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Pio, Camarda &Co.: povera e brutta, che almeno questa Serie A sia un po’ più giovane

Questo campionato appena iniziato saprà produrre talenti e portare una ventata di freschezza al calcio italiano? I numeri della passata stagione sono agghiaccianti
Pio, Camarda &Co.: povera e brutta, che almeno questa Serie A sia un po’ più giovane
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Il Napoli di Conte già in testa, il Milan di Allegri bocciato, Juve e Roma brillanti, in attesa dell’esordio dell’Inter di Chivu. Piuttosto che emettere verdetti dopo una sola partita giocata, per altro in pieno agosto e col mercato aperto, c’è una questione che la nostra Serie A dovrà porsi: se questo campionato appena iniziato nel weekend, alla vigilia dell’estate Mondiale, saprà proporre qualcosa di nuovo, produrre giovani talenti, portare insomma una ventata di freschezza al calcio italiano, o resterà come sempre vecchio e stantio.

L’ultima edizione del Report Calcio della FIGC ha raccontato ancora quanto la Serie A non sia un campionato per giovani. Nella stagione 2023-2024 (l’ultima analizzata), gli Under 21 italiani hanno raccolto appena il 2% del minutaggio totale. Una percentuale ridicola, che sale al 5% in Serie B e al 10% in C, sintomo che almeno nelle categorie minori qualcosa si sta muovendo, comunque non abbastanza. Ma a dimostrazione che si tratti soprattutto di un problema generazionale, ancor prima che di nazionalità, rimane anche la percentuale dei giovani stranieri utilizzati, appena superiore al 2,5%. Interessante analizzare poi lo spaccato per ruoli, dove le statistiche precipitano ancora per gli attaccanti, la fascia di campo dove si decide il gioco del calcio: qui tocchiamo l’1,5%, appena lo 0,8% dei gol del campionato è stato segnato dagli azzurrini (e solo il 30% da tutti gli azzurrabili).

Sono numeri agghiaccianti, che spiegano la tremenda fatica che hanno fatto tutti i recenti ct (nessuno escluso) a trovare talenti per la nazionale, vista la ristrettezza del bacino da cui pescare, e i risultati degli ultimi anni. Specie se poi andiamo a paragonarci con quanto succede altrove. Considerando che all’estero i ragazzi giocano molto di più anche nelle categorie inferiori, i nostri sono di gran lunga quelli che hanno accumulato meno esperienza fra tutte le principali nazioni europee: solo 191mila minuti complessivi, rispetto ai 211mila degli inglesi, 226mila dei tedeschi, per non parlare di spagnoli (397mila) e soprattutto francesi (424mila, in Ligue 1 la percentuale di utilizzo degli under è ormai tre volte superiore a quella della Serie A).

Il campionato appena cominciato però per una volta potrebbe cambiare un po’ le cose. Perché forse mai come negli ultimi anni i giovani ci sono, ci sarebbero. Tanti sono in rampa di lancio, attesi con curiosità al bando di prova della Serie A o della consacrazione. Quello forse più sulla bocca di tutti è Pio Esposito, ventenne capocannoniere dell’ultima Serie B (19 gol l’anno scorso a Spezia), che l’Inter ha deciso di trattenere e non mandare in giro in prestito (o proprio vendere) come ha fatto sistematicamente con tutti i prodotti del vivaio. Nello stesso ruolo c’è anche Francesco Camarda, anni addirittura 17, predestinato che l’anno scorso è finito in balia della stagione balorda del Milan e di una gestione confusionaria tra Prima Squadra e NextGen retrocessa in D, ma ora potrà giocare con continuità a Lecce. Sono due attaccanti veri, diversi per caratteristiche, di cui la nostra nazionale avrebbe bisogno come il pane, dopo oltre due decenni in attesa di un nove di caratura internazionale.

Manca invece come sempre un dieci, il giocatore di fantasia in grado di saltare l’uomo, che il nostro calcio proprio non produce più e non si vede all’orizzonte nemmeno di questo campionato. Però la lista di talenti è lunga: a Roma ci sono Niccolò Pisilli (20) e Daniele Ghilardi (22), capitano dell’Under, acquistato nell’ultimo mercato per fare il titolare con un maestro come Gasperini. Se n’è andato purtroppo al Liverpool Giovanni Leoni, su cui nessuna big italiana ha avuto la forza di investire (anche se la cifra chiesta dal Parma era esagerata), ma i difensori comunque non mancano: Pietro Comuzzo (20), ma anche il laterale Marco Palestra (20) dell’Atalanta di cui si dice un gran bene. Mentre tra i centrocampisti sono attesi alla conferma Jacopo Fazzini, acquistato dalla Fiorentina, e Cesare Casadei, rientrato a Torino a gennaio dopo l’esperienza negativa al Chelsea, anche se soltanto noi italiani continuiamo a considerare dei 22enni come debuttanti. Ma proprio per quanto detto in precedenza il discorso potrebbe allargarsi ai giovani non italiani: si sono già presi la scena Yildiz (20), chiamato a prendersi sulle spalle la Juventus, e Nico Paz (20) stella del Como. Ma c’è pure Valentin Carboni (20) che dopo il grave infortunio e le troppe attese ricomincia dal Genoa.

La prima giornata da questo punto di vista non è stata proprio esaltante (a parte la solita prestazione strabiliante di Paz che però è davvero fuori categoria), ma proprio perché è prematuro emettere giudizi vale la pena rimanere ottimisti. Se Pio Esposito troverà davvero spazio come promesso all’Inter, e non farà la fine della comparsa. Se Camarda segnerà a Lecce. Se l’esplosione di un talento non sarà vista come un fatto eccezionale, mosca bianca in un torneo di vecchi, ma tanti di questi giovani e magari altri ancora saranno protagonisti, diventeranno centrali nei progetti delle loro rispettive squadre, allora questo campionato lascerà un segno per il calcio italiano, indipendentemente da chi lo vincerà. Visto che la Serie A rimarrà comunque povera e marginale, che almeno sia un po’ più giovane.

X: @lVendemiale

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