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Il presidente Uefa sull’esclusione di Israele dalle competizioni di calcio: “Sono contrario. Differenza con la Russia? Lì c’erano pressioni politiche”

Ceferin confessa come dopo l'invasione in Ucraina la scelta fu politica: "Ci hanno anche impedito anche di reintegrare le giovanili. A Gaza, invece, le pressioni sono solo della società civile. I politici sono pragmatici"
Il presidente Uefa sull’esclusione di Israele dalle competizioni di calcio: “Sono contrario. Differenza con la Russia? Lì c’erano pressioni politiche”
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L’esclusione delle squadre russe e della Nazionale di Mosca dalle competizioni calcistiche e nessuna mossa contro Israele? Una questione di “pressioni politica“, che si è opposta persino anche al reintegro delle squadre giovanili. Alla fine la ‘confessione’ è arrivata dal presidente della Uefa Aleksander Ceferin. In un’intervista a Politico, rispondendo a una domanda sulla possibilità di escludere le squadre israeliane dalle coppe europee per il massacro portato avanti nella Striscia di Gaza, il numero uno del calcio continentale ha detto: “Quello che sta succedendo ai civili a Gaza mi ferisce personalmente, mi uccide, ma non sono favorevole all’esclusione. Cosa può fare un atleta al suo governo per fermare la guerra? È molto, molto difficile”.

Nessuna presa di posizione, nessuna dichiarazione forte, nessun segnale. Come per la morte di Suleiman Obeid, anche in questa circostanza la Uefa ha perso un’occasione per alzare la voce. Eppure era andata diversamente, nel febbraio 2022, quando Vladimir Putin decise l’invasione dell’Ucraina: “La squalifica per le squadre russe dura, credo, da tre anni e mezzo – ha spiegato Ceferin – La guerra è finita? Non è finita. Quindi per ora, non lo so. Devo dire che con la situazione in Russia e Ucraina, c’era una pressione politica molto forte. Ora è più una pressione della società civile che dei politici”.

In sostanza, ha ammesso Ceferin, all’epoca le decisioni vennero prese da organi extracalcistici, gli stessi che ora non hanno caldeggiato una mossa per spingere Benjamin Netanyahu a fermarsi: “Perché i politici, quando si tratta di guerre e vittime, sono ovviamente molto pragmatici“. In ogni caso, ha sottolineato il presidente della Uefa, lui non è favorevole: “Si parla di tutto, ma io personalmente sono contrario all’espulsione degli atleti“.

La rivolta della politica contro la Uefa per non riammettere le squadre giovanili russe

A proposito dei club russi, Ceferin ha svelato anche un altro dettaglio, relativo a poco tempo fa. Quando cioè la Uefa stava ragionando sulla possibilità di riammettere le squadre giovanili russe, per costruire un primo ponte di dialogo: “Volevamo riportare i giovani, ragazzi e ragazze sotto i 17 anni, abbiamo persino ottenuto il sostegno del nostro comitato esecutivo. Ma poi c’è stata una tale isteria politica“. Ceferin ha raccontato di una vera e propria rivolta, con pressioni perfino personali nei confronti di chi era chiamato a decidere all’interno dell’Uefa: “Una tale pressione su alcuni membri del comitato esecutivo; non hanno cambiato idea, ma ci hanno chiesto di aspettare perché erano così attaccati privatamente, personalmente, che non ne potevano più”.

Il presidente dell’Uefa però continua a credere che questa sia la strada giusta, per quanto riguarda la Russia. A Politico ha spiegato: “Penso ancora che i bambini dovrebbero essere trattati in modo diverso perché, sapete, vengono cresciuti nella paura e nell’odio“. “Se venissero a giocare – ha aggiunto – Capirebbero che non siamo loro nemici, che le nazioni non sono nemiche tra loro”. Ma, è la tesi di Ceferini, questo “ai politici non importa“. Perché? “Perché i bambini non votano”.

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