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Norvegia, 200 attivisti e Greta Thunberg bloccano la più grande raffineria di petrolio del Paese

Il gruppo Extinction Rebellion ha annunciato che le proteste continueranno durante tutta la settimana
Norvegia, 200 attivisti e Greta Thunberg bloccano la più grande raffineria di petrolio del Paese
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Greta Thunberg e altri attivisti per il clima, circa 200 persone tra cui anche Carola Rackete, hanno bloccato la più grande raffineria di petrolio norvegese nella mattinata del 18 agosto per chiedere la fine dell’industria petrolifera del Paese. La protesta, pacifica, è stata portata avanti dal movimento Extinction Rebellion.

Alcuni si sono messi in strada per impedire l’accesso alla raffineria di Mongstad a Bergen, sulla costa sud-occidentale della Norvegia, altri hanno usato kayak e barche a vela per ostruire l’ingresso del porto. “Siamo qui perché è chiarissimo che non c’è futuro nel petrolio. I combustibili fossili portano morte e distruzione“, ha dichiarato Thunberg aggiungendo che i produttori di petrolio “hanno le mani sporche di sangue“. La raffineria interessata dalle proteste appartiene al colosso petrolifero norvegese Equinor, la cui quota di maggioranza è detenuta dallo Stato. Gli attivisti intendono portare avanti le proteste per tutta la settimana allo scopo di richiedere alla politica nazionale un “piano per eliminare gradualmente petrolio e gas”.

Tra gli attivisti anche alcuni italiani, come Lotta, artista e attivista di Extinction Rebellion. “Siamo arrivati da tutta Europa perché il collasso climatico non conosce confini. Ho attraversato l’Europa per essere qui”, ha raccontato. “Vengo dall’Emilia Romagna, una terra devastata da ripetute alluvioni che hanno distrutto tutto. Sono qui perché è il momento che i principali paesi produttori e estrattori di petrolio e gas – la Norvegia come l’Italia – si assumano le proprie responsabilità e avviino immediatamente un piano per l’uscita dal fossile”, ha aggiunto.

L’iniziativa fa parte della Nordic Climate Justice Coalition, un’alleanza di movimenti climatici nata per sfatare il mito dei paesi nordici come leader “verdi e progressisti”, che dal 16 al 23 agosto ha lanciato una mobilitazione in Norvegia per protestare contro l’industria petrolifera del Paese. La Norvegia è infatti il maggiore produttore di petrolio e gas dell’Europa occidentale, produzione per cui viene spesso criticata. Secondo il governo la sua industria crea posti di lavoro e sviluppa know-how, oltre a poter garantire forniture energetiche stabili all’Europa. Nello specifico, Equinor ha dichiarato che intende mantenere stabile la sua produzione di petrolio nel Paese a 1,2 milioni di barili al giorno fino al 2035, prevedendo di poter produrre 40 miliardi di metri cubi di gas all’anno entro lo stesso anno. Le proteste, poi, si svolgono a poche settimane dalle elezioni parlamentari previste per l’8 settembre: un appuntamento cruciale per definire la futura politica climatica del Paese, ma finora nel dibattito elettorale non è stato presentato alcun piano di dismissione progressiva delle fonti fossili.

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