Povere pop star! Anche il genere delle revenge song non funziona più
di Giovanni Muraca
Come fa un artista a stare a galla in questo periodo “veloce”? La musica è arte e come tale è sempre soggetta a incessanti cambiamenti.
Mutazioni che abbiamo visto solo per il numero di singoli pubblicati rispetto a un tempo: ogni venerdì, quintalate di nuovi lavori arrivano dinanzi le nostre orecchie e tempo due mesi, è già materiale classificato in un passato definito già remoto. Testi che in molti casi suonano come parole scritte giusto per seguire la ritmica della musica scritta o parole gettate qua e là per sfornare per forza qualcosa di nuovo.
Complice la globalizzazione, le molteplici possibilità di accedervi o semplicemente il pubblico che cambia se non un ‘attenzione da parte della vastità di platea. Globalizzazione musicale che arriva dagli States e che i primi a essere penalizzati sono proprio gli artisti del paese.
Non si capisce per quali motivi, ma molte star dell’industria musicale, in questi ultimi vent’anni, hanno subito una caduta epocale che, produzione dopo produzione, le riduce a flop discografici pazzeschi. Quello che conta di più ora sono i teaser messi sui social qualche giorno prima dell’uscita del disco, condivisioni all’ennesima potenza e, spesso, camei con scene che rimangono incise, seppur per poco tempo, nella nostra testa e che diventeranno reminder che ci ricorderanno di ascoltare la nuova uscita.
Tutto si basa sulla mediaticità che le star di “un tempo” hanno abbracciato nel corso di questi ultimi 20 anni, soprattutto se si parla delle loro rotture.
È il caso di Katy Perry, che nel 2013 in “Prism” incluse il singolo Unconditionally nell’album, ma lei, a differenza delle successive ora chiamate “revenge song”, raccontò il suo dolore e rese la pop star vicina alla gente, molto più che mai. Fu – a mio avviso – il periodo più alto della Perry che cominciò a scendere, anche a livello mediatico, dopo la pubblicazione del singolo Electric, che pur essendo un singolo “side” al 25° anniversario dei Pokemon, ebbe un buon successo. Da lì cominciò il suo “arrancamento” mediatico senza un buon lavoro a seguire (l’ultima peripezia è stata quella durante il lancio della navicella “Blue Origin” di Jeff Bezos dove si è pentita per aver promosso il suo tour).
Revenge song che torna in auge (seppur già esistenti senza chiamarle così) per Shakira che, dopo la fine del 2010, non ha tirato fuori delle vere e proprie “Hit”. Con Bzrp Music Sessions, Vol. 53, singolo palesemente riservato al suo ex Gerard Piqué, abbiamo assistito alla mera mediaticità della situazione e, per osmosi e vicinanza all’artista tanto amata, al successivo ascolto e successo del singolo.
Anche in quel contesto, stesso copione: teaser massivi sui social che si sono piallati il venerdì dell’uscita del singolo che, più che una revenge song, sembravano suoni impastati male.
Quest’estate è toccato a Jennifer Lopez avere il cuore a pezzi. Dopo la seconda rottura con Affleck, la nostra Jenny from the block, torna con una “canzone – vendetta” che dall’anteprima sembra incarnare il sentimento di molti. Durante il secondo round di Boricua in da house e Ben si è unito anche il 25° anniversario dalla pubblicazione del suo primo fortunatissimo album “on the 6th” il quale è stato ravvivato per l’occasione: anche qui, è stato una caduta epica tanto che per il suo tour ha dovuto cancellare delle date dalla scarsa vendita di biglietti.
Un mossa che molti cantanti fanno, quella di tornare alle origini, ma non è stato quello il caso e, forse, il rievocare la coppia che fece sognare i primi anni Duemila, è stato un errore.
Tutte loro sono sempre state delle “lievita-stadi” solo al venire a sapere della loro presenza in qualche città e ci hanno fatto sognare per vent’anni.
Eppure, oggi la loro musica non attrae più: questione di fidanzati o più semplicemente non hanno trovato un buon ingrediente per attualizzarsi con i tempi che corrono? Manca di scoprire questa vendetta di J.Lo chiamata “wreckage of you” anticipata ai fan. J.Lo, ritornaci a far sognare!