Santanchè, al Senato la richiesta della ministra di portare alla Consulta i pm di Milano: “Chat e mail inutilizzabili”
Portare alla Consulta i pm di Milano per rimandare il più possibile il rinvio a giudizio che la obbligherebbe alle dimissioni. È la nuova strategia di Daniela Santanchè, che si è rivolta alla Giunta per le autorizzazioni del Senato – la sua Camera di appartenenza – chiedendo di sollevare un conflitto di attribuzioni contro la Procura del capoluogo lombardo. Secondo i legali della ministra del Turismo, Salvatore Pino e Nicolò Pelanda, i magistrati non possono utilizzare nei suoi confronti senza autorizzazione parlamentare una serie di mezzi di prova, tra cui chat, mail e registrazioni, in quanto assimilabili a intercettazioni o a corrispondenza (sulla base della sentenza della stessa Corte costituzionale nel caso Renzi-Open). Una tesi esplicitata in una memoria depositata all’ultima tappa dell’udienza preliminare, l’11 luglio scorso. Martedì 5 agosto la Giunta si riunirà per iniziare ad esaminare il caso: la decisione se sollevare o meno il conflitto arriverà dopo la pausa estiva. In ogni caso, la gup Tiziana Gueli non sarebbe obbligata a sospendere il processo, che riprenderà il prossimo 17 ottobre, quando la ministra dovrebbe farsi interrogare in aula.
Santanchè è accusata di truffa ai danni dello Stato: secondo la Procura, ha incassato 130mila euro di cassa integrazione Covid per 13 dipendenti di Visibilia, il gruppo editoriale di cui era amministratrice, che in realtà lavoravano regolarmente durante la pandemia. Un nuovo rinvio a giudizio, dopo quello per false comunicazioni sociali, sarebbe l’ultima spiaggia per la ministra: il suo partito, Fratelli d’Italia, le ha imposto già da tempo le dimissioni in caso di decisione sfavorevole. Così negli ultimi mesi si sono moltiplicate le tattiche dilatorie, dalla questione di competenza territoriale – per spostare il processo da Milano a Roma – al cambio di avvocato che ha fatto slittare di due mesi l’udienza di marzo. Oltre ad allontanare il rinvio a giudizio, le iniziative della difesa servono anche ad avvicinare la prescrizione del reato, che scatterà a metà 2027.
“Siamo alle solite: rischio prescrizione, ricerca di salvacondotti politici nella distrazione generale dell’estate, ricorso al Parlamento per salvarsi dopo aver mentito all’Aula. Parliamo della ministra Santanchè, che Meloni avrebbe dovuto accompagnare in due minuti fuori dal governo già due anni fa di fronte a fatti e denunce pesanti e circostanziate relative a una truffa sui fondi Covid”, denuncia il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. “Erano dei leoni quando si trattava di puntare il dito contro i poveri, di dare dei falliti e dei divanisti a dei padri di famiglia in diretta tv. Poi quando devono rispondere in trasparenza davanti alle leggi, alla giustizia e al Paese è sempre la stessa storia”, attacca.