Gli esperti smontano il rapporto sul clima dell’amministrazione Trump: il documento è ‘una parodia della scienza’
di Antonella Galetta
Un rapporto sul cambiamento climatico pubblicato lo scorso 29 luglio dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, ha sollevato forti critiche da parte della comunità scientifica. Oltre 80 scienziati hanno firmato un’analisi tecnica di 400 pagine, in cui accusano il documento di contenere gravi errori metodologici, uso distorto delle fonti scientifiche e conclusioni fuorvianti.
Secondo gli esperti, il rapporto cerca di mettere in discussione il consenso scientifico internazionale sull’origine antropica del riscaldamento globale e sull’aumento degli eventi meteorologici estremi, temi su cui la scienza è ormai chiara e consolidata. Andrew Dessler, professore di scienze atmosferiche alla Texas A&M University, ha definito il documento “una parodia della scienza”, sottolineando come esso ricorra a tattiche retoriche già viste in passato: “Sono simili a quelle usate dall’industria del tabacco per minimizzare i danni del fumo”.
Nel documento governativo vengono riproposte tesi screditate, sostenute da interpretazioni errate dei dati e omissioni di risultati fondamentali. Alcuni passaggi mostrano evidenti segni di pregiudizio di conferma: si citano solo studi marginali o controversi che supportano le tesi negazioniste, ignorando il vasto corpo di ricerche peer-reviewed che dimostrano il contrario.
La revisione del rapporto da parte degli scienziati è stata realizzata in tempi molto stretti. Il Dipartimento dell’Energia aveva concesso solo 30 giorni per la consultazione pubblica, un periodo ritenuto insufficiente per un esame completo. Nonostante ciò, decine di esperti hanno collaborato per produrre osservazioni puntuali e ben documentate.
Resta però l’incognita sul futuro del documento: non è chiaro se il Dipartimento incorporerà i commenti ricevuti né quale sarà il processo di revisione finale. Questo solleva dubbi sulla reale volontà di affrontare il tema climatico con rigore scientifico, soprattutto considerando che l’amministrazione Trump ha sempre adottato posizioni apertamente scettiche sul cambiamento climatico.
L’intera vicenda riapre il dibattito sul ruolo della scienza nella politica e sulla pericolosità della disinformazione, soprattutto in un’epoca in cui il cambiamento climatico produce effetti sempre più visibili e devastanti: ondate di calore estreme, incendi, alluvioni e instabilità ecologica sono ormai all’ordine del giorno in molte parti del mondo.
Manipolare i dati o screditare la scienza non solo rallenta l’adozione di politiche efficaci, ma contribuisce a creare confusione nell’opinione pubblica. Per molti ricercatori, è fondamentale ribadire che il cambiamento climatico è reale, urgente e causato in gran parte dall’attività umana. Negarlo non cambia la realtà, ma rende più difficile affrontarla.