Paura per Pogacar: cade nel finale, si rialza e il gruppo lo aspetta per una “regola non scritta”. Al Tour vince il fair play
Momenti di paura nella fase conclusiva dell’undicesima tappa del Tour de France nella tappa di Tolosa: Tadej Pogacar è caduto quando mancavano ormai cinque chilometri al traguardo. Il campione del mondo, alla ricerca del suo quarto Tour de France in carriera, è finito a terra dopo aver toccato accidentalmente la ruota posteriore del norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility).
Il capitano della UAE Emirates XRG è andato giù sull’asfalto cadendo sul fianco sinistro ed è andato a sbattere su un muretto a bassa velocità, sfiorando il marciapiede. Pogacar si è però subito rialzato e, dopo aver rimesso la catena nel deragliatore, è tornato a pedalare per non perdere troppo tempo e con il chiaro intento di tornare in gruppo. Gruppo che però ha mostrato grandissima sportività aspettandolo. Un gesto di fair play e un’applicazione della classica regola “non scritta” del ciclismo: nessuno dei suoi diretti avversari, a partire da Evenepoel e Vingegaard passando per la maglia gialla Healy, ne ha approfittato. Tutti hanno permesso a Pogacar di rientrare in gruppo.
Vingegaard dopo il gesto di fair play per la caduta di Pogacar: “Era giusto farlo”
Grande apprensione per i tifosi e gli appassionati di ciclismo dopo la caduta di Tadej Pogacar. In tanti hanno temuto che si fosse fatto male e soprattutto molti hanno pensato ai diversi secondi che avrebbe perso. A riportare tutto alla “normalità” è stato il gruppo per la maglia gialla. In particolare Evenepoel, Healy e Vingegaard, con quest’ultimo che ha spiegato: “Pogacar non è caduto perché ha rischiato in curva o altro, ma si è toccato con un altro corridore. Quando succedono cose come queste, che sono puramente sfortunate, fermarsi è la cosa giusta da fare”.
A confermare tutto anche Ben Healy. La maglia gialla ha spiegato: “È semplicemente una questione di rispetto tra corridori. Era un momento della tappa in cui non immaginavamo di poter creare un distacco e, quindi, abbiamo rallentato. Avrei apprezzato lo stesso gesto se fossi caduto io e penso che sarebbe successo proprio così. Quando lo abbiamo saputo, sono andato a parlare con Jonas Vingegaard che mi ha risposto ‘lo aspettiamo’. E così abbiamo fatto. C’era un consenso unanime”.