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Ultimo aggiornamento: 9:37 del 17 Agosto

Milano, l’estate di chi non può permettersi una vacanza: “Lavoro ma in questa città uno stipendio medio non basta più”

L'estate di chi resta a Milano, tra carovita e carenza di piscine comunali
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Alle dieci di mattina del sabato 16 agosto di fronte alla piscina comunale Romano c’è già la coda. La piscina è una dei tre impianti comunali aperti in questi giorni di caldo record. Ed è presa d’assalto da chi è rimasto a Milano. “È sempre bella piena perché ormai si fa fatica ad andare in vacanza” racconta un signore mentre sta entrando. “Gli ultimi due anni d’estate ero andato in Francia in ferie – racconta l’uomo – quest’anno non ce la faccio più. Eppure ho un lavoro a tempo indeterminato con un figlio e mia moglie”. E così l’estate la si passa qui in uno dei soli tre impianti comunali aperti in tutta la città. E che diventano per chi rimane l’unica possibilità di trovare svago e refrigerio. “Non vado in vacanza perché non riesco a permettermelo più” racconta una donna impiegata come segretaria con uno stipendio “troppo basso per vivere a Milano”.

La scorsa estate, il collettivo Sai Che Puoi la scorsa estate ha lanciato la petizione Milano Balneare raccogliendo in un anno oltre diecimila firme per chiedere la riapertura delle piscine a tariffe comunali e per rendere balneabili il lago del Parco Nord e la Darsena. “Per decenni – si legge nella petizione – Milano ha garantito a chiunque spazi pubblici per il refrigerio e la socialità: i centri balneari comunali, dove a tariffe popolari si poteva trascorrere l’estate in città. Tre su quattro di questi luoghi storici – Lido, Scarioni e Argelati – sono chiusi da anni, però, e rischiano di essere trasformati in spazi privati, accessibili solo a pochi “.

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