Che fine farà la pista da bob a Cortina dopo le Olimpiadi? Resterà il simbolo di chi predilige l’apparenza
di Alessio Andreoli
Ho visto le foto della nuova pista da bob a Cortina per le Olimpiadi 2026. Al di là dell’evidente impatto ambientale, che comunque non è cosa da poco e da solo avrebbe dovuto impedirne la costruzione, mi chiedo: ma chi andrà, dopo le Olimpiadi, a praticare questo sport di nicchia nel nuovo impianto? Temo e ne ho quasi la certezza che farà la fine di molte altre opere abbandonate a se stesse, destinate al degrado e – come scrive nel forum la cara amica Nadia – farà la fine (cito testualmente il post) “della pista ormai abbandonata a Cesana Pariol per le Olimpiadi Torino 2006, un serpentone in cemento che ha fatto scempio di una collina”.
Resterà il simbolo di un modo di governare che predilige l’apparenza, l’immagine alla sostanza e ai problemi reali del paese. Problemi oramai talmente incancreniti da rendere davvero estremamente complessa qualsiasi soluzione. La sanità pubblica è allo sfascio, le infrastrutture sono fatiscenti senza manutenzione (vedi strade e perdite negli acquedotti), il costo della vita sempre più elevato e noi che facciamo? Vogliamo fare un ponte sullo stretto dal costo esorbitante almeno quanto l’inutilità del ponte stesso; e spendiamo miliardi per le armi.
Francamente mi preoccupa molto di più il nostro governo e la maggioranza dei nostri politici piuttosto che non un’invasione russa e mi preoccupa altresì la maturità di noi cittadini perché dopo anni di malgoverno (e, sia chiaro, non mi riferisco solo a quello attuale) dovremmo capire che non ci sono soluzioni facili o immediate. Purtroppo le elezioni politiche hanno dimostrato e dimostrano che ci facciamo incantare dagli slogan, amiamo profondamente farci prendere per i fondelli e odiamo le verità scomode.
Qualcuno direbbe e dice: ”Ogni popolo ha il governo che si merita”, in realtà non voglio perdere la speranza che le cose possano cambiare, ma non per me, per le generazioni future, pensiero che purtroppo sembra non interessi alla maggioranza dei nostri politici.