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Gli Usa mettono in guardia l’Italia: “No all’inserimento del Ponte sullo Stretto tra le spese militari Nato”

Lo rivela Bloomberg citando un’intervista all’ambasciatore Usa alla Nato, Matthew Whitaker. Gli Stati Uniti non approvano contabilità creative per centrare l’obiettivo del 5% del Pil
Gli Usa mettono in guardia l’Italia: “No all’inserimento del Ponte sullo Stretto tra le spese militari Nato”
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L’ambizioso tentativo del governo italiano di far rientrare i fondi investiti sul ponte sullo Stretto di Messina tra le spese militari previste nel nuovo obiettivo Nato del 5% del Pil trova la ferma opposizione degli Stati Uniti. Lo rivela Bloomberg citando un’intervista all’ambasciatore Usa alla Nato, Matthew Whitaker. Gli Stati Uniti, si legge, non approvano contabilità creative degli alleati Ue per centrare l’obiettivo di spesa Nato, “mettendo così in guardia l’Italia mentre il governo valuta se conteggiare il ponte sullo Stretto come spesa militare”. “Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa” ed è “molto importante” che l’obiettivo del 5% si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate e che l’impegno sia “assunto con fermezza”, ha detto Whitaker sottolineando di seguire “con molta attenzione” la questione.

Dell’idea di far entrare i costi del ponte (almeno 13,5 miliardi) nell’1,5% del Pil di spese relative alla “sicurezza” – che sono il secondo braccio delle richieste dell’Alleanza atlantica (l’altro è il 3,5% di spesa militare effettiva) – se ne parla da tempo. Ad ammetterlo, i primi di luglio, era stato lo stesso ministero della Difesa in risposta a un’interpellanza di Angelo Bonelli di Avs. “Nelle interlocuzioni è emerso anche (come è evidente per logica) che un’infrastruttura di attraversamento stabile dello Stretto – in grado di assicurare la continuità fisica e logistica tra la Sicilia e il continente – indurrebbe una contrazione dei tempi per la proiettabilità delle forze” militari, si leggeva nella nota. Stessi concetti usati dal governo anche nel rapporto inviato ad aprile a Bruxelles sui “i motivi imperativi di interesse pubblico” che giustificano l’enorme impatto ambientale dell’opera (“potrebbe facilitare la logistica e i movimenti di supporto per le operazioni Nato”). Tra l’altro l’obiettivo del governo sarebbe quello di inserire, oltre al Ponte, anche la nuova diga foranea del porto di Genova tra le spese militari. Idee che, però, trovano la contrarietà dell’amministrazione di Donald Trump.

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