Il mondo FQ

Perché la Flotilla ha deciso di continuare e perché nulla c’entra il governo Meloni

Può davvero pensare la Presidente del Consiglio italiano che qualcuno sia disposto rischiare la propria vita, per fare un torto a lei?
Perché la Flotilla ha deciso di continuare e perché nulla c’entra il governo Meloni
Icona dei commenti Commenti

La presidente del Consiglio italiana ha liquidato l’equipaggio della Sumud Flotilla come un manipolo d’incoscienti che, pur di metterla in difficoltà e prendersi la scena rischia di creare problemi a se stesso e agli altri.

“Tutto questo è gratuito, pericoloso, irresponsabile. Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità, di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare aiuti a Gaza che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore” ha affermato; e ancora “Io non sono stupida: quello che accade in Italia non ha come obiettivo alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza, ma attaccare il governo italiano. Trovo oggettivamente irresponsabile usare la sofferenza a Gaza per attaccare l’esecutivo”.

Nelle sue parole però sono contenute una non-verità e un paradosso.

La non-verità è che il governo italiano avrebbe potuto agilmente consegnare aiuti umanitari a Gaza, altrimenti non si spiega come tutti i governi occidentali non siano riusciti a recapitare quasi nulla finora, salvo un maldestro tentativo di lanciare dei pacchi di generi primari dal cielo attraverso i quali si è riusciti a consegnare poco o nulla. Può darsi sì, che oggi, attraverso la mediazione del Vaticano e dell’intervento del Patriarca di Gerusalemme Pizzaballa, esista davvero un sistema alternativo per consegnare gli aiuti, lasciandoli a Cipro ed affidando a lui la consegna, ma se questa ipotesi esiste è solo perché la Flotilla caparbiamente ha portato avanti la sua missione e ha messo in difficoltà il governo israeliano. Perché Netanyahu non è disposto a fare retromarcia su nulla ed è pronto ad attaccare le navi qualora dovessero avvicinarsi ulteriormente alle coste israeliane, come ha sempre fatto finora (nel 2010 una nave turca della Flotilla fu attaccata dai commandos israeliani e morirono dieci persone dell’equipaggio), e l’arroganza con cui ha fatto il suo show all’Onu, comunicando di non avere alcuna intenzione di fermarsi e negando la gran parte delle evidenze di quello che sta facendo ai gazawi lo conferma.

Quindi, tutti coloro che sono imbarcati sulle navi della Flotilla, sono oggettivamente a rischio. Lo sanno molto bene loro, lo sa il governo italiano, lo sa il presidente Mattarella. E qui subentra il paradosso: può davvero pensare la Presidente del Consiglio italiano che qualcuno sia disposto a mettere concretamente a repentaglio la propria incolumità fisica, financo la propria vita, per fare un torto a lei e al governo italiano, o semplicemente per esibizionismo? Perché è vero che nella dinamica classica tra governo e opposizione capita di frequente che si facciano atti dimostrativi, financo delle semi messe in scena per mettersi reciprocamente in difficoltà, ma pensare che qualcuno possa rischiare la salute e la pelle solo per delle meschine dinamiche di contrapposizione politica interna è abbastanza irreale.

Soprattutto perché i continui appelli del governo e persino della presidenza del Consiglio dimostrano quanta consapevolezza generale ci sia del fatto che i rischi sono reali.

Dunque, al netto del fatto che la portavoce italiana del movimento è rientrata in Italia per cercare concretamente una soluzione con le Istituzioni, perché nessuno vuole farsi male per il gusto di farsi male, la ragione per cui la Flotilla ha deciso, per ora, di proseguire la sua missione, è perché il governo israeliano in questo momento vive di un forte senso d’impunità, convinto che i governi dei Paesi occidentali, eccetto azioni nominali non faranno mai nulla di concreto per fermarlo. L’azione della Flotilla mira a dimostrare che questo non è possibile, che un governo non ha diritto ad attaccare delle navi in acque internazionali e che, soprattutto, esistono dei punti di non ritorno, oltre i quali gli altri Stati, finora ammutoliti e inerti, sono costretti ad intervenire.

In altre parole, questa missione, oltre alla consegna fondamentale di aiuti umanitari, mira a fare da apripista ai governi dei vari Paesi imbarcati affinché comunichino a Netanyahu che adesso basta e che non tutto è consentito. E, per farlo, stanno mettendo a rischio fisicamente le loro stesse persone.

Ridurre tutto a destra-sinistra, governo-opposizione, o chiamarli esibizionisti estremisti, quando mettono a rischio la pelle per interrompere un massacro quotidiano è decisamente scorretto.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione