto Israele ha fatto di terribile e ingiustificato nella Striscia di Gaza non può cancellare il ricordo e l’esecrazione di quella strage a danno di inermi civili”. Poi scrive che la critica al mondo dell’informazione “può risultare condivisibile o meno” ma, “in nome della libertà di pensiero e di espressione, non c’è ragione di censurarla. Tanto più che Repubblica ha una linea editoriale chiara e netta di condanna sul massacro di bambini, donne e uomini a Gaza, come d’altra parte sul crescente antisemitismo nelle nostre società, e non si sente investita in alcun modo da quella critica”.

L’8 ottobre anche il cdr del Sole 24 Ore aveva contestato sia il merito – la “ricostruzione parziale, semplicistica e ideologica veicolata dal messaggio pubblicitario “– sia il metodo perché “gli spazi pubblicitari di un giornale non possono diventare un porto franco, attraverso il quale far passare messaggi gratuitamente provocatori”.

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