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Morte Ramy Elgaml, chiuse le indagini su due carabinieri per depistaggio

Adesso i due militari, accusati di aver fatto cancellare il video dell'incidente mortale a un testimone, potrebbero andare a processo. L'avvocato: "Siamo sconcertati. Dopo che abbiamo dimostrato che i due militari si trovavano a 290 metri dal luogo dell’impatto"
Morte Ramy Elgaml, chiuse le indagini su due carabinieri per depistaggio
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La Procura di Milano ha chiuso le indagini per depistaggio nei confronti di due carabinieri coinvolti nel caso di Ramy Elgaml, il 19enne morto in scooter al termine di un inseguimento con un’auto dell’Arma durato 8 chilometri lo scorso 24 novembre. Adesso i due militari, che potrebbero scegliere di farsi interrogare o depositare una memoria, potrebbero andare a processo.

“Siamo sconcertati. Dopo che abbiamo dimostrato che i due militari si trovavano a 290 metri dal luogo dell’impatto i pm hanno deciso comunque di andare avanti”, ha detto l’avvocato Piero Porciani, uno dei difensori. Salgono così a quattro i carabinieri per cui la Procura di Milano ha chiuso le indagini con l’ipotesi di depistaggio: ci sono i due militari che hanno raggiunto in un secondo momento il luogo dell’incidente e ora anche due loro colleghi che, per i pm, avrebbero costretto un testimone a cancellare il video che riprendeva lo schianto in cui il 19enne di origine egiziana ha perso la vita.

Il mezzo con il quale il giovane e l’amico, Fares Bouzidi, stavano cercando di seminare l’auto dei carabinieri, dopo non essersi fermati a un posto di blocco, si è infatti schiantato contro contro un muretto in via Quaranta, a Milano, e la scena era stata ripresa da un testimone. Bouzidi era alla guida dello scooter e, in concorso con il carabiniere che guidava l’auto di servizio nell’inseguimento, è sotto indagine per omicidio stradale.

La vicenda aveva provocato la rabbia del quartiere di Ramy Elgaml, il Corvetto, che per due notti di seguito, tra il 24 e il 26 novembre, è stato teatro di proteste e disordini, accompagnati da numerosi atti di vandalismo: cassonetti bruciati, lancio di bottiglie, accensione di fumogeni e fuochi d’artificio. Solo le dichiarazioni del padre del 19enne erano riuscite a placare le manifestazioni.

Nell’avviso di chiusura delle indagini dei pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini si legge che i due carabinieri sono accusati di aver manipolato il “corpo del reato” al fine di “impedire, ostacolare o sviare l’indagine” sui fatti. In particolare, avrebbero obbligato un testimone a “cancellare dal proprio telefono cellulare” un video contenente le “fasi” dell’incidente, minacciando anche una denuncia. Il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini, ha commentato la chiusura delle indagini con un post su X: “Vergogna! Giù le mani dai Carabinieri”, si legge.

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