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Ecopartenope di Marcianise, l’azienda della strage sul lavoro già chiusa nel 2018 per “anomalie gravissime”

Impianti antincendio danneggiati o incompleti e troppi rifiuti rispetto alle autorizzazioni: l'ordinanza del sindaco, poi revocata dal Tar. La proprietà era cambiata di recente
Ecopartenope di Marcianise, l’azienda della strage sul lavoro già chiusa nel 2018 per “anomalie gravissime”
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Impianti antincendio incompleti e troppi rifiuti rispetto alle autorizzazioni. Funzionava così fino al 2018 dentro l’Ecopartenope di Marcianise, l’azienda in cui sono morti 3 operai per l’esplosione di un silos, almeno secondo l’amministrazione comunale. Lo misero nero su bianco sia l’Arpa Campania che i vigili del fuoco, spingendo l’allora sindaco Antonello Velardi a fermare l’impianto specializzato nello stoccaggio e il trattamento di rifiuti speciali, finalizzato al riciclo.

Non solo, quando il 31 luglio di sette anni fa firmò l’ordinanza di sospensione delle attività – poi revocata dal Tar – dopo due “allarmanti comunicazioni” di Arpac e pompieri, Velardi ricordò che l’Ecopartenope era stata “oggetto di importanti inchieste della magistratura”. Il sindaco era stato piuttosto categorico: “Ora è nelle mani di un amministratore di Frattamaggiore. Tratta rifiuti di tutti i tipi, aveva addirittura chiesto l’ampliamento, contro cui ci siamo opposti in modo intransigente”.

La “chiusura ad horas” – scrisse il primo cittadino – era frutto di “due allarmanti comunicazioni, di Arpac e Vigili del Fuoco”. La prima aveva “riscontrato anomalie gravissime: nel capannone erano stoccati rifiuti in quantità 11 volte superiore a quella consentita”. In particolare, si leggeva nell’ordinanza, erano stoccate 588 tonnellate rispetto alle 50 previste dalle autorizzazioni e si elencavano una decina di violazioni nello stoccaggio dei rifiuti. Mentre i vigili del fuoco “hanno trovato impianti antincendio o danneggiati o incompleti, comunque non funzionanti per i volumi stoccati”.

In particolare, l’azienda era “sprovvista di documento autorizzativo di prevenzione incendi” per le “attività di depositi e rivendite di liquidi infiammabili”, scrisse il sindaco parlando di “requisiti fondamentali per l’esercizio dell’attività nonché in totale difformità rispetto a quanto indicato nel progetto autorizzato”. Come detto, l’ordinanza comunale di sospensione dell’attività venne poi revocata dal Tribunale amministrativo regionale.

Secondo quanto scrive Il Mattino, gli attuali proprietari della ditta sono imprenditori napoletani che l’hanno acquisita di recente. Due anni fa l’azienda ebbe di nuovo problemi giudiziari, ma ne è uscita pulita ed è stata poi venduta. L’ultima revisione dell’Aia della Ecopartenope con “modifica sostanziale” delle autorizzazioni è piuttosto recente, risalendo al dicembre 2024.

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