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“Il calcio non va avanti senza un uso sistematico di antidolorifici. Io non so quanto tempo mi resta”: la denuncia di Ivan Klasnić

Il croato ex Werder Brema, oggi 45enne, racconta in un documentario il suo dramma e mette in guardia sull'abuso di farmaci nel mondo del pallone
“Il calcio non va avanti senza un uso sistematico di antidolorifici. Io non so quanto tempo mi resta”: la denuncia di Ivan Klasnić
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Il mondo del calcio continua ad andare verso un numero di partite sempre maggiore, tra dibattiti e polemiche. In tal senso, deve essere un monito la testimonianza di Ivan Klasnić, il croato ex stella del Werder Brema. Oggi Klasnić ha 45 anni e deve combattere contro una gravissima disfunzione renale, che lo costringe a dialisi quotidiane e a trapianti periodici. Secondo l’ex calciatore, la causa della sua malattia è l’uso massiccio di farmaci che ha fatto durante la sua carriera: “Nessuno sport professionistico, calcio incluso, può funzionare senza un uso sistematico di antidolorifici“, denuncia in un documentario andato in onda sulla tv tedesca.

Il dramma di Klasnić è cominciato più di 20 anni fa. I primi valori renali alterati gli furono riscontrati già nel 2003, ma i medici del Werder Brema continuarono a prescrivergli farmaci fino al novembre 2006, quando al croato fu diagnosticata appunto una grave insufficienza renale. Il primo trapianto pochi mesi dopo, rigettato. Poi un secondo intervento, grazie al rene donato dal padre. Così Klasnić ha potuto continuare a giocare: ha partecipato a Euro 2008, ha vestito le maglie di Nantes, Bolton e Mainz, prima di ritirarsi nel 2013, a 33 anni, con all’attivo 451 presenze e 150 gol. Nel frattempo ha fatto causa al Werder Brema: nel 2020 il club tedesco è stato condannato a risarcirlo con 4,5 milioni di euro per i danni subiti.

I soldi però non sono consolatori: “Non augurerei a nessuno di passare quello che ho vissuto”, racconta oggi Klasnić. “Nessun risarcimento potrà restituirmi la salute. Ho subito tre trapianti di rene e non so quanto tempo mi resta”, denuncia il croato. Che poi spiega: “Sono grato di essere ancora vivo, ma dipendo dai farmaci per andare avanti”. Il racconto di Klasnić però non ha come scopo l’autocommiserazione, ma denunciare una pratica diffusa nel calcio e pericoloso. Come testimonia la sua stessa esperienza: “Nello sport professionistico, smettere di prendere antidolorifici è quasi impossibile se vuoi eccellere. Ma se avessi saputo dei miei problemi renali, non li avrei mai presi“.

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